Articoli

La grave situazione di disagio economico venutasi a creare in seguito alla pandemia del coronavirus, che ha portato alla chiusura dell’export e al blocco quasi totale del canale Ho.Re.Ca., ha sostanzialmente reso l’intero territorio nazionale zona svantaggiata ai fini produttivi agricoli, determinando la necessità di prevedere adeguate forme di sostegno a tali imprese, che hanno garantito il mantenimento dei livelli occupazionali e che con grande senso di responsabilità hanno continuato a lavorare assicurando il regolare rifornimento degli scaffali e delle tavole degli italiani; per tale ragioni riteniamo fondamentale estendere a tutti i datori di lavoro agricolo operanti sul territorio delle agevolazioni contributive riconosciute alle zone svantaggiate o montane, almeno fino alla fine del 2020”. Lo sottolinea il Coordinamento di Agrinsieme, che riunisce Cia-Agricoltori italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, che ha scritto in proposito al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e ai Ministri delle Politiche Agricole Teresa Bellanova, del Lavoro Nunzia Catalfo e dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli.
Una misura che vada in tale direzione, infatti, consentirebbe alle imprese di poter disporre di una maggiore liquidità, andando quindi a rispondere a quello che attualmente rappresenta il problema più rilevante per mantenere in esercizio aziende con capacità di competere sui mercati e di continuare a garantire i livelli occupazionali”, spiega il Coordinamento.
Il coronavirus non sta colpendo solo le esportazioni e i prezzi, con conseguenze tutte da valutare nel medio periodo, ma anche molti sbocchi di mercato fondamentali per la sopravvivenza di molte aziende agricole; l’agroalimentare, comparto simbolo del Made in Italy nel mondo che vale circa 205 miliardi e rappresenta il 12% del PIL nazionale, sconta enormi perdite economiche dovute alla contrazione dei canali di vendita, alla riduzione della disponibilità di manodopera e alle limitazioni nel trasporto di merci e persone”, ricorda Agrinsieme.

Ieri Agrinsieme, il coordinamento tra Confagricoltura, Cia e Alleanza delle Cooperative, ha inviato una lettera alla Presidenza del Consiglio e ai Ministeri dell’Agricoltura, dello Sviluppo Economico e della Salute, per evidenziare, dopo i ripetuti interventi di Confagricoltura in sede legislativa, la necessità impellente di reinserire trae attività consentite e descritte nell’allegato 1 del DPCM 22 marzo 2020 (relativo alle misure per il contenimento e alla gestione dell’emergenza epidemiologica da Covid-19 e alle attività sospese), come modificato dal DM 25 marzo 2020, quelle rientranti nel codice ATECO 02 (Silvicoltura e altre attività forestali).
Nel motivare la richiesta si sono addotte diverse esigenze del comparto forestale, tra cui l’urgenza da parte delle imprese di completare le operazioni forestali previste dai piani di taglio. Per quanto riguarda le imprese dedite alla produzione di legna da ardere e del cippato per teleriscaldamento o cogenerazione, si è evidenziata l’esigenza di rispettare i tempi di allestimento dei cantieri e delle lavorazioni post raccolta (quali stoccaggio e stagionatura del legno) per garantire la qualità degli assortimenti e la continuità delle forniture e, per le aziende forestali delle filiere degli imballaggi in legno (pallet) sia per il settore agroalimentare ma anche per settori fondamentali quali per esempio quello farmaceutico.
Oltre a queste motivazioni si è fatto ovviamente riferimento alle funzioni di prevenzione e di protezione che le attività selvicolturali permettono di mantenere in equilibrio, nonché alla necessità di garantire la continuità aziendale ed occupazionale in territori marginali e nelle aree interne dove sovente le attività forestali rappresentano una delle principali attività produttive.

I patentini fitosanitari, ovvero i certificati abilitanti all’acquisto e all’utilizzo dei prodotti fitosanitari, sono obbligatori in base a quanto previsto dal Decreto Legislativo 150/2012 e rivestono quindi una importanza fondamentale per tutti i produttori del comparto primario; il rinnovo di suddetti patentini, da attuare entro la data di scadenza degli stessi, è subordinato alla partecipazione a specifici corsi o iniziative di aggiornamento, la cui frequenza risulta però al momento impossibile a causa della grave emergenza venutasi a creare a seguito della pandemia del COVID-19, o cosiddetto Coronavirus”. Lo sottolinea il coordinamento di Agrinsieme, che riunisce Cia-Agricoltori italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, che per tali ragioni ha scritto al Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, chiedendo di prevedere una proroga per il rinnovo dei patentini fitosanitari.
In relazione a quanto specificato, molti produttori agricoli, in vista della scadenza del patentino, si trovano nell’impossibilità di svolgere le ore di formazione previste dalla programmazione nazionale e regionale; è pertanto necessario, a nostro avviso, mantenere la validità delle abilitazioni, in attesa di poter ripristinare una normale programmazione dei corsi di formazione”, osserva il Coordinamento.
Nella piena consapevolezza che nella grave emergenza che sta vivendo l’intero Paese vada data priorità a tutte le questioni inerenti la sanità e la tutela della salute di cittadini, evidenziamo che in mancanza di tale proroga si verrebbe a creare una ulteriore problematica ai danni del settore primario, che per la sua natura intrinseca non ha la possibilità di chiudere i battenti e che, inoltre, sta continuando a produrre nell’interesse dei cittadini, assicurando così la regolare presenza dei prodotti sugli scaffali dei supermercati”, conclude Agrinsieme.

 

 

 

foto: www.pviformazione.it

Ringraziamo il Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali Teresa Bellanova per le importanti rassicurazioni che ha fornito in merito alla situazione del florovivaismo nazionale, la cui tenuta è a serio rischio a causa del protrarsi dell’attuale situazione emergenziale legata alla pandemia del COVID-19, o Coronavirus”. Lo afferma il coordinamento di Agrinsieme, che riunisce Cia-Agricoltori italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, che nei giorni scorsi aveva scritto alla responsabile del Dicastero dell’agricoltura chiedendo interventi immediati a sostengo del comparto. Auspichiamo che queste misure possano essere assunte quanto prima, magari già in sede di conversione del decreto legge “Cura Italia” da oggi in vigore e che purtroppo non contiene ancora misure specifiche.
Ad avviso di Agrinsieme occorre tener presente la particolarità del comparto: ad esempio le imprese florovivaistiche sono nell’impossibilità di mettere il personale in cassa integrazione senza danneggiare la produzione. “Le aziende florovivaistiche vivono inoltre il paradosso – prosegue Agrinsiemeche possono continuare a produrre, senza avere di fatto alcuna possibilità di commercializzare i loro prodotti, che hanno una forte deperibilità, alla stregua degli altri comparti della filiera alimentare. Insieme ai sussidi che la ministra ha annunciato, chiediamo pertanto che si mettano in atto degli strumenti per sbloccare le vendite, pur nel rispetto di tutte le disposizioni a tutela della salute previste dai decreti governativi, facendo un appello ai nostri potenziali clienti, come la grande distribuzione”.
Guardiamo con fiducia alle misure compensative annunciate dal Ministro a sostegno di un comparto che, come purtroppo molti altri, sta pagando a caro prezzo gli effetti del mercato fermo, del completo azzeramento degli eventi, della chiusura dei mercati ambulanti rionali, ma anche e soprattutto delle numerose disdette provenienti dal mercato estero, legate alla disinformazione, allo stop di importanti piazze di contrattazione, alle difficoltà dei trasporti nonché a fenomeni di opportunismo e concorrenza sleale”, aggiunge Agrinsieme.
Ricordiamo, infatti, che perdere la stagione primaverile significherebbe dire addio al 60% circa dei ricavi annuali dell’intero sistema florovivaistico, con perdite che potrebbero arrivare addirittura al 100% per i produttori che si dedicano a produzioni esclusivamente primaverili”, fa notare il Coordinamento, evidenziando che “il florovivaismo italiano, con una superficie coltivata di 29mila ettari, 27mila aziende produttrici e 100mila persone impiegate, produce un giro d’affari di circa 2,5 miliardi di euro l’anno, per un valore che rappresenta oltre il 5% della produzione agricola totale”.

Agrinsieme, su sollecitazione di Confagricoltura, ha scritto ai ministri interessati e al direttore dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, chiedendo l’esclusione dalle nuove disposizioni in materia di accisa (denuncia e registro di carico e scarico), i depositi e distributori di carburante agevolato a uso agricolo.
La modifica intervenuta all’articolo 25 del TUA (a opera dell’articolo 5 del D.L. 124/2019, convertito nella Legge 157/2019) ha introdotto, per i depositi di capacità superiore a 10 metri cubi e per i distributori automatici di capacità superiore a 5 metri cubi, l’obbligo di denuncia e la tenuta del registro di carico e scarico a partire dal 1 aprile 2020.
In pratica, se il provvedimento non verrà modificato, le imprese agricole dovranno tenere un nuovo registro e verrebbe anche meno l’esonero dalla SCIA per i depositi sotto i 6 metri cubi.
Confagricoltura, dopo aver promosso e sostenuto alcuni emendamenti in sede di conversione del decreto legge “Milleproroghe”, che sono stati accantonati, ha deciso di intervenire sui ministri al fine di sensibilizzare su questo problema che interessa un numero elevato di operatori agricoli e di contoterzisti, che dovranno sostenere ulteriori adempimenti burocratici con i relativi costi, a fronte di una normativa di settore che già prevede specifiche disposizioni sulle verifiche e sui controlli. Al contempo è stato presentato un ordine del giorno diretto ad impegnare il Governo a escludere gli oli minerali impiegati nelle lavorazioni agricole soggetti al Dm 454/2001 dall’ambito di applicazione dell’articolo 25 del TUA.