Facendo seguito alla richiesta di parere fatta dal Masaf alla Commissione europea circa la possibilità di consentire il passaggio dalla rotazione alla diversificazione già nel 2025, si informa che la Commissione europea ha risposto affermativamente.
Pertanto, con la risposta della Commissione europea è stato chiarito che: è possibile per le aziende agricole, già dal 2025, avvalersi della diversificazione colturale – per assolvere alla BCAA 7 – anche senza aver chiuso la rotazione del 2024.
Di fatto, quindi, già dal 2025 tutti gli agricoltori sono liberi di intraprendere la diversificazione.
Si ricorda che, tale importante richiesta di semplificazione era stata proposta da Confagricoltura in svariate occasioni, a partire dal mese di luglio scorso, non appena firmato il DM 28 giugno 2024 di attuazione del Reg. (UE) 2024/1468 in merito alla semplificazione della PAC. Ad avviso di Confagricoltura, infatti, il Regolamento permetteva di fatto questa flessibilità per l’anno 2025; interpretazione giustificata anche dal momento che sia il Regolamento in questione che il suo decreto di attuazione, erano stati resi pubblici – rispettivamente il 24 maggio e il 30 luglio del 2024 – quando ormai le scelte colturali delle aziende agricole erano già state adottate.
Confagricoltura nelle diverse interlocuzioni con il Masaf – sia negli eventi informativi pubblici che negli incontri più tecnici, ha poi sempre ribadito la necessità di adottare tale interpretazione; infatti, senza la possibilità di passare già dal 2025 alla diversificazione – anche senza chiudere la rotazione del 2024 con una coltura secondaria – la portata della semplificazione della norma BCAA 7 introdotta dal Reg. (UE) 2024/1468 sarebbe stata decisamente limitata.
Tali richieste sono infine state evidenziate nuovamente da Confagricoltura nel webinar informativo in materia di condizionalità organizzato dal Masaf lo scorso 15 novembre, a seguito del quale il Ministero ha poi presentato una richiesta di parere alla Commissione europea sul tema, in data 26 novembre 2024. Nelle scorse settimane, la Confederazione ha sollecitato il Masaf con la richiesta di un’ufficializzazione dell’interpretazione fornita poi dagli uffici della Commissione europea nei giorni scorsi.
Nella giornata di ieri l’ufficio del Ministero della Direzione Generale dello Sviluppo Rurale (Ufficio DISR III – Agricoltura e sostenibilità ambientale) competente anche in materia di applicazione della condizionalità, sulla base della risposta fornita dagli uffici della Commissione, ha quindi definitivamente ufficializzato tale interpretazione con una e-mail (v. allegato) indirizzata ai referenti delle Organizzazioni agricole.
Superfluo ribadire che si tratta di un’importante semplificazione per le aziende che consente la corretta implementazione delle misure approvate a maggio e luglio scorso, sia in termini economici che di gestione colturale e che dimostra ancora una volta il lavoro assiduo e costante della Confederazione nel cercare di migliorare l’attuale Politica agricola comune e la sua complessa applicazione.

Si trasmette il Decreto Dipartimentale n. 41600 del 30 gennaio 2025, in allegato, con il quale il termine è stato prorogato il termine di presentazione dei programmi annuali di produzione (PAP) dal 31 gennaio 2025 al 1° aprile 2025.

Per ulteriori informazioni è possibile rivolgersi all’ufficio tecnico di Asti Agricoltura

MASAF Decreto PAP

E’ stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il Decreto-legge n.202/2024 “Disposizioni urgenti in materia di termini normativi” (cd. Milleproroghe).
Tra le misure contenute nel provvedimento, si rilevano la proroga del termine entro il quale le imprese con sede legale in Italia sono tenute alla stipula di contratti assicurativi a copertura di rischi catastrofali e l’estensione del credito d’imposta e del contributo a fondo perduto riconosciuto alle imprese turistico-alberghiere e ricettive in relazione alle spese sostenute per interventi in materia edilizia e per la digitalizzazione d’impresa.
Ad esito delle evidenze avanzate da Confagricoltura, inoltre, il provvedimento rinvia al 1° gennaio 2026 l’entrata in vigore delle nuove normative in materia di soggettività all’IVA delle cessioni di beni e prestazioni di servizi ai soci, associati o partecipanti verso pagamenti di corrispettivi specifici.

In allegato il Decreto Legge

DECRETO-LEGGE 27 dicembre 2024, n. 202

Esprimiamo vicinanza a chi sta manifestando, condividiamo i motivi delle proteste, e come Confagricoltura siamo in pressing sul Governo, in Italia e in Europa, su molti dei temi oggetto del malumore degli imprenditori del comparto primario”, così Enrico Allasia presidente di Confagricoltura Piemonte commenta le manifestazioni degli agricoltori in corso a Cuneo, come in altre aree del Piemonte e d’Italia.
Proprio in questi giorni la Giunta nazionale di Confagricoltura è tornata a riunirsi a Bruxelles per rimarcare come le priorità per il settore primario italiano siano legate a doppio filo all’Europa. L’associazione ha ribadito la necessità di un Piano strategico dell’Unione che punti sul rafforzamento della competitività del settore. Semplificazione burocratica, agevolazioni nell’accesso al credito, programmi di gestione del rischio: sono le misure immediate di cui necessitano le imprese. A livello di politica comunitaria, ancora una volta Confagricoltura chiede un’azione immediata sulla PAC e sul budget destinato all’agricoltura, soprattutto a fronte di un allargamento a più Paesi.
La transizione verde necessita di norme in grado di garantire un futuro alle aziende agricole e la sicurezza alimentare per i cittadini – dichiara Allasia – l’Europa deve necessariamente cambiare passo, dando agli agricoltori gli strumenti per raggiungere gli obiettivi di maggiore sostenibilità ambientale aumentando però la capacità produttiva. Occorre rivedere le politiche europee dedicate all’agricoltura, canalizzando risorse a favore delle aziende professionali che possono davvero rappresentare il futuro del comparto. Serve un piano di crescita a lungo termine, lontano dalle strette ideologie che hanno penalizzato l’Ue in questi anni e capace di dare alle imprese agricole competitività e giusto reddito”.
L’impatto del cambiamento climatico e le difficoltà incontrate dagli imprenditori a causa dell’aumento dei costi di produzione permangono in cima alla lista dei fenomeni da monitorare e contenere con immediatezza, introducendo ricerca e innovazione, con sforzi equilibrati tra pubblico e privato. I dossier già affrontati da Confagricoltura restano temi sul tavolo, da affrontare il prima possibile con le istituzioni nazionali ed europee.
Tra questi vi sono, soprattutto, le emergenze sanitarie che stanno interessando il settore zootecnico: la nuova ondata di influenza aviaria allarma anche gli allevatori piemontesi e preoccupa l’intero settore zootecnico, già alle prese con la PSA nel comparto suinicolo e la Blue Tongue in quello bovino. Davanti a queste emergenze l’appello è a un ulteriore sforzo dal punto di vista della biosicurezza nelle strutture, a fronte del rischio di abbattimenti e dei conseguenti lunghi tempi nell’erogazione dei ristori, nonché delle risorse disponibili.
Per questi motivi come Confagricoltura abbiamo avanzato la richiesta di attivare la riserva di crisi dell’Ue – dice Allasia – mentre restiamo in attesa di una svolta concreta sul Piano regionale per la qualità dell’aria che obbliga le nostre stalle ad adeguamenti molto onerosi”.
È una fase molto impegnativa per tutto il nostro settore, non solo per la zootecnia: clima, transizione ecologica e accordi internazionali saranno il fil rouge dell’anno appena iniziato. Quella del 2024 è stata l’annata più calda di sempre, con profonde ripercussioni sui raccolti di cereali e ortofrutta. Il comparto della frutta fresca, ad esempio, a causa del cambiamento climatico e delle conseguenti fitopatie, in dieci anni ha ridotto la produzione di un terzo e le aumentate importazioni di frutta dall’estero minano la competitività delle imprese italiane”, continua Enrico Allasia. “Apprezziamo lo sforzo del Governo che, nell’ambito della legge di bilancio, ha ridotto la pressione fiscale, utile a dare slancio all’economia, e inserito le misure che favoriscono il processo di innovazione e la ricerca in ambito agricolo. Tuttavia, occorre verificare con il Governo come individuare le risorse economiche per stabilizzare e proteggere il reddito degli agricoltori, in particolare quelli colpiti da fitopatie ed epizoozie, con un maggiore controllo della fauna selvatica”.
Infine, conclude Allasia, “Siamo vigili sul tema degli accordi internazionali: l’intesa UE-Mercosur (il mercato comune sudamericano), ad esempio, non garantisce equità e reciprocità nei rapporti, né protezione per il nostro modello agricolo”.

Si trasmette la nota DGSAF 2280 del 27 gennaio 2024 con la quale il Ministero della Salute espone la possibilità di effettuare le vaccinazioni per proteggere gli animali dall’infezione del virus della Febbre catarrale degli ovini – Blue Tongue.
Viene infatti evidenziato come la vaccinazione rappresenti uno strumento fondamentale per proteggere dalla forma clinica il patrimonio zootecnico suscettibile e contribuisca a limitare la circolazione virale ed a salvaguardare i flussi commerciali consolidati, consentendo la libera movimentazione degli animali delle specie sensibili in ambito nazionale e comunitario, indipendentemente dalle aree di provenienza.
Le Regioni possono attuare il piano vaccinale regionale che dovrà prevedere l’identificazione degli obiettivi e delle priorità di intervento, definire i target di popolazione e garantire la messa a disposizione dei vaccini.
Se invece le Regioni non volessero impegnarsi in un piano vaccinale, è data comunque la possibilità agli allevatori volontariamente, anche per il tramite delle Associazioni di categoria, di approvvigionarsi delle dosi di vaccino necessarie alla protezione dei propri animali e/o ai fini del mantenimento dei relativi canali commerciali.
Mentre nel primo caso la spesa è a carico della Regione, nel secondo caso la spesa è a carico degli operatori. Questo rende disomogeneo il territorio sia per la profilassi vaccinale sia per il sostegno agli operatori visto che alcune Regioni attuerebbero i piani vaccinali regionali mentre altre lascerebbero gli allevatori ad affrontare i costi della vaccinazione.
Si reputa, quindi, essenziale agire sulle amministrazioni locali per far prevedere un piano vaccinale e l’acquisto dei vaccini ed evitare disparità di trattamento per gli allevatori. Disparità che già oggi si presentano per la presenza di un accordo interregionali che alcune Regioni del nord Italia hanno concordato per permettere una più agevole movimentazione dei capi tra le zone omogenee per sierotipo e che dovrebbe essere estesa a tutto il territorio nazionale vista la già ampia presenza di focolai sia del sierotipo 8 sia del sierotipo 3.
Si invitano, quindi, le sedi in indirizzo ad agire a livello delle amministrazioni regionali per far prevedere i piani di vaccinazione, soprattutto per la specie ovina e caprina che presentano una maggiore sensibilità alla malattia fino alla morte dell’animale, con l’acquisto dei vaccini da parte delle Regioni, nonché l’adesione al protocollo di movimentazione dei capi considerando il territorio nazionale come unica zona omogenea per i sierotipi circolanti così da facilitare il commercio dei bovini.

In allegato la nota del Ministero della Salute

Ministero della Salute_circolare febbre catarrale