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La Commissione UE ha pubblicato il 19 aprile scorso un provvedimento che va a modificare la direttiva nitrati (direttiva 91/676/CEE), in merito all’utilizzo di determinati materiali fertilizzanti derivanti dagli effluenti di allevamento. In particolare, gli Stati membri potranno autorizzare l’uso di fertilizzanti provenienti da effluenti di allevamento sottoposti a trasformazione con un limite di azoto pari a 270 kg per ettaro all’anno, purché siano soddisfatte alcune condizioni di natura tecnica.
Confagricoltura condivide la ratio della modifica presentata: facilitare l’utilizzo dei Renure (Recovered Nitrogen from Manure Products), con le dovute garanzie e condizioni, al fine di recuperare dai reflui degli allevamenti l’azoto, elemento fondamentale per sostenere la fertilità del suolo.
Per la Confederazione, la proposta avanzata dalla Commissione al Consiglio Europea potrebbe essere la strada giusta per andare incontro sia all’obiettivo europeo di riduzione degli input chimici con fertilizzanti a base organica, sia alle necessità del settore primario di ridurre i costi legati ai processi produttivi delle sue imprese.
Più in generale, Confagricoltura valuta positivamente la decisione della Commissione di iniziare a mettere mano ad una direttiva vecchia ormai di 33 anni, ma resta in attesa di una revisione organica del testo. Una revisione che Palazzo della Valle ha inserito tra i dieci punti che compongono il documento consegnato alle istituzioni europee durante l’assemblea straordinaria a Bruxelles del 26 febbraio scorso.

Siamo sempre stati critici nei confronti di questa Pac, sin dalla sua prima redazione“. Lo ha affermato Vincenzo Lenucci, direttore delle Politiche di sviluppo economico delle filiere agroalimentari di Confagricoltura, in audizione alla commissione Agricoltura della Camera dei deputati, in merito allo stato di attuazione della Pac 2023 -2027 e sui negoziati relativi alle eventuali modifiche che saranno proposte in sede europea. Lenucci ha sottolineato come questa riforma sia stata impostata introducendo più vincoli e oneri per gli imprenditori agricoli. Impostazione che Confagricoltura ha criticato da subito.
Maggiori oneri da un lato, ma meno risorse dall’altro, rispetto al periodo di programmazione precedente: un’equazione – ha spiegato il rappresentante di Confagricoltura – che non tutela la competitività delle imprese, piuttosto la penalizza.
Occorre orientare nuovamente la politica agricola comune verso obiettivi più ambiziosi e competitivi, per un reale rafforzamento del settore primario.
Il 26 febbraio scorso Confagricoltura ha presentato a Bruxelles un Manifesto contenente dieci proposte per una revisione della PAC, alcune delle quali sono già state accolte. È indubbio che siano stati fatti dei passi avanti rispetto ad allora, ma non sono ancora sufficienti.
Per Confagricoltura è opportuno che la Commissione europea approvi tempestivamente il regolamento in materia di semplificazione, con valenza retroattiva, in modo da attuare le nuove disposizioni a partire dal primo gennaio scorso. E’ anche importante che il regolamento venga recepito in tempi rapidi a livello nazionale e che a riguardo venga fatta un’adeguata campagna d’informazione.
Lenucci ha inoltre ricordato come vadano altresì previste delle modifiche migliorative ai cosiddetti ecoschemi e alle misure di condizionalità rafforzata, ma anche per lo sviluppo rurale e le misure settoriali, come quelle per le OCM (Organizzazioni comuni del mercato) del vino, dell’olio e dell’ortofrutta.
Oltre alla sostenibilità ambientale, è fondamentale tutelare anche quella economica, nonché la produttività delle aziende.

In allegato il Manifesto di Confagricoltura con le dieci proposte

Manifesto di Confagricoltura 10 proposte sulla PAC

 

Il piano della Commissione per il “Green Deal” dell’agricoltura europea ha perso per strada più di un pezzo. Lo scorso febbraio, la presidente von der Leyen ha annunciato il ritiro della proposta di regolamento per ridurre del 50%, in media, entro il 2030, l’uso di fitofarmaci a seguito della “bocciatura” decretata dal Parlamento europeo e delle forti resistenze emerse in seno al Consiglio dei ministri. “La Commissione presenterà una nuova proposta più matura, con il coinvolgimento delle parti interessate”, ha detto von der Leyen.
L’accordo provvisorio raggiunto sul progetto legislativo per il ripristino della natura non ha ottenuto il via libera finale del Consiglio, perché un gruppo di Stati membri, tra i quali l’Italia, ritiene che l’intesa potrebbe avere negative conseguenze sul settore agricolo. Al momento, quindi, l’accordo è ‘congelato’ in attesa delle iniziative che la presidenza di turno belga del Consiglio deciderà di assumere.
Le modifiche degli atti di base della PAC già approvate dal Consiglio, oltre a una riduzione degli adempimenti burocratici, hanno allentato i vincoli che erano stati posti all’attività delle imprese nell’ottica di una condizionalità ambientale rafforzata.
Diverse cause hanno concorso a determinare queste significative novità: l’eccessivo carico ideologico presente nelle proposte della Commissione, con il risultato di sacrificare la competitività; le manifestazioni di piazza degli agricoltori e le valutazioni dei gruppi politici in vista della tornata elettorale per il rinnovo del Parlamento europeo.
In ogni caso – precisa Confagricoltura – l’obiettivo di una maggiore sostenibilità ambientale dell’agricoltura resta strategico, ma è indispensabile un cambio di visione e nuove prospettive.
Il mutato assetto della geopolitica globale impone che ogni proposta di regolamento sia supportata da una preventiva valutazione indipendente, che consenta di misurare con rigore l’impatto sul potenziale produttivo agricolo e sull’efficienza delle imprese.
Il processo di riduzione dei fitofarmaci, già in atto, deve continuare con il supporto della ricerca e degli investimenti. A ogni divieto, però, – ricorda Confagricoltura – deve corrispondere la disponibilità di un’alternativa valida sotto il profilo tecnico ed economico, anche per contrastare le conseguenze del cambiamento climatico sulle produzioni. A questo riguardo, dovrà essere accelerato al massimo il processo per l’inquadramento delle tecniche di evoluzione assistita (TEA) nell’ordinamento della Unione europea. L’auspicio è che il Consiglio definisca la propria posizione entro la scadenza, a fine giugno, del semestre di presidenza belga.
Sul piano generale, l’obiettivo è che con la nuova legislatura europea si affermi una visione aggiornata e più realistica. L’agricoltura è in grado di offrire una soluzione e un valido contributo per le grandi sfide che l’economia e la società hanno di fronte: sicurezza alimentare, cambiamento climatico, transizione energetica, conservazione delle risorse naturali.

Su iniziativa della Commissione europea, a partire dal 22 gennaio 2024 e fino al 6 dicembre 2024, è nuovamente disponibile il fondo che permette alle PMI di ottenere “voucher” da utilizzare come rimborso per spese sostenute per la protezione dei diritti di proprietà intellettuale, in particolare per la registrazione di marchi e disegni. La novità di questa edizione è che i “voucher” possono essere altresì richiesti da lavoratori autonomi.
La procedura per l’ottenimento del rimborso è semplice e prevede la concessione della sovvenzione entro soli quindici giorni dalla domanda. Una volta ricevuta l’approvazione a ricevere il rimborso, sarà necessario presentare la domanda di registrazione del proprio marchio e successivamente richiedere la restituzione della quota prevista di tasse pagate.
Nel settore agricolo sono numerosissimi i marchi registrati, si pensi ad esempio al settore vinicolo, con le migliaia di etichette di vini registrate come marchio in tutto il mondo, dei prodotti caseari e più in generale di ogni prodotto alimentare di origine animale o vegetale.
Per quanto riguarda il settore vinicolo in particolare, come sappiamo dall’8 dicembre 2023 è entrato in vigore il nuovo regolamento della Commissione Europea n. 2021/2117 sull’etichettatura del Vino, che richiede agli imprenditori di indicare le informazioni riguardanti gli ingredienti e i valori nutrizionali del prodotto sulla bottiglia.
Questo potrebbe richiedere, quindi, un restyling anche grafico delle proprie etichette. Le etichette, come le denominazioni o i loghi, possono essere oggetto di protezione tramite deposito di domande di marchio e lo strumento del “Voucher” può quindi contribuire a ridurre il costo degli investimenti da sostenere per adeguarsi a questa novità legislativa.
Nota finale, ma non meno importante, prima di iniziare l’uso di un marchio è sempre buona regola effettuare un’indagine accurata per accertarsi che marchi uguali o simili non siano già stati “occupati” da altri operatori nello stesso ambito di prodotti o servizi. Questa verifica può essere fatta accedendo ai registri pubblici dei marchi registrati, o rivolgendosi a servizi specializzati.

Quando il pragmatismo prevale sull’ideologia è sempre una buona notizia. E’ stata accolta una richiesta avanzata da tempo dalla nostra Organizzazione per salvaguardare il potenziale produttivo del nostro settore. Prendiamo atto positivamente che la Commissione europea ha scelto di dare ascolto alle proteste in atto in numerosi Stati membri. Ora occorre andare avanti su questa strada”.
E’ il commento del presidente della Confagricoltura di Asti Gabriele Baldi sull’annuncio della presidente von der Leyen che proporrà al Collegio dei commissari il ritiro formale della proposta di regolamento per ridurre della metà, entro il 2030, l’utilizzo dei fitofarmaci.
In Italia – sottolinea Baldi – il taglio avrebbe potuto superare addirittura il 60 per cento. La nostra linea è chiara. Il ricorso alle medicine delle piante nei processi produttivi va ridotto, come già si sta verificando, ma ogni divieto deve prevedere un’alternativa valida sotto il profilo tecnico ed economico”.
Il ritiro della proposta di regolamento sui fitofarmaci dimostra che la soluzione dei problemi che stanno affrontando gli agricoltori vanno risolti in larga misura a Bruxelles. Per questo abbiamo deciso di tenere nella capitale belga un’assemblea straordinaria il 26 febbraio”.
Ora – conclude il direttore della Confagricoltura di Asti Mariagrazia Baravalle – va sospesa l’entrata in vigore delle nuove misure in materia di emissioni industriali estesa agli allevamenti e sul ripristino della natura. I testi potranno essere rivisti alla luce dei risultati del dialogo strategico sul futuro dell’agricoltura promosso dalla Commissione UE. E’ una questione di coerenza”