I dati del monitoraggio nazionale del lupo condotto tra il 2020 e il 2021, resi noti nei giorni scorsi nell’ambito del progetto Life WolfApls EU, confermano le nostre preoccupazioni: è necessario un intervento tempestivo da parte delle autorità competenti – dichiara Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonteper riportare la situazione a livelli accettabili, pena lo sconvolgimento della biodiversità dei nostri territori”. Secondo il monitoraggio sono oltre 900 i lupi presenti nelle regioni alpine, in particolare in Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta. “I dati dimostrano in modo inequivocabile che il lupo sta diventando un pericolo per gli allevamenti e per il lavoro degli allevatori, non più soltanto nelle aree montane. E’ necessario che le autorità prendano atto della situazione – aggiunge Allasia – e agiscano con misure di contenimento efficaci”.
Gli agricoltori sono esasperati. “Secondo i dati ufficiali della Regione – chiarisce Ercole Zuccaro, direttore di Confagricoltura Piemontenel corso del 2020 i servizi veterinari hanno registrato sul sistema informativo regionale ARVET 183 accertamenti per predazione al bestiame domestico, per un totale di 478 capi morti e 46 feriti”.
I danni prodotti dai grandi predatori, nelle campagne e soprattutto negli alpeggi, scoraggiano le attività di allevamento: se si vuole favorire gli investimenti nel settore primario – precisa Confagricoltura in una nota – soprattutto nei territori svantaggiati, si devono creare le condizioni per operare in sicurezza. Confagricoltura ricorda che gli allevatori sono impegnati per migliorare il benessere animale e che la prima condizione per la cura del patrimonio zootecnico è la tutela delle mandrie e delle greggi dai selvatici.

L’indipendenza energetica renderà più forte l’Unione Europea. Pieno apprezzamento, quindi, al piano “RePower Eu” presentato oggi dalla Commissione; ma è anche fondamentale salvaguardare la sicurezza alimentare di cui beneficiano i cittadini dell’Unione”. Lo ha detto il presidente della Confagricoltura Massimiliano Giansanti, che ha aggiunto: “Non dimentichiamo che i capi di Stato e di governo hanno chiesto alla Commissione di ridurre la dipendenza dalle importazioni di prodotti agricoli di base”.
Il Piano della Commissione affida una parte di assoluto rilievo alle energie rinnovabili, anche nell’ottica della sostenibilità ambientale. Il contributo del nostro settore può senz’altro crescere”, rileva il presidente di Confagricoltura. Non convince, però la facoltà prevista per gli Stati membri di ridurre fino al 12,5% la dotazione finanziaria dei programmi per lo sviluppo rurale, per finanziare le nuove iniziative del “RePower Eu”.
Da ricordare, inoltre, che il bilancio pluriennale della UE per il nostro settore è già stato ridotto in termini reali rispetto alla precedente programmazione. Le imprese agricole possono produrre cibo in modo sempre più sostenibile e contribuire, allo stesso tempo, al processo verso la neutralità climatica – conclude Giansanti – solo se sono efficienti e competitive”.

Nella catena del valore del cibo, gli agricoltori sono l’anello debole pur avendo un ruolo fondamentale. Chi guadagna davvero dal viaggio che il cibo affronta, dal campo alle tavole, sono gli intermediari. La giusta remunerazione per chi coltiva il cibo è un nodo ancora da sciogliere”. Questa è una delle riflessioni fatte dal presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti, all’Innovation for Sustainability Summit, organizzato a Roma dall’European Institute of Innovation for Sustainability. “Abitudini di acquisto e di consumo sono cambiate e ci danno l’opportunità di accorciare la filiera agroalimentare. Ciò permetterebbe anche di tamponare, insieme alle energie rinnovabili, l’aumento dei prezzi, che oggi rischia di rendere antieconomica l’attività agricola”, ha commentato Giansanti durante il talk su cibo e sostenibilità a cui ha partecipato insieme allo chef e imprenditore Heinz Beck.
Il grande tema di oggi è quello che Giansanti chiama “etica della produzione”. È un dato di fatto, “i prezzi sono influenzati da mondi lontani dall’agricoltura, come quello della finanza. Non solo. Una questione etica si pone anche nei rapporti tra Stati, e il Bacino Mediterraneo ne è un esempio lampante. Pur essendo l’area geografica più vocata alla produzione agricola, i Paesi a sud-est faticano ad acquistare cibo. Di questo, gli altri Stati dell’area devono farsi carico, producendo di più e in modo sostenibile”. “Gli agricoltori sono chiamati a rispondere a una domanda globale di cibo in forte crescita – ha ricordato il presidente di Confagricoltura e devono farlo in condizioni rese sempre più difficili dai cambiamenti climatici. Tecnologia e digitale sono nostri grandi alleati perché danno accesso a informazioni nuove, che permettono di prevedere i danni derivanti da fenomeni atmosferici sempre più dirompenti. Il futuro e le nuove forme, che la globalizzazione sta assumendo, sono nelle mani degli innovatori”.
L’ultimo tema del talk è stato il lavoro. “In un’epoca caratterizzata da forme di lavoro precarie, l’agricoltura offre stabilità, in particolare nelle aziende medio-grandi”, ha affermato Giansanti commentando l’attuale incremento di giovani che si avvicinano al settore.

Il Fondo si rivolge alle imprese attive nel settore della produzione agricola primaria, della trasformazione di prodotti agricoli e della commercializzazione di prodotti agricoli. Le imprese non ancora attive nei settori della trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli che intendono realizzare gli investimenti devono attivare il codice ATECO corrispondente all’attività di trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli entro la data di presentazione della richiesta di erogazione.

Sono ammissibili alle agevolazioni le spese sostenute per l’acquisto e l’installazione di:

  • beni strumentali 4.0, materiali o immateriali, ammortizzabili di cui agli allegati A o B della legge n. 232/2016;
  • beni strumentali ammortizzabili diversi dai beni 4.0

Ai fini dell’ammissibilità, le spese devono:

  • essere sostenute successivamente alla data di presentazione della domanda di agevolazione e in tempo utile ai fini del rispetto del termine di presentazione della richiesta di erogazione;
  • essere relative a beni strumentali allo svolgimento dell’attività d’impresa, nuovi di fabbrica, acquistati da terzi che non hanno relazioni con l’acquirente e alle normali condizioni di mercato, utilizzati esclusivamente presso la sede legale o l’unità locale ubicate sul territorio nazionale come indicato nella domanda di agevolazione e caratterizzati da autonomia funzionale, fatti salvi i beni strumentali che integrano, con nuovi moduli, l’impianto o il macchinario preesistente, introducendo una nuova funzionalità nell’ambito del ciclo produttivo dell’impresa;
  • essere pagate esclusivamente attraverso conti correnti intestati all’impresa beneficiaria e con modalità che consentano la piena tracciabilità del pagamento e l’immediata riconducibilità dello stesso alla relativa fattura.

L’investimento relativo all’acquisizione dei beni deve:

  • essere inerente alla trasformazione di prodotti agricoli o alla commercializzazione di prodotti agricoli;
  • essere avviato successivamente alla presentazione della domanda di agevolazione;
  • essere ultimato entro 12 mesi dalla data del provvedimento di concessione;
  • essere mantenuto, per almeno 3 anni dalla data di erogazione del saldo del contributo o, se successiva, dalla data di installazione dell’ultimo bene agevolato, nel territorio della regione in cui è ubicata la sede legale o l’unità locale agevolata.

Le spese ammissibili per le quali viene richiesto il contributo non possono, in ogni caso, essere di importo inferiore a euro 5.000,00 e il massimo erogabile a fondo perduto è di € 20.000 (a fronte di un investimento di € 50.000).

Le domande potranno essere presentate a partire dal 23 maggio prossimo ed entro il 23 giugno 2022.

Per approfondire i contenuti della domanda di agevolazione e conoscere i necessari documenti a corredo è possibile rivolgersi all’ufficio tecnico di Asti Agricoltura