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Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto ministeriale recante le modalità di ripartizione del Fondo per il grano duro si vanno finalmente a dare risposte concrete alla filiera grano-pasta, che nonostante le tante difficoltà legate all’emergenza coronavirus ha continuato a lavorare con grande senso di responsabilità, assicurando il costante e regolare rifornimento degli scaffali durante il lockdown”. Lo sottolinea il coordinamento di Agrinsieme, che riunisce Cia-Agricoltori italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, esprimendo soddisfazione per la pubblicazione del decreto del Mipaaf, che stanzia 10 milioni di euro per ciascuno degli anni 2020, 2021, e 2022, oltre ai residui di stanziamento relativi all’esercizio finanziario 2019, pari a ulteriori 10 milioni di euro.
Si tratta di un testo molto atteso dal mondo agricolo e ripetutamente sollecitato da Agrinsieme e che, nonostante la tardiva pubblicazione, andrà a premiare le aziende agricole che hanno sottoscritto contratti di filiera triennali entro il 31 dicembre 2019, anche attraverso cooperative, consorzi e organizzazioni di produttori, con un contributo fino a 100 euro per ettaro coltivato a grano duro, per un massimo di 50 ettari”, spiega il Coordinamento.
Particolare soddisfazione si esprime poi per il positivo segnale lanciato dal Dicastero delle Politiche agricole, che con tale testo ha inteso individuare un criterio di premialità per i sottoscrittori dei contratti di filiera, rilanciando e rafforzando in tal modo un assunto più volte espresso da Agrinsieme, secondo il quale ogni sforzo deve essere congiunto, deve puntare a un obiettivo comune e deve portare benefici a ogni anello della filiera, a partire dai produttori”, prosegue il Coordinamento. “Condividere le professionalità e unire gli sforzi, infatti, è l’unico metodo per affrontare le complesse problematiche legate al primario del Paese e, in particolare, alla filiera grano-pasta, vera e propria ambasciatrice del Made in Italy nel mondo; tutto ciò, va nella direzione già intrapresa dal coordinamento con la Filiera del grano duro-pasta, che raccoglie i maggiori protagonisti del mondo cerealicolo legato al duro e del mondo della ricerca”, conclude Agrinsieme.

Il florovivaismo sta lentamente tornando alle attività precedenti alla crisi causata dal Coronavirus, anche se ancora molti sono i nodi che restano da sciogliere, primo fra tutti quello legato alla mancanza di liquidità per le imprese che hanno subito gravi danni per le chiusure durante il lockdown; nonostante le rassicurazioni, infatti, molte criticità relative al credito restano irrisolte e continua a pesare l’assenza di risposte per un settore che chiede di poter investire e programmare le prossime produzioni”. Lo sottolinea il coordinamento di Agrinsieme, che riunisce Cia-Agricoltori italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, in occasione del varo dei decreti attuativi previsti dal cosiddetto DL Rilancio, che recano interventi per le filiere in crisi e, fra gli altri, anche per il florovivaismo.
Occorre migliorare le misure per il credito, poiché le imprese florovivaistiche, indipendentemente dal fatturato, faticano ad accedere alle garanzie dello Stato e gli istituti bancari continuano a segnalare difficoltà nella valutazione del merito creditizio delle aziende”, segnala Agrinsieme, secondo cui “serve inoltre un energico intervento in materia di sospensione dei pagamenti di oneri fiscali e contributivi, in misura ben più ampia di quanto è stato sinora disposto, prevedendo, ad esempio, uno sgravio previdenziale”.
Il DL Rilancio va certamente nella giusta direzione, anche se diversi interventi vanno tarati sulle reali necessità delle imprese: si devono pertanto migliorare la tempistica e l’impatto del contributo a fondo perduto, prevedendo un indennizzo maggiore e la copertura di tutti i mesi di chiusura delle imprese”, aggiunge il Coordinamento, ad avviso del quale “è poi necessario un intervento di ristoro per tutte le imprese del comparto, singole o associate, che hanno subito danni e cali di fatturato riconducibili alla chiusura per l’emergenza sanitaria, a valere sul fondo di emergenza per le filiere in crisi, per cui va adeguatamente riservata una quota specifica del medesimo fondo. Prendendo a riferimento il fatturato dell’anno precedente, e calcolando la perdita subita rispetto allo stesso, il fondo dovrebbe coprire almeno il 50% del danno occorso ai produttori singoli e alle cooperative”.
È necessario anche un intervento in sede comunitaria per ottenere risorse per il florovivaismo, che non ha mai usufruito di misure di sostegno. Vanno superati i limiti attualmente previsti in termini di gestione degli aiuti di Stato, che rischiano di contingentare eccessivamente il supporto agli operatori agricoli e alle loro cooperative. Un importante contributo allo sviluppo del settore può venire inoltre dal ‘bonus verde’, anche in collegamento al Superbonus 110%, magari aumentando la percentuale di credito di imposta, raddoppiando il massimale ammissibile e dimezzando gli anni di beneficio della misura, nonché da una migliore pianificazione del verde urbano ed extraurbano che favorisca gli investimenti pubblici, migliorando la qualità dell’aria a beneficio della collettività. È auspicabile, infine, che nelle linee di intervento per la promozione dell’export trovi spazio anche il florovivaismo, elemento cruciale del primario”, conclude Agrinsieme.

Iniziative come quella odierna servono a dare prova concreta dell’unità della filiera grano-pasta, che nonostante la grave emergenza sanitaria legata alla pandemia del coronavirus ha saputo fare squadra e rispondere egregiamente alla maggiore richiesta di prodotto fatta registrare durante questo periodo, assicurando con grande senso di responsabilità la regolare presenza dei prodotti agroalimentari sugli scaffali della grande distribuzione”. Lo sottolinea il coordinamento di Agrinsieme, che riunisce Cia-Agricoltori italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari e che è tra gli organizzatori dell’edizione 2020 dei “Durum Days”, i quali ogni anno chiamano a confronto tutti gli attori della filiera per fare il punto sulle previsioni della prossima campagna produttiva.
Durante l’odierno confronto, infatti, è emerso con chiarezza che nonostante l’impennata dei consumi di pasta il prezzo del grano ha subìto rialzi molto contenuti, a dimostrazione del fatto che la strada da percorrere è ancora lunga e che è necessario continuare a insistere con sempre maggior decisione sull’aggregazione e sui contratti di filiera, partendo dai positivi risultati del protocollo d’intesa della filiera grano-pasta, che si appresta a compiere tre anni”, evidenzia Agrinsieme.
In tal senso, i contratti di filiera possono e devono essere considerati il perfetto momento di sintesi entro il quale compendiare le diverse esigenze dei vari componenti della filiera, sia in termini di prezzo che di parametri qualitativi, ma anche delle condizioni di conferimento e di quant’altro può contribuire a ridurre quanto più possibile le oscillazioni dei mercati”, prosegue il Coordinamento.
Se gli incentivi ai contratti di filiera sono stati sicuramente rilevanti per promuovere le relazioni interprofessionali, i dati presentati oggi da Areté hanno però dimostrato che questo tipo di misure da sole non bastano a garantire un vero rilancio della coltura e un significativo ritorno in termini di redditività; per questo, chiediamo al Governo di incentivare ancora di più gli sforzi in materia di ricerca e innovazione e di promozione di strumenti per la valorizzazione del prodotto. È pure opportuno accelerare i pagamenti dei contratti di filiera e perfezionare l’istituzione a livello sperimentale della Commissione Unica Nazionale del grano duro, garantendo così al settore, sulla scia di quanto già avviene in altri comparti, uno strumento che possa contribuire a dare una indicazione delle tendenze di mercato, alla base della formazione dei prezzi”, conclude Agrinsieme.

“Per lo sviluppo della canapicoltura nazionale è importante tenere alta l’attenzione sul nuovo regolamento della PAC recante norme sul sostegno ai Piani Strategici Nazionali-PSN, che non prevede l’aumento del tenore di tetraidrocannabinolo (THC) proposto dalla Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo, la quale ha approvato lo scorso anno un emendamento che innalza il limite allo 0,3%”. Lo sottolinea il coordinamento di Agrinsieme, che riunisce Cia-Agricoltori italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, che ha scritto una lettera in proposito al Sottosegretario alle Politiche Agricole Giuseppe L’Abbate.
Il mantenimento dell’attuale limite dello 0,2%, infatti, metterebbe i Paesi dell’Unione in una posizione di svantaggio rispetto ai maggiori competitor mondiali, ovvero Cina, Canada, USA, Svizzera e Australia, che hanno tassi di THC consentiti che vanno dallo 0,3% all’1%”, afferma il Coordinamento, spiegando che “i canapicoltori italiani oggi sono fortemente limitati nella scelta delle sementi, poiché le varietà del Catalogo UE con molta difficoltà si adattano alle condizioni pedoclimatiche della Penisola, mentre l’innalzamento della soglia di THC consentirebbe un ampliamento delle varietà del 50% circa”.
Quella della canapa industriale è una coltura di grande importanza per la diversificazione del reddito degli agricoltori, che negli ultimi anni ha fatto registrare una crescita importante delle superfici coltivate e i cui margini di crescita sono molto più ampi tenuto conto di tutte le filiere attivabili da questa coltivazione; parliamo di una coltura dal grandissimo potenziale, agricolo e non solo, che vanta una tradizione secolare nel nostro Paese che fino alla metà del Novecento, era il maggior produttore comunitario e il secondo a livello mondiale”, fa notare Agrinsieme.
Guardiamo pertanto con fiducia all’annunciato tavolo di coordinamento interministeriale, che a partire dal Mipaaf coinvolgerà i ministeri della Salute, dell’Interno, della Giustizia e dello Sviluppo Economico, quale importante strumento di confronto tra Istituzioni e attori della filiera per la definizione di un piano di settore che parta dall’agricoltura e arrivi alla più ampia bioeconomia, nonché per affrontare e auspicabilmente superare norme e regolamenti specifici, così da dipanare quelle incertezze normative legate alle singole destinazioni d’uso della canapa industriale che stanno oggi frenando lo sviluppo di questa coltura che, ancora di più in un momento di crisi di alcune filiere, può rappresentare un’integrazione importante per le imprese e le cooperative agricole”, conclude il Coordinamento.

Agrinsieme esprime soddisfazione per l’importante risultato ottenuto ieri al Parlamento Europeo grazie anche all’azione degli eurodeputati italiani che hanno sventato una manovra che avrebbe fatto tardare le misure transitorie della PAC con il rischio di livellare i pagamenti diretti UE a danno degli agricoltori italiani e non solo.
Con il voto contrario dell’Assemblea si è infatti riusciti a contrastare l’iniziativa promossa e sostenuta da circa 150 deputati, che volevano rinviare a giugno il voto sul regolamento transitorio della politica agricola comune, introducendo modifiche che avrebbero potuto mettere a repentaglio l’assetto dell’agricoltura italiana.
Sarà quindi il testo approvato all’unanimità dalla ComAgri – spiega il coordinamento di Agrinsieme, che riunisce Cia-Agricoltori italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari – a costituire la base negoziale per il trilogo che sarà avviato nei prossimi giorni. L’auspicio è che possa rapidamente essere oggetto di un accordo tra Parlamento, Consiglio e Commissione Europea per garantire certezza giuridica agli agricoltori e alle cooperative europei e consentire un passaggio graduale alla futura politica agricola, destinata a entrare in vigore a gennaio 2023.
Siamo soddisfatti del risultato raggiunto – conclude Agrinsieme – ma questo grave episodio dimostra che dobbiamo vigilare affinché i principi di base della PAC siano mantenuti, anche alla luce delle prossime comunicazioni del pacchetto Green Deal che saranno presentate la settimana prossima dalla Commissione Europea”.