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Va ringraziato il Governo per l’impegno messo in essere allo scopo di fronteggiare l’emergenza sanitaria ed economica legata al COVID-19 (Coronavirus). Le aziende agricole continuano a lavorare e ad assicurare la produzione di beni alimentari. Da parte nostra, c’è la massima collaborazione. Le difficoltà, però, non mancano ed occorre risolvere i problemi che limitano l’attività delle strutture produttive nella cosiddetta zona rossa”. Lo ha detto il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti intervenendo al Tavolo straordinario indetto dal Ministro Bellanova sulle azioni nel settore agroalimentare a fronte dell’epidemia Coronavirus.
Ad avviso di Giansanti, “vanno anche duramente contrastate le azioni speculative dirette, in questa fase, a screditare all’estero il Made in Italy e chiediamo, al riguardo, una particolare attenzione da parte della Commissione europea. Venendo alla situazione dei territori soggetti a restrizioni e blocchi, segnaliamo che i problemi maggiori riguardano il lavoro, per le difficoltà di accesso e di uscita, la logistica e i trasporti”.
Le aziende spesso si trovano in situazioni complesse con dipendenti che non possono raggiungere le strutture produttive – ha proseguito Giansanti – scontiamo senz’altro qualche difficoltà nell’applicazione dei provvedimenti, che potrà essere superata nei prossimi giorni in relazione allo sviluppo della situazione. Intanto, ringraziamo le forze dell’ordine e il personale sanitario che stanno garantendo la salute dei cittadini”.
Confagricoltura ha costituito una “task force” sul problema Coronavirus che opera in costante raccordo con le strutture provinciali e regionali. Per domani, 26 febbraio, ha indetto una riunione della Giunta Esecutiva per fare il punto della situazione con particolare riferimento all’attività delle imprese nelle aree più esposte e alle conseguenze sotto il profilo economico.

 

Alcune immagini dell’incontro tra le organizzazioni agricole e il Ministro Bellanova (foto: Confagricoltura)

 

 

 

Oltre al rallentamento della crescita economica, tra le possibili conseguenze dell’epidemia Coronavirus c’è anche una ritardata applicazione del nuovo accordo commerciale tra Stati Uniti e Cina”. Lo sottolinea il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti che precisa come non sia in discussione l’entrata in vigore a metà febbraio dell’intesa, ma che, per effetto della revisione al ribasso delle stime sull’andamento dell’economia, le autorità di Pechino stiano valutando se chiedere un margine di flessibilità nel rispetto degli impegni sottoscritti, con particolare riferimento all’aumento delle importazioni dagli Stati Uniti.
Il nuovo accordo bilaterale prevede, infatti, la possibilità di avviare consultazioni tra le parti, “nel caso di disastri naturali o altri eventi imprevedibili”.
Per quanto riguarda il settore agroalimentare, la Cina ha assunto l’impegno a far salire le importazioni dagli Stati Uniti fino a 80 miliardi di dollari entro il 2021. Nel 2017, prima dell’avvio del contenzioso commerciale, l’import cinese si attestava a 24 miliardi di dollari. L’aumento medio, quindi, sarebbe di circa 16 miliardi l’anno.
Alla luce di queste cifre – aggiunge Giansanti – è evidente che la flessibilità avrebbe un impatto sulle prospettive degli scambi commerciali su scala mondiale. Gli Stati Uniti dovrebbero continuare a guardare verso altri mercati di sbocco, tra cui quello europeo, in attesa del rilancio degli acquisti cinesi”.
Dalla seconda metà del 2018, gli Stati Uniti sono diventati il primo fornitore di soia degli Stati membri, prendendo il posto fino ad allora detenuto dal Brasile. Per farine e pannelli di soia, stando ai dati della Commissione europea, le importazioni dai Paesi terzi coprono circa il 95% del fabbisogno della UE.
Confagricoltura rileva, inoltre, che non c’è nessun legame tra l’epidemia Coronavirus e la riduzione – dal 10 al 5 per cento dal 14 febbraio – dei dazi applicati dalla Cina su una lista di prodotti importati dagli Usa per un controvalore di 75 miliardi di dollari.
Il Ministero delle Finanze cinese ha precisato in un comunicato ufficiale che la riduzione dei dazi deriva dalla volontà di promuovere “lo sviluppo sano e stabile delle relazioni economiche e commerciali” con gli Stati Uniti.
Oltre alla soia, nella lista dei prodotti sui quali saranno ridotte le tariffe sono incluse le carni suine, tenuto conto del crollo della produzione interna provocato dalla peste suina africana. L’accresciuto fabbisogno è stato finora coperto con le importazioni dalla UE, aumentate di oltre il 40% nei primi sette mesi dello scorso anni secondo i dati della Commissione Europea.