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In un recente incontro della Direzione generale per l’Igiene e la sicurezza degli alimenti e la nutrizione e il coordinamento di Agrinsieme (Confagricoltura, Cia, Copagri e Alleanza delle Cooperative) sono state affrontate le questioni relative all’entrata in vigore del Decreto Legislativo n. 32/2021, che stabilisce le modalità di finanziamento dei controlli ufficiali eseguiti dalle autorità competenti per verificare la conformità alla normativa in materia di sicurezza alimentare.
Il nuovo provvedimento, difatti, ha modificato in modo sostanziale la precedente normativa di cui al D.Lvo 194/2008 che aveva escluso dall’ambito di applicazione gli imprenditori agricoli per l’esercizio delle attività di cui all’articolo 2135 del codice civile, comprese le attività connesse.
In mancanza di specifici chiarimenti sull’ambito di applicazione (il d.lgs. 32/21, rispetto al d.lgs. 94/08, circoscrive l’esclusione alla produzione primaria ed alle operazioni associate, prevalentemente trasporto dei prodotti), si è creata una forte incertezza sulle imprese agricole obbligate all’invio, entro il 31 gennaio 2022, alla Azienda sanitaria locale dell’autodichiarazione e soprattutto su quelle assoggettate alla tariffa forfettaria prevista.
Su quest’ultimo aspetto in particolare sui criteri per individuare le imprese escluse dal pagamento della tariffa che commercializzano all’ingrosso ad altri operatori o ad altri stabilimenti – diversi da quello annesso e da quello funzionalmente connesso che vende o somministra al consumatore finale – una quantità inferiore al 50% della propria merce.
Al fine di una corretta applicazione delle nuove disposizioni il Ministero della Salute ha condiviso la necessità di fornire alcuni chiarimenti applicativi, in particolare:
• definendo in modo più preciso l’ambito di esclusione delle imprese agricole (su questo aspetto si è chiesto di riferirsi anche alle imprese agricole che trasformano i prodotti prevalentemente coltivati nella propria azienda agricola);
• specificando che l’autodichiarazione da inviare alle ASL non riguarda le imprese agricole non soggette;
• escludendo dalla definizione di commercio all’ingrosso, non solo la vendita diretta ma anche quella al dettaglio (quindi ad esempio anche la GDO ed il canale Ho.Re.Ca).

In relazione alle crescenti difficoltà e complessità che il settore sta riscontrando nella gestione dei prodotti fitosanitari ed in particolare delle emergenze fitosanitarie, Agrinsieme ha inviato una lettera ai Ministri competenti in materia per segnalare le diverse problematiche nonché l’esigenza di affrontarle in modo organico, anche attraverso una maggiore condivisione dei processi decisionali.

 

Lo scrivente Coordinamento, le cui organizzazioni rappresentano una larga parte della filiera agricola italiana, esprime forte preoccupazione in merito alle crescenti difficoltà e complessità che le imprese agricole nostre associate si trovano ad affrontare nel tentativo di impostare una corretta difesa fitosanitaria per far fronte alle numerose, e spesso imprevedibili, emergenze fitosanitarie che il mondo produttivo è chiamato a contrastare. Il contesto generale in cui ci si muove è quello impostato dalla strategia Farm to Fork e dagli atti ad essa collegati. Come noto, l’Europa punta ad una riduzione dell’uso degli agrofarmaci del 50% entro il 2030, ma tale obiettivo generale, oltre a non tener conto degli sforzi già compiuti dai vari Paesi finora, si innesta a sua volta su una situazione generale molto complessa sotto diversi aspetti, primo tra tutti il processo di revisione dell’immissione in commercio dei prodotti fitosanitari (direttiva 91/414/CEE e successivo regolamento 1107/2009) che, nel corso degli ultimi venti anni, ha ridotto del 70% le sostanze attive disponibili per la difesa fitosanitaria. Peraltro, la revisione della normativa, oltre ad aver comportato l’uscita dal mercato di numerose sostanze attive, sta determinando forti limitazioni anche per i prodotti a base di sostanze autorizzate, attraverso l’introduzione del principio della valutazione comparativa e delle sostanze attive approvate come candidate alla sostituzione.
La situazione è resa ancor più critica, da un lato, per il fatto che per diverse colture non si è proceduto a registrare molecole di più recente concezione, con conseguente impoverimento dei mezzi di difesa; dall’altro, dai cambiamenti climatici che hanno l’effetto di prolungare l’attività stagionale di parassiti e malattie, causandone un aumento, in particolare nelle regioni più fredde dove temperature più calde possono consentire più cicli riproduttivi di insetti nocivi; a ciò si aggiunge la proliferazione di insetti alieni, come nel caso della cimice asiatica, che sta mettendo a rischio la stessa sopravvivenza di diverse colture, soprattutto della pericoltura, a causa sia della mancanza di prodotti fitosanitari che dello scarso successo della lotta biologica. La conseguenza del quadro descritto è che per alcune avversità ed alcune colture risulta sempre più complesso impostare una corretta difesa fitosanitaria e gestire il possibile sviluppo di resistenze agli agrofarmaci da parte dei patogeni. Situazione ancora più difficile per diverse produzioni tipiche italiane, classificate come colture minori, che, pur essendo caratterizzate da superfici investite ridotte, hanno un elevato valore commerciale per la filiera agroalimentare. A fronte di ciò gli agricoltori riscontrano sempre più difficoltà a causa del numero limitato di prodotti fitosanitari disponibili dovuto allo scarso interesse economico delle ditte produttrici di agrofarmaci, in relazione agli elevati costi degli studi richiesti per l’autorizzazione all’uso e per il suo mantenimento. Tale situazione, nel tempo, ha determinato peraltro la necessità di ricorrere sempre più alle richieste di usi di emergenza, soprattutto da parte degli Stati Membri del Sud Europa, che oggi costituiscono per gli agricoltori italiani uno strumento fondamentale per la difesa fitosanitaria.
Per questo motivo, alcune problematiche che si stanno evidenziando nella revisione delle procedure, con i relativi ritardi nel concedere gli usi di emergenza, stanno creando apprensione nella gestione delle emergenze sanitarie di quest’anno. Nel condividere la necessità di aggiornare le procedure vigenti, soprattutto per quanto riguarda la certezza delle tempistiche per la valutazione delle istanze, dobbiamo però ravvisare che, nonostante il percorso non sia stato completato ufficialmente, di fatto, le nuove modalità vengono già applicate in fase valutativa, sulla base di criteri non pienamente noti a tutte le parti coinvolte.
Siamo tuttavia preoccupati che tale disallineamento, a valere sulle istanze già presentate per la campagna 2022 con le attuali procedure, sta determinando per lo scrivente Coordinamento la necessità di tornare più volte sulle stesse richieste al fine di fornire ulteriori indicazioni, con conseguente allungamento dei tempi ed il rischio concreto di perdere la possibilità di autorizzare i prodotti nei periodi previsti. Questa situazione rischia di rendere sempre meno efficace il lavoro che si sta già portando avanti da parte dello scrivente Coordinamento finalizzato alla selezione e riduzione del numero delle richieste di autorizzazioni ex art. 53 ai soli principi attivi strettamente necessari per affrontare le emergenze fitosanitarie, cercando di evitare sovrapposizioni ed eliminando le sostanze per le quali non si è riscontrato un adeguato supporto da parte delle ditte produttrici di agrofarmaci.
In tal senso, richiamiamo l’attenzione sull’importanza strategica del recepimento di una procedura semplificata che consenta l’inquadramento delle istanze sugli usi minori come estensioni d’uso ex art 51 e favorisca concretamente l’accesso al mutuo riconoscimento previsto all’art. 40 del Regolamento UE n. 1107/2009.
Inoltre, l’aggiornamento e adeguamento del Decreto Ministeriale 16 settembre 1999, con il quale è stato stabilito l’elenco delle colture definite minori, creerebbe i presupposti per avvalersi compiutamente delle citate estensioni d’impiego riducendo il ricorso agli usi d’emergenza.
Altro aspetto non trascurabile riguarda i tempi di avvio dell’iter autorizzativo delle richieste inviate tramite posta certificata. Difatti, a seguito di una serie di problemi burocratici, si accumulano ritardi tali da far venir meno la possibilità di avere a disposizione i mezzi tecnici nel periodo utile per le colture, con il serio rischio di arrecare gravi danni economici ad interi comparti agricoli.
In relazione al quadro descritto, che si è ulteriormente acuito negli ultimi mesi, chiediamo un intervento che acceleri le procedure volte al rilascio degli usi di emergenza, garantendo nel contempo ai richiedenti un accesso alle informazioni riguardanti lo stato di avanzamento dell’iter autorizzativo.
Per tutte le considerazioni che precedono, al fine di avviare un dialogo continuo e strutturato sulle diverse tematiche connesse all’utilizzo dei prodotti fitosanitari, si propone di costituire con urgenza un tavolo di confronto e concertazione che coinvolga i produttori e tutte le Amministrazioni competenti per poter valutare, con spirito costruttivo, le complesse problematiche evidenziate e, in tal modo, poter fornire risposte alle diverse esigenze degli agricoltori legate alla difesa delle colture, coniugando le esigenze di sostenibilità con quelle di produttività e qualità dei prodotti agricoli“.

Agrinsieme, il coordinamento che riunisce Confagricoltura, Cia, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, ha scritto al Ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli, esprimendo preoccupazione per l’approvazione della decisione della Commissione Europea relativa al programma di lavoro 2022 sulla promozione dei prodotti agricoli, facendo particolare riferimento al settore vitivinicolo.
Nell’ambito dei criteri per la valutazione dei progetti di promozione, è stato inserito – si legge nella missiva – l’allineamento con gli obiettivi di alcune recenti comunicazioni della Commissione, tra cui il Piano europeo della lotta ai tumori, che è una semplice comunicazione e non ancora declinata a livello legislativo.
Il Parlamento europeo, nella sua relazione del Piano che dovrà essere votata dall’Assemblea Plenaria, non fa distinzione tra consumo moderato di alcool e abuso in merito alle conseguenze sulla salute, e specifica che non esiste una soglia minima al di sotto della quale il consumo sia sicuro.
Questa tesi, a parere di Agrinsieme, appare poco equilibrata e potrebbe disorientare i consumatori, poiché metterebbe in discussione il consumo di vino, oltre che l’abuso. Senza considerare poi il danno di immagine per un comparto determinante dell’economia italiana, quello vitivinicolo, che dà lavoro ad oltre un milione di addetti.
Agrinsieme segnala preoccupazioni sul futuro del comparto: sembra infatti che la Commissione Europea abbia promosso uno studio per mappare le misure fiscali e le politiche dei prezzi applicate alle bevande alcoliche – vini inclusi – con l’obiettivo di una revisione sistematica delle politiche dei prezzi, delle misure fiscali e dei sostegni nazionali applicati all’alcool nei Paesi dell’Unione.
Per Agrinsieme si tratta di un’iniziativa che potrebbe avere pesanti conseguenze sull’intero settore, pertanto ha chiesto un incontro urgente con il Ministro Patuanelli per esporre alcune proposte per la difesa del comparto vitivinicolo, nel quadro di una complessiva tutela del made in Italy agroalimentare.

Lo schema di decreto interministeriale che recepisce quanto disposto dagli artt.1 e 3 del decreto legislativo n.75/2018 – Testo unico in materia di coltivazione, raccolta e prima trasformazione delle piante officinali – è un passo importante per il settore delle erbe officinali che attendeva da tempo il completamento del percorso normativo dedicato. Tuttavia, come Coordinamento, esprimiamo rammarico per il fatto che il Testo non preveda in modo specifico l’uso officinale dell’infiorescenza di canapa industriale”.
Questo il commento di Agrinsieme – il coordinamento che riunisce Cia-Agricoltori italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari – all’intesa raggiunta questo pomeriggio nella Conferenza Stato – Regioni e Province autonome.
Nonostante la sollecitazione di Agrinsieme ad una modifica del decreto volta a valorizzare pienamente le piante di Cannabis Sativa L. a basso THC in ambito officinale, il testo approvato ieri non recepisce tali indicazioni. Ad avviso di Agrinsieme si è quindi persa l’occasione di fare chiarezza sul piano normativo e di dare una spinta propulsiva a un comparto che ha tutte le potenzialità, a livello agricolo e di trasformazione, di attrarre risorse e investimenti, creando occupazione, specie giovanile. Si tratta, peraltro, di una coltura che può dare un grande contributo allo sviluppo della bioeconomia circolare.
Auspichiamo – conclude il Coordinamento – che in tempi brevi ci sia la volontà di fare chiarezza sugli usi dell’infiorescenza di canapa industriale, per dare certezza agli operatori del settore”.

Agrinsieme, il coordinamento che riunisce Cia-Agricoltori italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, ha scritto al Ministro delle Politiche Agricole, Stefano Patuanelli, esprimendo viva preoccupazione per l’approvazione della Decisione della Commissione Europea relativa al programma di lavoro 2022 sulla promozione dei prodotti agricoli, facendo particolare riferimento al settore vitivinicolo.
Nell’ambito dei criteri per la valutazione dei progetti di promozione, è stato inserito – prosegue la missiva – l’allineamento con gli obiettivi di alcune recenti comunicazioni della Commissione, tra cui il Piano europeo della lotta ai tumori, che è una semplice comunicazione e non ancora declinata a livello legislativo.
Il Parlamento europeo, nella sua relazione del Piano che dovrà essere votata dall’Assemblea Plenaria, non fa distinzione tra consumo moderato di alcool e abuso in merito alle conseguenze sulla salute, e specifica che non esiste una soglia minima al di sotto della quale il consumo sia sicuro.
Questa tesi, a parere di Agrinsieme, appare poco equilibrata e potrebbe disorientare i consumatori, poiché metterebbe in discussione il consumo di vino, oltre che l’abuso. Senza considerare poi il danno di immagine per un comparto determinante dell’economia italiana, quello vitivinicolo, che dà lavoro ad oltre un milione di addetti.
Il Coordinamento segnala preoccupazioni sul futuro del comparto: sembra infatti che la Commissione Europea abbia promosso uno studio per mappare le misure fiscali e le politiche dei prezzi applicate alle bevande alcoliche – vini inclusi – con l’obiettivo di una revisione sistematica delle politiche dei prezzi, delle misure fiscali e dei sostegni nazionali applicati all’alcool nei Paesi dell’Unione.
Per Agrinsieme si tratta di un’iniziativa che potrebbe avere pesanti conseguenze sull’intero settore, pertanto ha chiesto un incontro urgente con il Ministro Patuanelli per esporre alcune proposte per la difesa del comparto vitivinicolo, nel quadro di una complessiva tutela del made in Italy agroalimentare.