Dopo l’edizione del 2016, Gianfranco Lisa, allevatore di Valfenera, si aggiudica anche quest’anno il premio speciale di Confagricoltura Asti per il “Miglior bue allevato in provincia di Asti”, durante la Fiera del Bue Grasso di Moncalvo, giunta quest’anno alla 382° edizione. Un premio che da alcuni anni ormai rappresenta una certezza all’interno della kermesse moncalvese, istituito dall’organizzazione agricola astigiana proprio per esaltare la qualità dei capi allevati nel nostro territorio.
La rassegna zootecnica aleramica ha riservato anche quest’anno numerose sorprese e una sorprendente quantità di visitatori, come sempre molto affezionati a questa storica manifestazione che da secoli riesce a ricreare una magica simbiosi tra la piazza, cuore pulsante della comunità e del commercio, e i buoi, simbolo del lavoro e della vocazione contadina di questa realtà.
Confagricoltura Asti si rivela anche quest’anno grande protagonista della fiera, ben rappresentata da due aziende zootecniche associate che si sono aggiudicate premi in due diverse categorie: si tratta di Angelo Nicola di Moransengo che ha vinto il 3° premio per la categoria “Buoi grassi con tendenza alla coscia” e Cati Gavello di San Paolo Solbrito che ha conquistato il 1° Premio per “Il bue più pesante”, esponendo un gigante da 1340 kg.
L’allevamento di bovini da carne è un settore fondamentale per tutto il territorio piemontese; la qualità e la salubrità delle nostre carni ne conferma l’importanza”, ha affermato Mariagrazia Baravalle, direttore di Confagricoltura Asti. “La Fiera del Bue Grasso di Moncalvo rappresenta un ottimo esempio di rispetto e mantenimento delle tradizioni. Da questo presupposto è necessario lavorare tutti insieme per una maggiore valorizzazione di questo comparto, coniugando la tradizione con gli aspetti innovativi che lo renderebbero più competitivo”.
Questo settore deve essere sempre tutelato e difeso – ha concluso il direttore di Confagricoltura Asticon l’auspicio che il prezzo delle carni sia sempre remunerativo per i nostri allevatori. Ci auguriamo che la carne italiana (in particolar modo quella piemontese, ndr) abbia all’interno della grande distribuzione uno spazio riservato per evidenziarne le sue indubbie qualità”.

 

Alcune foto della 382° edizione della Fiera del Bue Grasso di Moncalvo

 

Accettiamo la sfida lanciata oggi dalla Commissione con il Green New Deal europeo, anche se una valutazione definitiva potrà essere formulata quando saranno presentate, nella primavera dell’anno venturo, le proposte operative”. E’ la dichiarazione rilasciata dal presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, sulla comunicazione licenziata oggi a Bruxelles dalla Commissione, per conseguire la neutralità climatica nel 2050.
Il nuovo Esecutivo dell’Unione ha proposto un obiettivo giustamente ambizioso, chiamando in causa anche l’agricoltura. Per le nostre imprese, la sfida è quella di produrre con una minore pressione sulle risorse naturali, limitando le emissioni che alterano il clima – ha aggiunto Giansanti – senza dimenticare, peraltro, che le imprese agricole italiane hanno già ottenuto significativi traguardi in termini di sostenibilità, sicurezza e qualità delle produzioni. Possiamo conseguire ottimi risultati nell’interesse della collettività, considerato che le attività agricole e forestali si svolgono sul 40% della superficie complessiva dell’UE. Vanno però assunte scelte coerenti in termini di sostegno agli investimenti, diffusione delle innovazioni tecnologiche, comprese le biotecnologie, salvaguardia della competitività e informazione dei consumatori”.
A questo riguardo – ha sottolineato Giansanti – qualche dubbio è più che legittimo, visto che sul tavolo del Consiglio europeo, che si riunirà domani, oltre alla comunicazione sul Green New Deal, c’è una proposta per limitare il bilancio pluriennale dell’Unione a poco più dell’1% del PIL complessivo, con un taglio dei fondi all’agricoltura di oltre il 10% a prezzi correnti. Ci auguriamo che alla fine prevalga la coerenza tra obiettivi ambiziosi e risorse finanziarie disponibili”.
Abbiamo apprezzato – ha proseguito Giansanti – il riferimento fatto dalla Commissione agli accordi bilaterali commerciali. Sul mercato europeo dovranno entrare solo prodotti ottenuti con standard ambientali allineati con quelli della UE. E’ una condizione fondamentale, perché non possiamo penalizzare la competitività delle imprese europee, mentre fuori dall’Unione aumentano le emissioni inquinanti e la pressione sulle risorse naturali. La lotta ai cambiamenti climatici non può che essere globale” – ha puntualizzato il presidente della Confagricoltura. “Inoltre – aggiunge – gli agricoltori italiani fino ad oggi in tema di sostenibilità e benessere hanno già fatto la loro parte fuori dalla UE, ricorda ad esempio Confagricoltura, la superficie forestale si è ridotta di 1,3 milioni di chilometri nel periodo tra il 1990 e il 2016“.

 

foto: www.ecoo.it

Il 17 dicembre alle ore 10.30 presso la sede di Confagricoltura, (Palazzo Della Valle – Roma), si svolgerà la cerimonia di premiazione del Bando “Coltiviamo Agricoltura Sociale” edizione 2019.
Il concorso, bandito da – Confagricoltura, Onlus Senior – L’Età della Saggezza e Reale Foundation, assegna tre premi del valore di 40 mila euro ciascuno e tre borse di studio per la partecipazione al Master in Agricoltura Sociale presso l’Università di Roma Tor Vergata, ai migliori progetti presentati da imprenditori agricoli singoli o associati e cooperative sociali, anche attraverso partenariati con altre associazioni.
Alla cerimonia interverranno esponenti del mondo politico ed istituzionale.

Confagricoltura ha accolto con rammarico la decisione dei rappresentanti degli Stati membri europei riuniti nel Comitato per le piante, gli animali, gli alimenti e i mangimi della UE (SCOPAFF) che venerdì scorso hanno votato a favore della messa al bando in Europa del clorpirifos metile, l’unico agrofarmaco in grado di contrastare la temibilissima cimice asiatica, insetto alloctono che in quest’ultima annata ha procurato ingenti perdite produttive su molte colture frutticole, prevalentemente pomacee e drupacee. Il tutto con danni quantificati in diverse centinaia di milioni di euro, che hanno messo letteralmente in ginocchio interi comparti produttivi, in primis quello delle pere che ancora oggi vede l’Italia posizionarsi al primo posto in Europa per ettari coltivati.
La difesa della molecola ritenuta al momento essenziale, oltre che assolutamente sicura per il consumatore, ha trovato in prima linea non solo Confagricoltura, ma anche tutti gli operatori delle filiere interessate, la politica nazionale e le amministrazioni competenti.
Tuttavia alla luce del risultato fortemente penalizzante per il settore occorre interrogarsi sia a livello nazionale, sia europeo sui motivi alla base di questo insuccesso.
A parere di Confagricoltura è ormai improrogabile una riflessione generale per quanto riguarda l’iter procedurale relativo al processo di revisione delle sostanze attive utilizzabili in agricoltura: decisioni così impattanti su temi economici e sociali devono tener conto delle istanze degli agricoltori e della società più in generale. Ma devono tener conto soprattutto delle esigenze dei Paesi mediterranei in un quadro di cambiamenti climatici che sta rendendo la difesa delle colture sempre più complessa.
In attesa di conoscere in dettaglio modalità e tempi della revoca del principio attivo, Confagricoltura chiede alle amministrazioni competenti di lavorare con urgenza ed in modo condiviso quantomeno per ottenere a livello europeo una deroga in relazione alla grave emergenza fitosanitaria della cimice asiatica, autorizzando l’utilizzo del prodotto per la prossima campagna di produzione, nonché individuando limiti massimi di residui compatibili con questo utilizzo.
Su questo aspetto è indispensabile una forte collaborazione tra l’Italia e gli altri Paesi che hanno difeso la molecola, anche per salvaguardare le produzioni in via di commercializzazione.

C’è una richiesta proveniente dalla Germania di concedere a Turchia ed Azerbaigian di importare a dazio zero maggiori quantità di nocciole nella UE; si tratta di due nazioni dell’Europa e dell’Asia transcaucasica, forti produttrici, altamente concorrenziali con il prodotto italiano. Abbiamo già segnalato al ministero per le Politiche agricole che non ci sono i termini per ulteriori concessioni e stiamo collaborando ad iniziative in sede comunitaria, con altre organizzazioni agricole europee, per intervenire sulla Commissione”. Lo ha detto Confagricoltura preoccupata per l’incremento delle importazioni che penalizzerebbero l’Italia, paese leader nella produzione in Europa.
Confagricoltura fa sapere che in Germania una ditta locale asserisce di aver richiesto un grande quantitativo di nocciole a imprese agricole italiane che non hanno potuto evadere l’ordine per carenza di prodotto, da ciò le sollecitazioni ad aumentare i contingenti in esenzione.
Il prodotto italiano c’è ed è di qualità – ha dichiarato Confagricolturaorganizzazioni dei produttori e aziende singole italiane sono pronte ad evadere l’ordinativo tedesco”. Della questione si è occupata la Federazione Nazionale della Frutta in guscio di Confagricoltura, che si è riunita a Palazzo Della Valle.
Ora attendiamo – ha concluso Confagricolturache le nostre istanze vengano accolte, anche considerando che a fronte di esportazioni di nocciole per poco meno di 105 milioni di euro, ci sono importazioni per 185 milioni. La bilancia commerciale italiana mostra così un forte disavanzo import-export, di circa 81 milioni di euro, che è ormai strutturalmente consolidato”.