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I rincari delle fonti energetiche spingono al rialzo il prezzo del mais. Negli Stati Uniti l’aumento della domanda di bioetanolo – come rileva il sito www.clal.it – assorbe parte del mais comunemente destinato all’alimentazione zootecnica: nelle ultime due annate agrarie per questo utilizzo è stato impiegato mediamente il 36% del mais prodotto nel Paese.
L’impennata dei costi dei carburanti negli ultimi mesi ha innescato una maggior domanda di energia da fonti alternative, tra cui il bioetanolo. Il prezzo è, di conseguenza, salito ed i maggiori ricavi hanno portato a livelli record la produzione.
Gli ultimi aggiornamenti di USDA – precisa Clal – indicano un aumento delle produzioni di mais negli Stati Uniti per la campagna in corso. Tuttavia, se i prezzi dei carburanti rimarranno elevati e, con essi, la domanda di mais per bioetanolo, la maggior produzione di questo cereale potrebbe non essere sufficiente ad invertire la tendenza dei prezzi negli Stati Uniti, principali fornitori a livello mondiale

 

La scorsa settimana – attraverso una lettera a firma del Coordinamento Agrinsieme – è stato richiesto al Ministro Patuanelli un rifinanziamento del Fondo per la competitività delle filiere che prevede l’erogazione di contributi per i produttori di mais che hanno stipulato contratti di filiera triennali. Nella richiesta formale si esplicita la richiesta di rifinanziamento del fondo filiere mais (Decreto ministeriale n. 3432 del 3 aprile 2020, modificato dal Decreto ministeriale n. 9344656 del 27 novembre 2020).
Ad oggi, infatti, le risorse del Fondo per la competitività delle filiere ammontano per l’anno 2021 a 6 milioni di euro e si punta ad aumentare la dotazione almeno fino ad 8 milioni di euro (come già previsto nel 2020). Nella lettera si richiede anche la previsione di estensione del contributo dal 2022 in poi.

 

Il mais rappresenta la prima coltura nazionale sia in termini di produzioni che di rese. Per tali caratteristiche il mais ha assunto una funzione strategica nelle principali filiere nazionali dei prodotti zootecnici e bioindustriali. Pertanto allo stato attuale e nel prossimo futuro essa non trova alcuna significativa alternativa.
Per una serie di criticità convergenti tale coltura ha sofferto di una perdita di competitività che ne ha ridotto la superficie coltivata e di conseguenza la produzione disponibile per le filiere nazionali, comprese quelle di eccellenza (DOP e IGP).
Pertanto per rispondere alle esigenze delle filiere, è stato fatto riscorso a crescenti importazioni, passate in un decennio dal 15% al 50% circa.
Per tale motivo nel 2020, dieci enti e organizzazioni industriali, economiche, sindacali, di tutela, promozione e servizio in rappresentanza dei diversi anelli della filiera maidicola, dagli Agricoltori fino ai consorzi di tutela delle principali DOP italiane, hanno siglato l’accordo quadro triennale per il mais da granella di filiera italiana certificata. Il tutto per favorire la stipula di contratti di filiera per il mais nazionale destinato all’alimentazione animale attraverso un riconoscimento economico e in tal modo cercare di colmare il GAP tra domanda e offerta che si è venuta a creare negli ultimi anni. Lo sforzo della filiera si affianca al sostegno previsto dal Fondo per la competitività delle filiere lanciato con Decreto Ministeriale n. 3432 del 3 aprile 2020, modificato dal Decreto Ministeriale n. 9344656 del 27 novembre 2020, con l’incentivo a contratti triennali finalizzati a migliorare l’integrazione tra produttori e imprese di trasformazione. La filiera ha accolto con favore il regime di sostegno e ciò è avvalorato dall’ampio ricorso allo strumento dei contratti di filiera per regolarizzare il mercato e migliorare la qualità. Così, nel corso del 2020, la superficie contrattualizzata in impegni triennali è stata stata pari a 107.943 ettari, circa il 18% della superficie mediamente investita a questa coltura a livello nazionale. In base ai dati provvisori ad oggi elaborati per il 2020, la dotazione disponibile pari a 8 milioni di euro è stata completamente utilizzata, nonostante il supplemento di risorse messe a disposizione. Ad oggi, le risorse del Fondo per la competitività delle filiere ammontano per l’anno 2021 a 6 milioni di euro. A tal proposito, riteniamo che, nell’ottica di consolidare l’intervento e favorire ulteriormente il ricorso ai contratti di filiera, sia necessario aumentare la dotazione finanziaria relativa al 2021 e prevederne l’estensione anche per i prossimi anni“.

Anche quest’anno verrà attivato il “fondo competitività” per la filiera del mais che prevede un contributo di 100 euro per ettaro per chi semina granoturco nell’ambito di un accordo con l’industria di trasformazione. Il plafond stanziato è di 6 milioni di euro (erano 8 nel 2020), ma la richiesta dell’intera filiera è di incrementare il budget almeno al livello dello scorso anno.
Per approfondire:

https://www.informatoreagrario.it/filiere-produttive/seminativi/accordo-quadro-mais-buon-punto-partenza/?utm_campaign=OC&utm_medium=email&utm_source=MagNews  

Un’analisi di Ismea su un campione di 6 aziende che coltivano mais in Piemonte, riferito all’anno 2019, evidenzia che Il reddito operativo medio è negativo per -283,00 €/ha se non si considera l’aiuto PAC, mentre se si considera il contributo risulta positivo per 88,10 €/ha. Di seguito il link allo studio di Ismea

http://www.ismeamercati.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/11204

Il nuovo anno – evidenzia la sezione dei prezzi de L’Informatore Agrario – è iniziato con aumenti più o meno consistenti per tutti i prodotti, ad eccezione del frumento che rimane invariato. I rialzi maggiori riguardano i semi di soia, ma tutti i prodotti ad uso zootecnico sembrano vivere un momento particolarmente favorevole. Anche i mercati internazionali sono in fibrillazione, protagonisti i semi oleosi.

https://www.informatoreagrario.it/category/filiere-produttive/seminativi/prezzi-seminativi/