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Questa settimana inizieremo le operazioni di depopolamento dei suini domestici sani a rischio di contagio nella zona infetta. Gli allevatori danneggiati saranno rimborsati direttamente dalla Regione Piemonte, che ha stanziato 1 milione e 800 mila euro per venire incontro alle prime esigenze delle aziende colpite dall’emergenza“.
Così l’assessore regionale alla Sanità del Piemonte, Luigi Genesio Icardi, che ha aggiunto: “Il passaggio del virus dai cinghiali ai suini domestici è un rischio che va scongiurato il più presto possibile. Sarebbe un danno enorme per una filiera che in Piemonte vale oltre un miliardo di euro, con un milione e 300 mila suini. Contestualmente, l’Assessorato regionale all’Agricoltura sta mettendo a punto il piano di abbattimento di circa 50 mila cinghiali su tutto il territorio regionale per ripristinare l’equilibrio della fauna selvatica”.
Oggi, nell’audizione che l’assessore Icardi avrà al Senato ribadirà le richieste al Governo perché venga reso operativo con la massima urgenza il decreto che nomina il commissario nazionale, in modo da avere un interlocutore unico e poter procedere con celerità ed efficacia nel contenimento del contagio.
Sono 46 finora, tutte nella zona rossa, le carcasse di cinghiale risultate positive alle analisi per la Peste Suina Africana su un campione di 321 analizzate complessivamente in Piemonte e Liguria.
Le operazioni di ricerca, fondamentali per la delimitazione esatta dell’area di diffusione del contagio, continuano senza sosta, con la collaborazione di agenti provinciali e degli ambiti territoriali di caccia, carabinieri forestali, agricoltori e volontari della Protezione Civile.

Continuano i monitoraggi delle carcasse di cinghiali per verificare l’eventuale diffusione di peste suina africana: al 16 febbraio i casi positivi erano 39, di cui 20 per ritrovamenti in Piemonte e 19 in Liguria. “Stiamo seguendo con attenzione e preoccupazione la vicenda – dichiara Enrico Allasia presidente di Confagricoltura Piemonteperché nella nostra regione si allevano poco meno di 1,4 milioni di suini, dei quali la metà in provincia di Cuneo. Stiamo collaborando con le istituzioni, anche nell’azione di monitoraggio sui fondi coltivati dagli agricoltori nostri associati; ribadiamo la necessità di interventi urgenti, mantenendo alta la guardia”.
Per Confagricoltura è fondamentale contenere la diffusione dell’epidemia, arrivare al più presto alla nomina del commissario interregionale – già individuato nella persona di Angelo Ferrari, direttore dell’Istituto Zooprofilattico di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta – ristorare con tempestività le aziende all’interno della zona infetta, le quali stanno subendo danni per il mantenimento dei suini che non possono ancora essere avviati alla macellazione.
Apprezziamo l’impegno della Regione – aggiunge Allasia – che tramite l’assessorato alla Sanità ha chiesto al Governo di concedere agli allevatori un’indennità pari al 100% del valore di mercato per l’abbattimento degli animali sani recettivi, com’è già avvenuto con l’influenza aviaria relativamente agli allevamenti a rischio in relazione alla loro ubicazione”.
Confagricoltura ieri è tornata a sollecitare all’assessorato regionale all’Agricoltura ad adottare con urgenza il piano di eradicazione della peste suina. “Per quanto riguarda la realizzazione della recinzione con reti metalliche intorno alla zona infetta abbiamo invitato l’assessorato, qualora quest’opera fosse ritenuta necessaria, a farsi parte attiva nelle sedi competenti affinché vengano avviati al più presto i lavori. Riteniamo che la realizzazione dell’iniziativa, onerosa dal punto di vista finanziario – sostiene Enrico Allasia – non debba intaccare le risorse stanziate per incrementare il livello di biosicurezza degli allevamenti”.
Confagricoltura chiede che per tutte le attività funzionali al contenimento dell’infezione “Venga adottato un approccio caratterizzato da procedure di tipo straordinario, in grado di superare i vincoli di coordinamento e normativi e soprattutto di accelerare in modo significativo le tempistiche dell’ordinaria gestione, non compatibili con l’esigenza di immediata operatività richiesta dalla situazione emergenziale in atto”.
Confagricoltura ritiene necessario un intervento coordinato, a partire dalle Province e dalla Città metropolitana, che devono fornire un apporto fondamentale all’elaborazione e alla gestione del piano.
Sul fronte del contenimento dei cinghiali – conclude Allasia – occorre far ricorso a iniziative utili a garantire una rapida e sostanziale contrazione della popolazione di questi selvatici, tramite l’adozione di ordinanze immediatamente esecutive: siamo in emergenza sanitaria ed è necessario avviare azioni immediate che prevedano piani di abbattimento straordinari degli ungulati e tutte le misure precauzionali idonee a far sì che l’epidemia rimanga confinata e possa quindi essere eradicata al più presto”.

Si è tenuto ieri l’incontro della filiera suinicola con il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali e con il Ministero della Salute in merito alla situazione epidemiologica e alle misure per affrontare la Peste Suina Africana. Il Ministero della Salute si è attivato sia per circoscrivere la zona infetta sia per risolvere le eventuali problematiche in merito alle esportazioni.
Per quanto riguarda il controllo della diffusione della malattia, lo Stato Italiano ha 90 giorni dal ritrovamento del primo focolaio (7 gennaio u.s.) per presentare alla Commissione europea un piano di eradicazione straordinario che può essere approntato solo dopo il termine di un attento monitoraggio della zona e dello stato epidemiologico tramite il monitoraggio passivo che si sta attuando per il ritrovamento delle carcasse. Tale fase terminerà al massimo tra due settimane e ha dato al momento la rilevazione di 24 carcasse positive tutte nella parte più interna della zona infetta. Una volta fatto questo monitoraggio si dovrà passare alla chiusura della zona con barriere che ostacolino la movimentazione dei cinghiali. Dopo aver ostacolato l’uscita degli animali, si potrà procedere al controllo della popolazione e alla riduzione del numero all’interno della zona infetta.
In merito agli allevamenti domestici si è già definito il depopolamento degli allevamenti semibradi e familiari e la macellazione a fine ciclo di quelli commerciali con divieto di ripopolare l’azienda: una scelta precauzionale adottata dal Ministero. Martedì prossimo è previsto un nuovo incontro con l’unità di crisi.
Per quanto riguarda l’export, il Ministero ha affermato di essere in stretto contatto con Unione Europea e ambasciate straniere per evitare chiusure da parte di paesi terzi, rassicurandoli sulle misure già messe in atto e sulla sicurezza dei prodotti.
Gli interventi delle associazioni agricole sono stati i seguenti:

– discussione della problematica del mancato ritiro da parte di diversi macellatori degli animali dall’intero territorio della Regione Piemonte
– necessità di ristorare gli allevatori danneggiati, di agire per evitare il blocco delle esportazioni,
– abbattimento dei cinghiali il prima possibile nella zona infetta e in quella circostante,
– mettere in atto di tutte le azioni necessarie per evitare il popolamento in aree altamente produttive,
– prevedere una particolare attenzione alle razze autoctone cercando di evitare l’abbattimento se presenti nella zona infetta o limitrofa per preservare il patrimonio genetico,
– avere fondi a disposizione per incrementare la biosicurezza e la costruzione di doppia recinzione per gli allevamenti allo stato semibrado.

Confagricoltura ha messo in risalto la difficoltà che stanno vivendo gli allevamenti commerciali e ha richiesto un maggiore controllo della fauna selvatica, se necessario con l’intervento dell’esercito. Confagricoltura auspica un maggiore coordinamento con un’unica regia delle Regioni e delle Asl e ha chiesto inoltre l’apertura di un tavolo tecnico per discutere le misure di ristoro da mettere in atto nei confronti del settore.

Verrà convocata a breve un’ulteriore riunione tecnica da parte del Ministero per ragionare sui ristori e altre tipologie di aiuti per gli allevatori visti i 50 milioni di euro che sono stati stanziati (di cui 15 milioni per la biosicurezza e 35 milioni per gli aiuti).

 

L’assessorato all’Agricoltura della Regione Piemonte ha emanato una circolare per disporre che è necessario procedere con un’azione sinergica che, in condizioni di biosicurezza e limitando al massimo il disturbo ai suini selvatici, permetta la cattura di un elevato numero di cinghiali rispetto alla popolazione presente.
Questo iniziale controllo delle popolazioni – si legge nella circolare – è attuabile anche tramite gabbie e recinti di cattura, disposti sul territorio in modo uniforme ed in numero sufficiente per incidere sulla densità dei cinghiali presenti nell’area a rischio di diffusione del contagio.
Nel rispetto della normativa vigente, per la realizzazione delle catture vanno utilizzati appositi dispositivi in grado di garantire la necessaria selettività. Nel caso del cinghiale, il sistema di cattura in grado di fornire i migliori risultati in termini di rapporto costi-benefici, è quello che prevede l’uso di recinti o trappole auto- scattanti, in cui gli animali vengono attirati con un’esca alimentare. L’efficienza di questo sistema di cattura dipende sostanzialmente dalla densità di strutture attive, dalle loro modalità di gestione, dalla densità di cinghiali e dall’offerta trofica, in termini di quantità e qualità, prodotta dall’ambiente. Poiché tale offerta non è costante durante il ciclo annuale, l’efficienza delle trappole varia considerevolmente a seconda delle stagioni, con picchi che tendenzialmente si collocano nella seconda metà dell’inverno nelle zone a clima continentale corrispondente al territorio appenninico e subalpino del Piemonte.
Si rende pertanto necessario che le Province e i rispettivi servizi di Polizia Provinciale e gli Enti di gestione delle aree protette si attivino per autorizzare i soggetti che ne faranno richiesta, previa istruzione sull’utilizzo delle gabbie e nel rispetto delle norme di biosicurezza previste.
Nello stesso tempo, le Province e gli Enti di gestione delle aree protette, in collaborazione con i servizi veterinari delle ASL competenti, dovranno necessariamente predisporre e autorizzare per quanto di loro competenza:

– i soggetti che avranno incarico di abbattere gli animali catturati, anche su chiamata dei detentori delle gabbie e dei recinti di cattura;

– i soggetti con il compito di effettuare i prelievi necessari per le analisi sanitarie di tutti i cinghiali catturati e abbattuti;

– i locali di sosta per le carcasse degli animali abbattuti, in attesa della destinazione a seguito dei controlli sanitari, nel rispetto della normativa igienico-sanitaria.

Nello spirito di massima collaborazione e nell’interesse del comparto agricolo e suinicolo, si invitano pertanto le associazioni agricole a sensibilizzare tutti i loro associati che possono avvalersi di tale opportunità e quindi a partecipare a tale attività di cattura e contenimento, che fatta eccezione per la fase di abbattimento, può essere espletata anche senza il possesso della licenza di caccia.

Al termine dell’incontro sulla peste suina al quale ha partecipato oggi a Roma con i ministri delle Politiche agricole Stefano Patuanelli e della Sanità Roberto Speranza, l’assessore regionale alla Sanità della Regione Piemonte, Luigi Genesio Icardi, ha comunicato il contenuto della circolare della Direzione Sanità del Piemonte che chiarisce quali sono le attività permesse nella zona infetta e nell’area confinante.
La circolare, le cui indicazioni operative produrranno effetti fino al 7 febbraio, termine entro il quale saranno aggiornate in considerazione dell’evolversi della situazione epidemiologica, precisa che in questa fase, dove non è stata ancora definita l’effettiva area di circolazione virale, è necessario adottare ogni misura utile a limitare il disturbo della fauna, ma specifica nel dettaglio quali attività sono consentite.

ZONA INFETTA

1) Sono escluse dai divieti dell’Ordinanza dei Ministri del 13 gennaio e quindi sono permesse

a) le attività all’aperto:

– svolte sulle strade provinciali e comunali ed in generale su tutte le strade asfaltate;

– sulle strade private necessarie per raggiungere le abitazioni, i luoghi di lavoro ed i fondi agricoli di proprietà;

– svolte sulle strade necessarie a raggiungere le strutture recettive aperte al pubblico;

– svolte sulle aree verdi dei centri urbani ed i relativi parchi urbani;

– svolte sulle aree ricreative recintate di pertinenza dei centri abitati o comunque non in continuità con l’ambiente naturale;

 

Permane il divieto di lasciare in libertà i cani ed altri animali domestici.

b) le attività agro-zootecniche (quali ad esempio pastorizia, ricerca e raccolta del tartufo), purché svolte in aree separate e distinte dall’ambiente boschivo-forestale;

c) le attività di:

– manutenzione, monitoraggio e sorveglianza ambientale svolte dagli Enti pubblici e privati, connesse con la salute pubblica;

– manutenzione ordinaria e straordinaria su servizi pubblici essenziali;

– quelle indifferibili e urgenti di rilevante interesse pubblico svolte da Enti pubblici e privati.

2) Le attività selvicolturali che prevedono l’impiego di mezzi pesanti, che possono creare un forte disturbo alla fauna selvatica, devono essere evitate.

Sono in ogni caso ammessi i tagli connessi ad approvvigionamento di legna da ardere per autoconsumo da parte dei residenti e ferma restando la possibilità di proseguire e concludere i cantieri di intervento già avviati alla data di entrata in vigore del provvedimento.
Per limitare il danno derivante dalla mancata attività e qualora ne ricorrano le condizioni, le epoche di taglio dei boschi cedui potranno essere prorogate oltre le ordinarie scadenze regolamentari con provvedimento delle Strutture regionali competenti, previa verifica delle condizioni tecniche previste e nel rispetto delle norme forestali ed ambientali vigenti;

3) L’attività dei CRAS (Centri di Recupero animali selvatici) di recupero della fauna selvatica proveniente dalla zona infetta può avvenire previa autorizzazione del Servizio Veterinario della Asl competente territorialmente;

4) E’ disposta la macellazione/abbattimento immediata dei suidi detenuti all’interno di allevamenti bradi e semibradi e allevamenti misti che detengono suini, cinghiali ed ibridi e divieto di ripopolamento per 6 mesi;

5) Nella zona infetta e nella zona confinante è disposta la macellazione dei suini detenuti all’interno degli allevamenti familiari per autoconsumo previa visita clinica pre e post mortem da parte del servizio veterinario delle Asl e divieto di ripopolamento per 6 mesi dalla data del suddetto provvedimento.

6) E’ disposta la programmazione delle macellazioni dei suidi presenti negli allevamenti di tipo commerciale e conseguente divieto di riproduzione e di ripopolamento per 6 mesi;

7) E’ disposta l’esecuzione del controllo virologico di tutti i suidi detenuti morti e dei casi sospetti.

ZONA CONFINANTE

Le indicazioni dovranno essere seguite anche nella zona individuata nei territori compresi nell’area di 10 Km confinante con la Zona infetta (Zona buffer di 10 Km).

In collaborazione con l’Assessorato regionale dell’Agricoltura, la Provincia di Alessandria, gli Atc, la Protezione civile, i Carabinieri forestali e le Associazioni di volontariato – osserva l’assessore Icardi – continua il monitoraggio capillare del territorio per procedere alla individuazione e geo-referenziazione delle carcasse di cinghiali deceduti per la ricerca del virus della peste suina. L’obiettivo è poter ottenere in tempi brevi i dati epidemiologici necessari a definire con ragionevole probabilità l’effettiva area di circolazione virale, attività propedeutica alla redazione di un Piano di eradicazione della Peste Suina Africana“.

 

Fonte: Regione Piemonte