Si comunica he è stata concessa una proroga al 29 luglio, da parte di Agea, per le domande di risarcimento danni causa PSA da parte delle aziende faunistico venatorie. Queste disposizioni sono state pubblicate in una di Agea che su richiesta di Arpea ha deciso operare in questo senso, “al fine di compensare le perdite di reddito subite dalle aziende faunistico venatorie, oggetto di danni indiretti, a partire dall’applicazione dei provvedimenti sanitari attivati per l’adozione di misure di prevenzione, eradicazione e contenimento e dal blocco delle attività venatorie, a seguito dell’epidemia di peste suina africana (PSA), nel periodo dal 13 gennaio 2022 sino al 31 dicembre 2022”.

Leggi la circolare di Arpea

circolare Agea_indenizzo aziende faunistico venatorie

 

L’organizzazione agricola chiede alla Regione Piemonte la possibilità di estendere il periodo della caccia al cinghiale

Durante l’incontro che si è svolto la scorsa settimana a Palazzo Piemonte, tra Confagricoltura Piemonte, le unioni provinciali e il neo assessore regionale all’Agricoltura Paolo Bongioanni, sono stati toccati diversi temi importanti per il settore agricolo. Si è parlato infatti di emergenze climatiche, politiche europee, ma anche di pericolose malattie che in questi anni hanno colpito duramente tutto il comparto, come l’influenza aviaria e la PSA, la Peste Suina Africana.
Proprio in riferimento a quest’ultima patologia, Confagricoltura Piemonte, a nome di tutte le unioni provinciali ha inviato all’assessore Bongioanni una lettera nella quale viene delineato il quadro generale a livello regionale, relativo alla diffusione della PSA che purtroppo continua a peggiorare. La Confederazione esprime forte preoccupazione nonostante in questi ultimi mesi sia state rafforzate le misure di eradicazione, controllo e prevenzione, come da indicazioni contenute nell’ultima ordinanza (2/2024) del Commissario Straordinario alla Peste Suina Africana, in vigore sino al 31 marzo 2025.
Confagricoltura chiede alla Regione Piemonte chiede di verificare la possibilità di integrare il calendario venatorio 2024-2025, prevedendo l’estensione del periodo di caccia al cinghiale.

Leggi la lettera completa che Confagricoltura ha inviato all’assessore Bongioanni

 

Il quadro relativo alla diffusione della Peste Suina Africana (PSA) in diverse aree del Paese continua a peggiorare.
Con le indicazioni contenute nell’ultima ordinanza (2/2024) del Commissario Straordinario alla Peste Suina Africana, in vigore sino al 31 marzo 2025, sono state ulteriormente rafforzate le misure di eradicazione, controllo e prevenzione che devono essere applicate nelle zone istituite in conformità al regolamento delegato (UE) 2020/687 e al regolamento di esecuzione (UE) n. 2023/594.
Inoltre, sono stati intensificati i controlli ufficiali dell’Autorità competente locale (ACL) sulle carni suine in tutte le fasi della filiera alimentare, si sono armonizzate le deroghe ai divieti di movimentazione e si incrementa l’operatività dell’Autorità stessa attraverso l’istituzione dei Gruppi operativi territoriali (GOT). Viene inoltre acquisita la disponibilità dei soggetti abilitati all’attività venatoria attraverso la creazione di un elenco nazionale di bioregolatori da cui si possa attingere per le azioni di contenimento della popolazione di cinghiali. Sono state anche aggiornate le misure di controllo applicabili su tutto il territorio nazionale e quelle per le aree non interessate dalla malattia.
Allo stesso tempo, sono state introdotte misure volte ad evitare di deprezzare commercialmente i suini provenienti da allevamenti ricadenti in comuni che sono stati ricompresi nelle zone di restrizione. Occorre infatti focalizzare sempre di più l’attenzione verso i suinicoltori che stanno subendo gravi penalizzazioni di mercato nelle suddette zone, al fine di salvaguardare una parte essenziale della filiera.
In un tale contesto va comunque sottolineato che la lotta alla PSA deve essere condotta in primo luogo con l’abbattimento dei cinghiali, principale veicolo della malattia.
Per tale motivo abbiamo valutato positivamente alcune disposizioni inserite del decreto-legge 15 maggio 2024, n. 63 (convertito con modificazioni nella legge 12 luglio 2024, n. 101), a partire dall’art. 6, con cui viene rifinanziato il Fondo per gli interventi strutturali e funzionali in materia di biosicurezza. Si consente inoltre, nelle zone di restrizione, sino al 31 dicembre 2028, la caccia di selezione dei suidi fino a mezzanotte, dando la possibilità di attuare le misure adottate dal Commissario straordinario con il ricorso anche a personale delle Forze armate.
A questo proposito desideriamo evidenziare quanto previsto dal comma 1 bis dell’art. 10 che, al fine di incrementare l’azione di contrasto alla diffusione della peste suina africana, prevede la possibilità di effettuare la caccia al cinghiale dal 1° ottobre al 31 gennaio. Si tratta di una modifica estremamente importante dell’art. 18 della legge 157/92, che permette quindi di prolungare di un mese l’attività venatoria della specie.
La norma, peraltro, ricalca una richiesta che alcune Regioni avevano già presentato in corso di implementazione dei calendari venatori, ma che in sede di valutazione a livello nazionale non era stata accolta, proprio a causa della rigidità della normativa di riferimento.
In relazione a quanto indicato, invitiamo pertanto codesta amministrazione a verificare la possibilità di integrare il calendario venatorio 2024-2025, prevedendo l’estensione del periodo di caccia al cinghiale

Webinar il 12 settembre 2024

La Camera di Commercio di Alessandria-Asti, in collaborazione con il Centro Estero per l’Internazionalizzazione del Piemonte, prosegue con il ciclo di incontri in modalità webinar dedicati a tematiche relative all’internazionalizzazione.

Il secondo appuntamento, dal titolo “Il contratto internazionale per gestire in sicurezza i rischi derivanti da aumenti dei prezzi e da crisi economiche e sanitarie”, è fissato per giovedì 12 settembre 2024, con orario 9.00-13.00.

Lo scopo dell’incontro è quello di esaminare i rischi che derivano da eventi negativi quali l’aumento dei prezzi delle materie prime, del gas e della logistica, le sanzioni economiche e le crisi sanitarie, situazioni che danneggiano le imprese e che si ripercuotono negativamente sui conti economici aziendali e in generale con gli affari con l’estero e in Italia, e di fornire indicazioni sulle cautele contrattuali da adottare.

Saranno quindi trattati diversi casi di forza maggiore, eccessiva onerosità sopravvenuta, sanzioni economiche internazionali.

In dettaglio il programma sarà il seguente:

1) Come i cigni neri della geopolitica, gli aumenti dei prezzi, le crisi economiche e sanitarie ed eventi imprevedibili e straordinari danneggiano gli affari con l’estero e il conto economico aziendale

2) Quali sono le regole del gioco per risolvere le crisi causate dai cigni neri, se il contratto internazionale di vendita, fornitura e distribuzione internazionale è inadeguato o lacunoso

3) Utilizzo del contratto internazionale come strumento di lavoro per prevenire e gestire rischi imprevedibili e straordinari nei rapporti con i clienti e fornitori esteri

4) Come gestire i rischi futuri di forza maggiore, hardship e sanzioni economiche internazionali per fare affari in sicurezza con l’estero.
Risposte a quesiti

Docente: Avv. Marcello Mantelli – Esperto Ceipiemonte in contrattualistica internazionale.

La partecipazione al webinar è gratuita, previa iscrizione sulla pagina dedicata all’iniziativa del portale del Centro Estero, al seguente link:

https://adesioni.centroestero.org/sicurezza_rischi_24 cliccando sul tasto PARTECIPA.

Il giorno precedente l’evento gli iscritti riceveranno, all’indirizzo mail indicato al momento della registrazione, il link e le credenziali per l’accesso al webinar che sarà erogato attraverso la piattaforma Zoom.

Termine ultimo per le iscrizioni: 10 settembre 2024

Per eventuali ulteriori informazioni contattare: Centro Estero per l’Internazionalizzazione

Maddalena Covello – Tel. 011 6700669 – E-mail: maddalena.covello@centroestero.org

Sulla GU n. 164 del 15 luglio scorso è stata pubblicata la legge 4 luglio 2024 n. 102 che delega il Governo a definire, tramite uno o più decreti legislativi da adottare entro ventiquattro mesi dall’entrata in vigore della legge delega in commento, un quadro normativo organico sui vari aspetti che caratterizzano la filiera florovivaistica.

Il Governo, nell’esercizio della delega, dovrà attenersi ai principi e criteri direttivi definiti dall’art. 2, tra cui si evidenziano le azioni tese a:

• disciplinare l’articolazione della filiera florovivaistica comprendendo sia le attività agricole sia le attività di supporto alla produzione, quali quelle di tipo industriale e di servizio;
• definire l’attività agricola florovivaistica in coerenza con le disposizioni dell’articolo 2135 del Codice civile e del decreto legislativo 29 marzo 2004, n. 99, nonché prevedere l’applicazione dei contratti di coltivazione ai diversi comparti del settore;
• prevedere un coordinamento nazionale che fornisca misure di indirizzo al settore, anche mediante l’istituzione di un ufficio per la filiera del florovivaismo, presso il Masaf al fine di
garantire l’efficace gestione del settore e la valorizzazione delle attività, tenendo conto delle peculiarità delle produzioni floricole e di quelle vivaistiche all’interno delle misure di indirizzo del settore;
• prevedere l’elaborazione, con periodicità quinquennale, di un Piano nazionale del settore florovivaistico, quale strumento programmatico e strategico che tenga conto delle peculiarità delle produzioni floricole e di quelle vivaistiche;
• predisporre un sistema di rilevazione annuale dei dati statistici del settore del florovivaismo, comprendente la rilevazione della specie e della quantità di prodotto coltivato e dei relativi prezzi;
• qualificare come centri per il giardinaggio le imprese agricole di cui all’articolo 2135 del Codice civile che operano nel settore specializzato del giardinaggio e del florovivaismo e che forniscono beni e servizi connessi all’attività agricola e definire la loro collocazione all’interno della filiera florovivaistica;
• favorire l’aggregazione tra produttori attraverso la semplificazione delle procedure volte alla costituzione di organizzazioni di produttori del settore florovivaistico;
• disciplinare, in coerenza con quanto previsto dal decreto legislativo 10 novembre 2003, n. 386, e dai relativi decreti attuativi, le condizioni per la produzione di materiali forestali di moltiplicazione, prevedendo che la germinazione e la certificazione degli stessi materiali di moltiplicazione, nel rispetto delle disposizioni del medesimo decreto legislativo n. 386 del
2003, siano realizzate dagli organismi ufficiali competenti e che la successiva coltivazione dei predetti materiali possa essere svolta nei vivai di proprietà privata, allo scopo di sostenere le attività di rimboschimento, ricostituzione forestale e restauro e di forestazione urbana nonché di perseguire gli altri fini d’interesse forestale.
Si ricorda che Confagricoltura è intervenuta sin dal varo dello schema di DDL ed ha costantemente monitorato i lavori parlamentari intervenendo su diversi temi dalla richiesta di inserimento dei riferimenti all’articolo 2135 del Codice Civile nell’inquadramento delle attività del florovivaismo, alla distinzione tra produzioni floricole e vivaistiche anche nella programmazione degli interventi di politica settoriale, sino all’istituzione di un sistema statistico che consenta di avere a disposizione dati aggiornati e dettagliati per valutare in maniera approfondita l’andamento del settore e definire le necessarie politiche di supporto.
Il Governo, come sopra accennato, avrà ora a disposizione due anni, dall’entrata in vigore della legge, per adottare uno o più decreti legislativi finalizzati a costituire un quadro normativo organico in materia di coltivazione, promozione, commercializzazione, valorizzazione ed incremento della qualità e dell’utilizzo dei prodotti del settore e della filiera florovivaistica. Confagricoltura ha già manifestato al Governo la sua disponibilità a collaborare attivamente ai lavori di definizione del/dei decreto/i delegato/i affinché si arrivi ad un inquadramento solido e strutturato del settore, che finora è mancato, nell’interesse delle imprese florovivaistiche nazionali.

Positiva la Legge a supporto dell’Imprenditoria Giovanile in agricoltura (Legge n.36 del 15 marzo 2024): ora è tempo di sostenere anche le donne. In Italia, il 31,5% delle imprese agricole è a trazione femminile (mentre la media europea arriva solo al 29%). L’imprenditoria agricola in rosa rappresenta un’opportunità di lavoro al Sud e un importante volano per la sostenibilità ambientale. La Regione con il maggior numero di imprese agricole femminili è la Sicilia, seguita da Puglia e Campania. All’interno del segmento spiccano gli agriturismi e le fattorie didattiche (che rappresentano il 60% del totale), così come le aziende biologiche; gli allevamenti zootecnici guidati da donne superano il 43% e le aziende floricole sfiorano il 50%. Ora servono degli strumenti adeguati che stimolino l’accesso al credito e all’innovazione.
Confagricoltura Donna e Donne in Campo – CIA segnalano l’urgenza di una Legge Quadro per l’imprenditoria femminile in agricoltura, che preveda, tra l’altro, la costituzione di un Ufficio permanente presso il Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, e di un Osservatorio ad hoc, con l’obiettivo di promuovere l’accesso delle donne all’attività agricola e di potenziare le politiche attive del lavoro nel settore primario.
Le Presidenti delle due Associazioni datoriali, Alessandra Oddi Baglioni (Confagricoltura Donna) e Pina Terenzi (Donne in Campo – CIA), rilevano la carenza di politiche nazionali a favore dell’imprenditoria e del lavoro femminili in agricoltura.
Le oltre 200mila imprenditrici agricole italiane sono in prima linea per difendere il settore quale asset strategico del Paese, dove la produzione di cibo e la tutela del territorio camminano insieme, rappresentando il patrimonio di biodiversità, salute e benessere, cultura e tradizione del Made in Italy”, ha affermato Pina Terenzi, presidente di Donne in Campo – CIA.
Secondo l’OCSE, riducendo il divario di genere nell’accesso alle risorse produttive, la produzione delle imprese agricole femminili aumenterebbe del 20%-30%. Un contributo concreto alla sicurezza alimentare a cui non possiamo rinunciare, considerando che dovremo sfamare una popolazione di 10 miliardi di persone entro il 2050. L’agricoltura, oltre ad essere un settore fondamentale per la nostra economia, è uno dei comparti a maggior presenza femminile, con buone prospettive di crescita nella fascia manageriale. Infatti, in 10 anni, le donne a capo di aziende agricole sono passate da 1 su 4 nel 2000, a 1 su 3. Inoltre, le aziende condotte da donne sono socialmente più responsabili e aprono la strada a un futuro più inclusivo e resiliente”, ha aggiunto Alessandra Oddi Baglioni, presidente di Confagricoltura Donna.
Le due organizzazioni evidenziano la necessità di mettere a disposizione strumenti legislativi e istituzionali, così come accaduto per l’imprenditoria giovanile, con l’obiettivo di valorizzare l’apporto delle donne: una parte fondamentale del mondo agricolo, impegnata nell’innovazione, nella sostenibilità e nella costruzione di sistemi alimentari sostenibili.