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Si segnala che Agrofarma ha organizzato due giornate formative rivolte ai tecnici, per la diffusione delle migliori pratiche per prevenire e mitigare l’inquinamento puntiforme e diffuso da prodotti fitosanitari.
In particolare, la prima giornata (15 maggio, dalle 16,00 alle 19,00) sarà dedicata all’inquinamento puntiforme e deriva, mentre nella seconda giornata (16 maggio, dalle 16,00 alle 19,00) verranno affrontati gli aspetti legati al ruscellamento.

In allegato la locandina del corso con i link per l’iscrizione

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Lo scorso 5 dicembre si è tenuto al Senato un seminario sul futuro dell’agricoltura alla luce delle nuove direttive europee circa l’utilizzo dei prodotti fitosanitari, con un approfondimento specifico legato alla situazione e alle problematiche della disinfezione dei terreni agricoli di determinate colture con fumiganti del suolo a base di 1,3-Dicloropropene e Cloropicrina. Come sottolineato da Confagricoltura, l’agricoltura italiana, così come quella dei Paesi del Sud Europa, ha necessità di utilizzare prodotti fitosanitari per ora insostituibili per la produzione sana e corretta di colture tipicamente mediterranee di eccellenza.
Fumiganti del terreno, derivati da Cloropicrina e 1,3-Dicloropropene risultano indispensabili poiché, al momento, non vi sono alternative capaci di sostituirli. Colture tipicamente italiane, quali il basilico, le carote, i pomodori o le fragole, hanno la necessità di essere difese, prima di essere messe a dimora, da funghi e nematodi del terreno.
Secondo il parere di Confagricoltura, nel nostro Paese, per l’incidenza sulle produzioni nazionali e per le ripercussioni sulla bilancia commerciale, sarebbe oltremodo negativo non poter utilizzare questi prodotti e conseguentemente essere costretti ad importare da Paesi terzi le stesse derrate alimentari ottenute però senza quei criteri di osservanza della salute e dell’ambiente, che sono invece ben tenuti sotto controllo in Italia.

In relazione alle crescenti difficoltà e complessità che il settore sta riscontrando nella gestione dei prodotti fitosanitari ed in particolare delle emergenze fitosanitarie, Agrinsieme ha inviato una lettera ai Ministri competenti in materia per segnalare le diverse problematiche nonché l’esigenza di affrontarle in modo organico, anche attraverso una maggiore condivisione dei processi decisionali.

 

Lo scrivente Coordinamento, le cui organizzazioni rappresentano una larga parte della filiera agricola italiana, esprime forte preoccupazione in merito alle crescenti difficoltà e complessità che le imprese agricole nostre associate si trovano ad affrontare nel tentativo di impostare una corretta difesa fitosanitaria per far fronte alle numerose, e spesso imprevedibili, emergenze fitosanitarie che il mondo produttivo è chiamato a contrastare. Il contesto generale in cui ci si muove è quello impostato dalla strategia Farm to Fork e dagli atti ad essa collegati. Come noto, l’Europa punta ad una riduzione dell’uso degli agrofarmaci del 50% entro il 2030, ma tale obiettivo generale, oltre a non tener conto degli sforzi già compiuti dai vari Paesi finora, si innesta a sua volta su una situazione generale molto complessa sotto diversi aspetti, primo tra tutti il processo di revisione dell’immissione in commercio dei prodotti fitosanitari (direttiva 91/414/CEE e successivo regolamento 1107/2009) che, nel corso degli ultimi venti anni, ha ridotto del 70% le sostanze attive disponibili per la difesa fitosanitaria. Peraltro, la revisione della normativa, oltre ad aver comportato l’uscita dal mercato di numerose sostanze attive, sta determinando forti limitazioni anche per i prodotti a base di sostanze autorizzate, attraverso l’introduzione del principio della valutazione comparativa e delle sostanze attive approvate come candidate alla sostituzione.
La situazione è resa ancor più critica, da un lato, per il fatto che per diverse colture non si è proceduto a registrare molecole di più recente concezione, con conseguente impoverimento dei mezzi di difesa; dall’altro, dai cambiamenti climatici che hanno l’effetto di prolungare l’attività stagionale di parassiti e malattie, causandone un aumento, in particolare nelle regioni più fredde dove temperature più calde possono consentire più cicli riproduttivi di insetti nocivi; a ciò si aggiunge la proliferazione di insetti alieni, come nel caso della cimice asiatica, che sta mettendo a rischio la stessa sopravvivenza di diverse colture, soprattutto della pericoltura, a causa sia della mancanza di prodotti fitosanitari che dello scarso successo della lotta biologica. La conseguenza del quadro descritto è che per alcune avversità ed alcune colture risulta sempre più complesso impostare una corretta difesa fitosanitaria e gestire il possibile sviluppo di resistenze agli agrofarmaci da parte dei patogeni. Situazione ancora più difficile per diverse produzioni tipiche italiane, classificate come colture minori, che, pur essendo caratterizzate da superfici investite ridotte, hanno un elevato valore commerciale per la filiera agroalimentare. A fronte di ciò gli agricoltori riscontrano sempre più difficoltà a causa del numero limitato di prodotti fitosanitari disponibili dovuto allo scarso interesse economico delle ditte produttrici di agrofarmaci, in relazione agli elevati costi degli studi richiesti per l’autorizzazione all’uso e per il suo mantenimento. Tale situazione, nel tempo, ha determinato peraltro la necessità di ricorrere sempre più alle richieste di usi di emergenza, soprattutto da parte degli Stati Membri del Sud Europa, che oggi costituiscono per gli agricoltori italiani uno strumento fondamentale per la difesa fitosanitaria.
Per questo motivo, alcune problematiche che si stanno evidenziando nella revisione delle procedure, con i relativi ritardi nel concedere gli usi di emergenza, stanno creando apprensione nella gestione delle emergenze sanitarie di quest’anno. Nel condividere la necessità di aggiornare le procedure vigenti, soprattutto per quanto riguarda la certezza delle tempistiche per la valutazione delle istanze, dobbiamo però ravvisare che, nonostante il percorso non sia stato completato ufficialmente, di fatto, le nuove modalità vengono già applicate in fase valutativa, sulla base di criteri non pienamente noti a tutte le parti coinvolte.
Siamo tuttavia preoccupati che tale disallineamento, a valere sulle istanze già presentate per la campagna 2022 con le attuali procedure, sta determinando per lo scrivente Coordinamento la necessità di tornare più volte sulle stesse richieste al fine di fornire ulteriori indicazioni, con conseguente allungamento dei tempi ed il rischio concreto di perdere la possibilità di autorizzare i prodotti nei periodi previsti. Questa situazione rischia di rendere sempre meno efficace il lavoro che si sta già portando avanti da parte dello scrivente Coordinamento finalizzato alla selezione e riduzione del numero delle richieste di autorizzazioni ex art. 53 ai soli principi attivi strettamente necessari per affrontare le emergenze fitosanitarie, cercando di evitare sovrapposizioni ed eliminando le sostanze per le quali non si è riscontrato un adeguato supporto da parte delle ditte produttrici di agrofarmaci.
In tal senso, richiamiamo l’attenzione sull’importanza strategica del recepimento di una procedura semplificata che consenta l’inquadramento delle istanze sugli usi minori come estensioni d’uso ex art 51 e favorisca concretamente l’accesso al mutuo riconoscimento previsto all’art. 40 del Regolamento UE n. 1107/2009.
Inoltre, l’aggiornamento e adeguamento del Decreto Ministeriale 16 settembre 1999, con il quale è stato stabilito l’elenco delle colture definite minori, creerebbe i presupposti per avvalersi compiutamente delle citate estensioni d’impiego riducendo il ricorso agli usi d’emergenza.
Altro aspetto non trascurabile riguarda i tempi di avvio dell’iter autorizzativo delle richieste inviate tramite posta certificata. Difatti, a seguito di una serie di problemi burocratici, si accumulano ritardi tali da far venir meno la possibilità di avere a disposizione i mezzi tecnici nel periodo utile per le colture, con il serio rischio di arrecare gravi danni economici ad interi comparti agricoli.
In relazione al quadro descritto, che si è ulteriormente acuito negli ultimi mesi, chiediamo un intervento che acceleri le procedure volte al rilascio degli usi di emergenza, garantendo nel contempo ai richiedenti un accesso alle informazioni riguardanti lo stato di avanzamento dell’iter autorizzativo.
Per tutte le considerazioni che precedono, al fine di avviare un dialogo continuo e strutturato sulle diverse tematiche connesse all’utilizzo dei prodotti fitosanitari, si propone di costituire con urgenza un tavolo di confronto e concertazione che coinvolga i produttori e tutte le Amministrazioni competenti per poter valutare, con spirito costruttivo, le complesse problematiche evidenziate e, in tal modo, poter fornire risposte alle diverse esigenze degli agricoltori legate alla difesa delle colture, coniugando le esigenze di sostenibilità con quelle di produttività e qualità dei prodotti agricoli“.

Dopo oltre dieci anni dall’ultima pubblicazione, il Ministero della Salute ha pubblicato le nuove linee guida contenenti “Indicazioni per la gestione delle scorte giacenti di prodotti fitosanitari” al fine di aggiornare le precedenti disposizioni all’evoluzione normativa sia di settore (regolamento 1107/2009), che trasversale (regolamento 1272/2008, noto come CLP, che si applica a tutte le sostanze e miscele pericolose). Trattandosi di una linea guida, il nuovo testo non ha valore di legge, ma fornisce indicazioni su come dovrà essere regolamentato lo smaltimento delle scorte nei provvedimenti emanati per ogni specifica casistica, in modo differenziato a seconda del tipo di modifica autorizzativa del prodotto fitosanitario.
Tra le novità si segnala in particolare la possibilità di non fissare alcuna scadenza per lo smaltimento delle scorte per i prodotti le cui autorizzazioni subiranno modifiche di carattere meramente formale, che non riguardano aspetti sanitari, ambientali e agronomici del prodotto.
Negli altri casi, la norma europea concede un periodo per lo smaltimento scorte dei prodotti revocati fino a 6 mesi per la commercializzazione e fino a 18 mesi per l’utilizzo delle scorte.
Tra le situazioni più complicate da disciplinare ricadono sicuramente quelle dovute a modifiche delle condizioni di autorizzazione dell’etichetta di prodotti fitosanitari a seguito di adeguamento a normative comunitarie concernenti la classificazione, l’imballaggio e l’etichettatura delle miscele pericolose. La difficoltà risiede nel dover conciliare quanto previsto dalla normativa di settore (il regolamento 1107/2009 sui prodotti fitosanitari) e da quella trasversale (nel caso specifico il regolamento CLP, che si applica a tutte le sostanze e miscele pericolose, tra cui anche i prodotti fitosanitari e i coadiuvanti). In questo caso, secondo le nuove linee guida, il titolare dell’autorizzazione deve rietichettare il prodotto non ancora posto in commercio e fornisce ai rivenditori e/o distributori autorizzati un facsimile della nuova etichetta che andrà consegnata all’utilizzatore finale per il periodo massimo consentito dal termine stabilito a livello comunitario. Vista la delicatezza del tema, in caso di dubbi, si consiglia sempre di chiedere maggiori informazioni al rivenditore del prodotto.

L’Unione Europea sta rivedendo e disposizioni sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari (Direttiva 128/09/CE). La revisione della direttiva – chiarisce Confagricoltura – si rende necessaria da un lato per rispondere agli obiettivi stabiliti nell’ambito della strategia “Dal produttore al consumatore” e della strategia per la biodiversità, dall’altro per tenere conto dei risultati emersi da una specifica relazione preparata dalla Commissione nel 2020, in cui sono state individuate carenze nell’attuazione, nell’applicazione e nell’esecuzione di vari elementi della direttiva sull’utilizzo sostenibile dei prodotti fitosanitari da parte degli Stati membri. Tra queste mancanze spicca in particolar modo l’assenza di chiari obiettivi quantitativi a livello di singoli Paesi e il ritardo accumulato dalla maggior parte degli Stati membri (tra i quali l’Italia) nel riesame dei rispettivi piani d’azione nazionali (PAN) entro il termine stabilito di cinque anni (entro il 2020).
Confagricoltura, che ha fornito il proprio contributo alla consultazione, ha rimarcato come la revisione della normativa sui fitofarmaci dovrà assicurare un equilibrio tra sostenibilità ambientale ed economica, anche attraverso un maggior coordinamento con altre normative (acque, rifiuti, sicurezza sul lavoro), al fine di evitare duplicazioni di impegni e soprattutto in un’ottica di semplificazione.
Per Confagricoltura occorre evitare che gli obiettivi introdotti dal Green New Deal si traducano in nuovi oneri per le imprese agricole e in una conseguente perdita di produttività e competitività rispetto ai Paesi extra UE. Difatti, nel momento in cui l’Europa decide di eliminare una sostanza attiva dal “cassetto degli attrezzi” degli agricoltori, deve avere anche la forza e il coraggio di vietare l’importazione dall’estero di prodotti alimentari trattati con quella molecola.
Un altro tema di grande importanza che dovrà essere affrontato in fase di revisione della direttiva è la drastica riduzione delle molecole disponibili e la scarsa propensione da parte delle industrie agro-farmaceutiche a investire nella ricerca di nuove sostanze per le colture minori. La problematica – ad avviso di Confagricoltura – potrebbe essere in gran parte superata attraverso la promozione e l’incentivazione della ricerca. In questo contesto, all’interno dell’UE dovrebbero essere poi migliorati e semplificati i meccanismi del mutuo riconoscimento: non è più ammissibile che non ci sia omogeneità tra gli Stati membri e che in alcuni Paesi si possano utilizzare prodotti fitosanitari vietati in altri Stati. Per rafforzare il percorso verso l’uso sostenibile, occorre poi puntare soprattutto su innovazione e tecnologie avanzate, iniziando a ragionare anche sulla possibilità di utilizzare dosi ridotte di agrofarmaci nell’ambito dell’agricoltura di precisione, così com’è assolutamente necessario prevedere la possibilità di utilizzo dei droni per effettuare trattamenti localizzati, superando il divieto legato ai trattamenti aerei.