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Le Commissioni Attività produttive e Agricoltura della Camera hanno avviato l’esame dello schema di decreto legislativo recante disposizioni per l’attuazione della direttiva (UE) 2019/633 in materia di pratiche commerciali sleali nei rapporti tra imprese nella filiera agricola e alimentare nonché dell’articolo 7 della legge 22 aprile 2021, n. 53 in materia di commercializzazione dei prodotti agricoli e alimentari (Atto del Governo n. 280).
Nel corso dell’audizione parlamentare di ieri 15 settembre, Agrinsieme – il coordinamento di Confagricoltura, Cia, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari – ha ribadito come sia fondamentale il rafforzamento del quadro giuridico vigente. Per Agrinsieme va rapidamente recepita la direttiva comunitaria, rafforzando e consolidando le misure nazionali di contrasto già adottate in Italia, per ridare fiducia e stabilità alla filiera.
In particolare Confagricoltura e le altre organizzazioni che costituiscono Agrinsieme hanno chiesto si è chiesto di confermare tutte le esenzioni oggi previste dalla normativa nazionale, in particolare quella prevista per le cessioni di prodotti tra agricoltori; in caso contrario l’applicazione della direttiva potrebbe comportare un “back sliding” (ovvero un regresso) rispetto al quadro giuridico attuale. Rilevante – ad avviso di Agrinsieme – è il principio di garanzia della riservatezza, in quanto rafforza la posizione dell’operatore che denuncia una pratica sleale ed è importante valorizzare il ruolo delle organizzazioni di rappresentanza nella presentazione delle denunce all’autorità nazionale di contrasto.

Sarà Piazza della Repubblica, nel cuore di Firenze, ad ospitare gli spazi espositivi di Agrinsieme – il coordinamento di Confagricoltura, Cia, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari – in occasione del G20 dell’Agricoltura, il vertice mondiale dedicato alle sfide del settore primario dopo l’emergenza Coronavirus. La presenza del coordinamento sarà comune nello stand che sarà inaugurato ufficialmente domani giovedì 16 settembre alle 12, ma si amplierà con ulteriori spazi a cura delle singole organizzazioni che animeranno la piazza da giovedì 16 a sabato 18 settembre.
Il G20 di venerdì 17 e sabato 18 sarà infatti preceduto dai lavori dell’Open Forum nel pomeriggio di giovedì 16, in programma al Teatro della Pergola, a pochi passi da Piazza della Repubblica. Il focus dell’Open Forum sarà l’agricoltura sostenibile e vedrà la partecipazione dei ministri dell’agricoltura e delegati dei vari Paesi, di rappresentanti delle organizzazioni degli agricoltori e delle organizzazioni internazionali e di imprenditrici e imprenditori agricoli.
Di seguito il calendario delle iniziative di Confagricoltura che si terranno nello stand di Agrinsieme in Piazza della Repubblica a Firenze
Giovedì 16 settembre alle 11, a cura di Confagricoltura e Accademia dei Georgofili, “A lezione di clima”; partecipano gli Istituti agrari di Firenze e di Todi. Venerdì 17 settembre alle 9:30 a cura di Confagricoltura “La salvaguardia delle foreste di fronte ai cambiamenti climatici”. Sabato 18 settembre alle 10, a cura di Confagricoltura e Croce Rossa Italiana, “Agricoltura sociale: case history”.

I danni alle attività agricole e all’ambiente hanno raggiunto livelli insostenibili. Soltanto i cinghiali, in Italia, sono passati da 900.000 capi nel 2010 a quasi 2 milioni del 2020 (+111%), con un trend in continuo aumento. Proprio nel periodo caratterizzato da restrizioni e da limitazioni della mobilità e della frequenza degli spostamenti sono stati registrati 86 incidenti stradali gravi dovuti ad animali selvatici, con 5 morti e 111 feriti. Serve ristabilire con urgenza una corretta conciliazione fra le esigenze della fauna e quelle dell’agricoltura Lo ha ribadito oggi Agrinsieme partecipando all’audizione informale organizzata dalla Commissione Agricoltura della Camera sull’esame delle abbinate proposte di legge recanti disposizioni in materia di danni provocati dalla fauna selvatica.
La situazione emergenziale che stiamo affrontando – ha sottolineato Francesco Postorino per il Coordinamento di Cia-Agricoltori Italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle cooperative agroalimentari – obbliga ad intervenire velocemente. “L’attuale sistema normativo non sembra garantire un reale bilanciamento: gli interventi di controllo delle popolazioni hanno prodotto scarsissimi risultati e, negli ultimi trent’anni, la fauna selvatica è continuata ad aumentare creando questa situazione pericolosa e insostenibile. E’ importante agire per evitare il danno prima ancora che si verifichi e quindi disporre un efficace programma di prevenzione”.
L’evoluzione demografica, oltre ai problemi alla incolumità pubblica, in particolare per gli ungulati, preoccupa Agrinsieme perché può essere fonte di rischi di sanità veterinaria per il rischio di trasmissione, diffusione e persistenza di alcune patologie emergenti, come la Peste Suina Africana che tiene con il fiato sospeso tutto il settore suinicolo europeo. Prova ne sono i due recenti casi verificatisi in due allevamenti di maiali in Germania nello Stato di Brandeburgo. Finora, si pensava che il morbo fosse confinato alle specie che vivono in libertà, mentre i due casi in questione si sono verificati in una fattoria biologica con 200 capi, e in un allevamento familiare di appena 2 maiali.
Sono evidenti le difficoltà degli agricoltori obbligati a porre in essere attività di prevenzione per proteggere i propri raccolti o i propri allevamenti, così come il loro impegno nel reagire ai danni arrecati dalla fauna selvatica.
Occorre un programma d’azione, condiviso ed efficace, che preveda interventi puntuali finalizzati a ristabilire un corretto equilibrio con le esigenze dell’agricoltura. Nell’attuazione del piano di selezione, è importante definire con chiarezza i soggetti che si occuperanno fattivamente dell’attività venatoria di selezione. “Serve–ha concluso Postorino- un sistema chiaro, uniforme e lineare che consideri anche le specificità di ogni territorio Gli interventi vanno effettuati da persone esperte, coinvolgendo gli agricoltori. La tempestività è fondamentale e, come Agrinsieme riteniamo ci si possa avvalere anche dell’esercito, che ha uomini e mezzi, per svolgere questo compito”.

Agrinsieme – il coordinamento di Confagricoltura, Cia, Copagri e Alleanza delle Cooperative Italiane – di recente ha scritto ad ANCI chiedendo un incontro per approfondire la problematica legata alla nuova definizione di rifiuti urbani ed alla TARI con l’obiettivo di facilitare il percorso di transizione delle imprese agricole che producono rifiuti simili agli urbani (per esempio agriturismi, vendita diretta di prodotti agricoli) e le modalità per aderire, se ritenuto opportuno, al servizio pubblico.
Ciò anche in relazione al fatto che la Fondazione IFEL di ANCI lo scorso 25 maggio 2021 ha pubblicato nel suo sito una “nota introduttiva”, che descrive e analizza le principali modifiche che determinano l’attuale assetto normativo, e lo “schema di regolamento TARI”, supporto ai Comuni per aggiornare i Regolamenti TARI.
L’interpretazione fornita da IFEL mette in discussione la qualifica di impresa agricola rispetto alle attività connesse, soprattutto per gli agriturismi e le aziende agro-industriali, arrivando alla conclusione che le predette attività agricole “potranno continuare ad essere assoggettate alla Tari, limitatamente alle superfici produttive di rifiuti urbani. Rimane ferma, ovviamente la facoltà di fuoriuscita dal servizio pubblico delle aziende in questione, nonché la loro possibilità di sottoscrivere una convenzione col gestore per il conferimento dei rifiuti speciali, la quale però si pone al di fuori del campo di applicazione della TARI”.
Ciò sembra contraddire quanto esplicitato dalla Circolare del Mite del 12 aprile 2021 che ha precisato che i rifiuti agricoli sono sempre rifiuti speciali in linea con quanto previsto dalla Direttiva europea, dando comunque la possibilità, in ogni caso, di concordare a titolo volontario con il servizio pubblico di raccolta modalità di adesione al servizio stesso per le tipologie di rifiuti quali ad esempio rifiuti di imballaggi, rifiuti indifferenziati, rifiuti biodegradabili.
Infine, si sta intervenendo anche con il Ministero della Transizione Ecologica per attivare tutte le sinergie per arrivare ad un quadro il più possibile chiaro per tutta la filiera dei rifiuti.

Le scelte di politica agricola nazionale devono orientarsi verso una valorizzazione concreta delle produzioni agricole di qualità; in tal senso per il settore grano duro – di rilevanza strategica per il nostro Paese – vanno utilmente utilizzate le risorse a disposizione del Mipaaf, da ultimo quelle stanziate con la legge di bilancio 2021 e poi anche le risorse del PNRR e del Fondo complementare; la filiera del grano duro è un asset fondamentale per il nostro Paese e come tale deve essere tutelata e valorizzata in tutte le sue fasi. Lo ha ribadito Agrinsieme nell’audizione indetta dall’Ufficio di Presidenza della Commissione Agricoltura del Senato, che sta approfondendo gli aspetti di mercato della filiera del grano duro.
Ad avviso del Coordinamento di Cia-Agricoltori Italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle cooperative agroalimentari l’obiettivo deve essere quello di incrementare gli investimenti per la coltivazione del grano duro e di indirizzare il più possibile i fabbisogni dell’industria di trasformazione verso il Made in Italy.
Agrinsieme ha quindi ribadito la necessità di promuovere e garantire l’adozione di contratti di filiera sempre più chiari e trasparenti, quale principale strumento che possa rendere più remunerativa la coltivazione del grano duro. Non ci devono essere asimmetrie tra le relazioni commerciali interfiliera, in questa direzione la costituzione della CUN sperimentale del grano duro, può rappresentare uno strumento valido di conoscenza delle dinamiche di formazione di listini nazionali e di garanzia della trasparenza nei prezzi.
Servono nuovi protocolli per la definizione dei parametri di qualità del frumento duro che garantiscano, attraverso specifici disciplinari, la tracciabilità delle produzioni anche a livello geografico. In quest’ottica l’innovativo sistema “FRUCLASS”, ideato dall’Università degli Studi della Tuscia e sostenuto da Agrinsieme, nell’ambito del protocollo per la valorizzazione del grano duro, siglato con tutte le organizzazioni della filiera.
L’Italia – ha ricordato infine Agrinsieme – è il principale produttore ed esportatore mondiale di pasta di semola. La produzione complessiva di grano duro nazionale è stata pari a 3,8 milioni, con la SAU più ampia in estensione rispetto alle altre coltivazioni agrarie (circa 7,2 milioni di tonnellate nella UE). Il comparto grano duro/pasta ha una valenza strategica per l’agroalimentare italiano, basti considerare che il suo valore economico è di 1,9 miliardi di euro, con la pasta che rappresenta il 5% del valore dell’export agroalimentare complessivo“.