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Il 15 novembre sarebbe scaduto il termine per la presentazione delle denunce di produzione del vino ma il Mipaaf ha predisposto il provvedimento di proroga del termine di chiusura delle dichiarazioni di vendemmia al 30 novembre 2020.
Per i soggetti che hanno fatto domanda per avvalersi della misura di riduzione delle rese rimane l’obbligo di presentazione della dichiarazione al 15 novembre 2020.

In allegato la circolare del Mipaaf

Per informazioni contattare l’Ufficio Vino di Confagricoltura Asti

Circolare Mipaaf

Fino a un mese fa le previsioni vendemmiali per il Piemonte indicavano un aumento significativo della produzione rispetto a quella dello scorso anno, particolarmente scarsa: in pratica l’annata 2020 avrebbe dovuto essere “normale” dal punto di vista quantitativo, ma il clima dell’ultima parte dell’estate ha modificato il pronostico.
In realtà i dati che stanno affluendo a Confagricoltura dalle cantine dislocate sul territorio piemontese – dichiara il presidente regionale dell’organizzazione Enrico Allasiariferiscono di una produzione sui livelli dello scorso anno per quanto riguarda le uve vendemmiate entro la prima decade di settembre. In particolare moscato, dolcetto, brachetto, grignolino e cortese non avrebbero fatto registrare aumenti di produzione rispetto all’anno scorso”.
Le temperature estive (in particolare dell’ultima parte della stagione) insolitamente alte e la scarsità di precipitazioni hanno ridotto le rese rispetto alle previsioni; i quantitativi raccolti finora sono generalmente al di sotto del limite massimo fissato dai disciplinari di produzione delle uve doc e docg.
Un aspetto positivo – sottolinea il direttore di Confagricoltura Piemonte Ercole Zuccaroè la buona sanità delle uve: la vegetazione è in ordine e il legno è maturo, condizioni che sono di buon auspicio anche per la prossima annata”.
In questo periodo – spiegano i tecnici di Confagricoltura Piemonte che stanno monitorando l’andamento delle curve di maturazione delle uve – si sta raccogliendo l’uva barbera nell’Astigiano, nel Monferrato e nelle Langhe, mentre nelle colline del Canavese si sta vendemmiando l’uva erbaluce. Queste operazioni dovrebbero concludersi entro i primi giorni della prossima settimana.
A seguire, già ai primi di ottobre dovrebbero iniziare, nelle posizioni meglio esposte, le vendemmie delle uve nebbiolo, nelle Langhe, nel Roero e nell’Alto Piemonte. La qualità, per quanto riguarda le uve barbera e le uve nebbiolo si presenta ottima, con punte di eccellenza. Il nebbiolo è in fase di maturazione fenolica e lo stato fitosanitario è ottimo: le piogge misurate nelle aree vitivinicole e le importanti escursioni termiche degli ultimi giorni stanno favorendo la maturazione dei grappoli per un’annata che si preannuncia importante.

La vendemmia di quest’anno, a livello nazionale, fornirà una qualità delle uve di alto livello e in alcuni casi eccellente, con una quantità in leggera decrescita sullo scorso anno. In Piemonte la produzione è leggermente superiore alla media, con una previsione di un aumento del 5% rispetto al 2019. Le previsioni di Ismea, Assoenologi e Unione Italiana Vini al link che segue:

http://www.ismea.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/11166

Sul Sole24ore, il direttore delle relazioni sindacali di Confagricoltura Roberto Caponi interviene sulla questione voucher. “La vendemmia sta entrando nel vivo e il contratto di prestazione occasionale ha mantenuto tutte le sue rigidità”, spiega Roberto Caponi, direttore dell’area Lavoro e Welfare di Confagricoltura. “Lo strumento è inutilizzabile dalle imprese con più di 5 dipendenti. C’è bisogno quindi di intervenire sulla norma, estendendola anche alle grandi aziende, modificando tetti reddituali e categorie di lavoratori che possono accedervi, oggi limitate a studenti fino a 25 anni, pensionati, disoccupati e percettori di integrazioni al reddito. Ci troviamo di fronte a un serio problema, quello della manodopera, che, peraltro, per un buon 40% arriva dall’estero, specie dall’Est Europa, con l’obbligo della quarantena per chi arriva da Bulgaria e Romania, che pesa sui conti delle aziende. C’è poco da aggiungere: i vecchi voucher cartacei erano lo strumento più fruibile per imprese e lavoratori. In agricoltura l’utilizzo dei voucher non aveva mai sollevato problemi. La politica rifletta, ma stavolta senza pregiudizi ideologici”.

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Chiediamo con urgenza che il Comitato Tecnico Scientifico si esprima sul protocollo condiviso tra parti speciali e Governo il 20 maggio scorso, in particolare in relazione alla quarantena attiva”.
Così il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti, interviene sulla questione della manodopera richiesta con urgenza per le prossime operazioni di vendemmia, anticipate in alcune regioni per determinati vitigni.
La cosiddetta “quarantena attiva” è la possibilità di far svolgere agli stranieri l’attività lavorativa durante il periodo di quarantena, a condizione che siano ospitati in azienda, che lavorino separatamente dagli altri dipendenti e che non lascino l’impresa per 14 giorni.
Con la quarantena obbligatoria per chi arriva da Romania e Bulgaria – evidenzia Giansanti – si rischia un impasse che grava ora sulle imprese vitivinicole. In altri Paesi europei, quale ad esempio la Germania, la quarantena attiva è stata applicata con soddisfazione reciproca da parte degli addetti e degli imprenditori. Per questo sollecitiamo un pronunciamento sul protocollo sottoscritto da Confagricoltura, con le altre Organizzazioni datoriali, i Sindacati dei lavoratori agricoli e alla presenza dei ministri del Lavoro e delle Politiche Sociali, Politiche Agricole e della Salute”.
Le comunicazioni di assunzione riferite agli operai addetti alla vitivinicoltura – ricorda Confagricoltura, la prima organizzazione per numero di imprese con manodopera nel settore primario – rappresentano il 20% del totale, pari a circa 180mila soggetti.
Gli operai agricoli provenienti dalla Romania sono il 76% degli addetti stranieri comunitari dell’Est Europa, ovvero oltre 100mila operai, reclutati dalle aziende per le diverse operazioni in campo lungo l’anno. Gli addetti agricoli bulgari sono invece l’8% dei comunitari dell’Est.
E’ importante – conclude il presidente di Confagricolturache su una materia come quella del lavoro ci siano decisioni a carattere nazionale, in modo da non creare discriminazioni tra le imprese agricole operanti nello stesso comparto”.