Una lama a doppio taglio. Ecco in cosa consiste l’arma dei dazi. Di questo doppio danno, che la politica protezionistica Usa avrà sull’Europa, parla oggi il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti sul quotidiano “Il Foglio”. “Avremo un aggravio di costi per ciò che importiamo dagli Stati Uniti, per poi vederci imporre nuovamente altri aggravi quando invece andiamo a riesportare”.
L’aumento di costi avrà conseguenze sull’intera filiera agroalimentare, in particolare su quella agricola, “perché immagino che gli importatori americani proveranno a scaricare il costo del dazio direttamente e il più possibile sul produttore”.
Gli effetti sul Sistema Italia sarebbero pesanti vista anche l’importanza che gli scambi commerciali oltreoceano rivestono nell’economia nazionale. A preoccupare Giansanti non sono soltanto gli effetti diretti, ma anche gli equilibri commerciali internazionali. Ad esempio, i dazi nei confronti di Pechino spingerebbero i prodotti cinesi sul mercato europeo.
I dazi arrivano in un momento in cui i mercati sono già esposti a una complessa fase e rischiano di portare ulteriore instabilità quando già stiamo attraversando un momento di forte speculazione e di volatilità nei prezzi delle materie prime agricole”, aggiunge il presidente.
La realtà è che i Paesi europei dovranno trovare un nuovo equilibrio per fronteggiare le tariffe Usa. “In Europa operiamo come su un mercato domestico, ma le differenti velocità con cui vengono applicate, ad esempio, le politiche fiscali permettono di avere vantaggi competitivi di un Paese rispetto a un altro”, fa notare Giansanti.
L’attuale contesto non sarà indolore neanche per i consumatori. A metà marzo Giansanti, nel ruolo di presidente del Copa, incontrerà il suo omologo statunitense. “Dobbiamo assolutamente continuare nel dialogo che ha garantito stabilità dal 1946”.
Poi un passaggio sugli accordi commerciali sul tavolo in questo periodo. “Siamo favorevoli, e lo siamo sempre stati, all’attuazione dell’intesa commerciale con il Canada. Chiediamo invece più prudenza per quella con i Paesi Mercosur”.

In Italia al momento ci sono poco più di 1.200 veterinari per circa 350.000 aziende zootecniche. Questa è una criticità importante a fronte di quanto stabilito nel 2017 dal decreto ministeriale che ha istituito la figura del veterinario aziendale con il compito di lavorare all’interno degli allevamenti. Inoltre, in questi anni, la normativa si è evoluta e richiede sempre di più la presenza di tale figura nelle imprese zootecniche.
La questione è stata affrontata nel primo incontro promosso da Confagricoltura e Cia- Agricoltori Italiani a Palazzo della Valle, insieme alle rappresentanze dei veterinari privati e pubblici e all’Ordine dei veterinari, le organizzazioni agricole e di filiera.
Il coinvolgimento di tutte le parti interessate sottolinea la necessità di affrontare in modo condiviso e strutturato una problematica che incide direttamente sulla sostenibilità degli allevamenti italiani.
La carenza dei veterinari, complice anche la tendenza degli studenti del corso di laurea, orientati più verso la specializzazione sugli animali da compagnia piuttosto che sugli animali da reddito, acuita dalle richieste della normativa europea e nazionale, sta creando problemi alle aziende zootecniche che necessitano di indicazioni chiare rispetto al rapporto con il veterinario aziendale e le sue funzioni.
Il tavolo con tutti gli stakeholder rappresenta un passo importante che Confagricoltura e Cia-Agricoltori Italiani, con le associazioni e l’Ordine dei veterinari e gli altri operatori, intendono portare avanti per arrivare a un equilibrio definito tra le necessità delle aziende e del sistema pubblico.
Il primo incontro è stato proficuo e le parti hanno concordato di voler proseguire il percorso di confronto per arrivare a un provvedimento ministeriale che aiuti a definire meglio questa figura e le sue funzioni, nell’ottica di venire incontro alle necessità tecniche e garantire lo stato sanitario degli allevamenti italiani rendendoli ancora più competitivi.

Favorire i processi di digitalizzazione per semplificare e gestire in modo efficace la comunicazione con tutti gli attori della filiera. È l’obiettivo dell’app per smartphone lanciata dal Consorzio Asti Docg, uno strumento – realizzato in collaborazione con Credemtel (società tecnologica del Gruppo Credem) e la sua Partecipata Mynet Srl-Società Benefit – dedicato ai soci per restare aggiornati su tutte le attività dell’ente consortile e al tempo stesso avere a disposizione uno spazio virtuale per la gestione dei documenti.
“Siamo il primo consorzio in Italia a mettere a disposizione dei propri associati un’applicazione intuitiva e funzionale per facilitare le comunicazioni interne, informare in tempo reale in merito alle nostre iniziative promozionali e contemporaneamente garantire una gestione sempre più efficiente di tutta la modulistica – commenta Giacomo Pondini, direttore del Consorzio Asti Docg-. Con questo strumento siamo inoltre in grado di limitare l’invio delle mail e ridurre lo spreco di carta in ottica di una gestione sempre più sostenibile anche della nostra organizzazione consortile”.
“Dotarsi di un’applicazione ad hoc per i soci è un passo fondamentale che ci permette di coinvolgere in tempo reale e attivamente tutta la nostra filiera, a partire dagli attori della produzione viticola e vitivinicola fino alle case spumantiere, le aziende vinificatrici e le cantine cooperative – afferma Stefano Ricagno, presidente del Consorzio Asti Docg -. È proprio la filiera che rappresenta al meglio le istanze del nostro territorio, per questo ci è sembrato non solo importante ma anche opportuno costruire un canale di comunicazione sempre più diretto e al passo coi tempi”.
L’applicazione si compone di due moduli: Bacheca e Armadietto. Con il primo sarà possibile per i soci ricevere le principali notizie interne inerenti il Consorzio fino alle comunicazioni relative alle iniziative e gli eventi promozionali in programma. Il secondo modulo faciliterà la consultazione, la condivisione e l’archiviazione dei documenti, permettendo inoltre anche la compilazione della modulistica interna direttamente dalla app.

Malcontento per il contributo ambientale, soddisfazione per il periodo di adeguamento concesso dal CONAI

Dal 1° marzo entra in vigore il Contributo ambientale sui vasi in plastica per fiori e piante, trattati come imballaggi. La decisione non soddisfa gli operatori florovivaisti. Si auspicava, infatti, che si tenesse conto da subito del nuovo Regolamento comunitario sugli imballaggi, in vigore dal 2026, che conferma quanto sostenuto da Confagricoltura da sempre, ossia che la gran parte dei vasi per fiori e piante sia da considerarsi come un mezzo di produzione.
Tuttavia, Confagricoltura apprezza quanto deliberato dal Consorzio Nazionale Imballaggi (CONAI) per ridurre al minimo il campo di applicazione del Contributo ambientale, individuando un congruo periodo per permettere agli operatori del settore di adeguare i propri sistemi gestionali.
Ora l’auspicio della Confederazione è che, con il supporto delle Amministrazioni competenti ed il proseguo del confronto con il CONAI, si possa al più presto definire un quadro applicativo che sia in linea con quanto indicato dal nuovo Regolamento europeo.
Confagricoltura, quindi, ribadisce ancora una volta che i “vasi in plastica per fiori/piante” non rientrano nella definizione di “imballaggi” poiché non esclusivamente orientati al trasporto e alla commercializzazione dei prodotti. Si tratta di elementi imprescindibili per lo sviluppo e la crescita delle piante, sia in fase di produzione che nelle fasi successive; pertanto, è necessario considerarli alla stregua di “mezzi di produzione” esentati da ogni contribuzione, secondo l’orientamento recepito dal nuovo Regolamento europeo.

Si comunica che dallo scorso 13 febbraio, tutti i soggetti obbligati all’iscrizione al nuovo Registro per la tracciabilità dei rifiuti – Rentri – (i produttori di rifiuti speciali pericolosi),  sono tenuti a detenere i modelli di formulari di trasporto e di registri di carico e scarico. Questo obbligo vale anche per i soggetti non obbligati all’iscrizione (i produttori di rifiuti speciali non pericolosi).
I nuovi modelli possono essere scaricati dal portale rentri.gov previa registrazione. Per i soggetti obbligati al Rentri tale registrazione comporterà il versamento di un contributo, per quelli non obbligati la registrazione sarà gratuita e funzionale esclusivamente a poter scaricare la nuova modulistica.

Se l’azienda si rivolge ad un sistema di conferimento dei rifiuti pericolosi al gestore del servizio pubblico di raccolta o ad un circuito organizzato (ad esempio Cascina Pulita), non  è tenuta ad alcun adempimento a parte l’iscrizione al registro Rentri ed al pagamento di un tributo per ogni unità locale, che vale per tutti, con la seguente tempistica di adesione:

dal 15 dicembre 2024 ed entro il 13 febbraio 2025 per imprese con più di 50 dipendenti;

dal 15 giugno 2025 ed entro il 14 agosto 2025 per imprese con più di 10 dipendenti;

dal 15 dicembre 2025 ed entro il 13 febbraio 2026 per tutti gli altri produttori iniziali di rifiuti pericolosi.

Gli imprenditori agricoli che utilizzano il documento di conferimento e non emettono il FIR (come ad esempio nel caso di conferimento dei rifiuti al gestore del servizio pubblico di raccolta, ovvero al circuito organizzato di raccolta di cui all’articolo 183, comma 1, lettera pp) del D.lgs. 152/2006, con i quali sia stata stipulata apposita convenzione) NON devono trasmettere i dati al RENTRI.

Proprio il 13 febbraio è stato approvato un emendamento alla legge di conversione al decreto-legge c.d. Milleproroghe che impegna il Governo a emanare un D.M. affinché il termine di inizio per l’operatività del RENTRI venga posticipato di 60 giorni.

Ad oggi, quindi, i soggetti obbligati che ancora non si sono iscritti al RENTRI rimangono esposti alle relative sanzioni di cui all’.art. 258, commi 10 e 11, del D.L.vo 152/2006.

La proroga in questione riguarderebbe, indirettamente, anche il termine di adozione dei nuovi modelli di registro e formulario.

Sul prossimo numero pubblicheremo il commento e l’interpretazione al Milleproroghe di Confagricoltura.

Per maggiori informazioni è possibile visualizzare e scaricare la presentazione preparata da Confagricoltura o contattare l’ufficio tecnico di Asti Agricoltura

slides RENTRI focus aziende agricole 3 febbraio