La Legge di Bilancio stabilisce che il 2022 sarà l’ultimo anno possibile per usufruire del credito d’imposta per agevolare i beni diversi da quelli 4.0 (beni strumentali “ordinari”) e, come già previsto nella legge di bilancio 2019, l’aliquota applicabile sarà del 6%.
Per quanto riguarda, invece, la misura del credito d’imposta per beni materiali 4.0 e quello per i beni immateriali 4.0, ne è prevista la proroga fino al 2025.
In particolare, viene stabilito che a far data dal 1° gennaio 2023 e fino al 31 dicembre 2025, le aliquote per le due tipologie di investimento saranno le seguenti:

Beni materiali 4.0:

– 20% fino a 2,5 milioni di euro

– 10% tra i 2,5 e 10 milioni di euro

– 5% oltre i 10 milioni e fino ai 20 milioni di euro.

Beni immateriali 4.0:

– 20% fino al 2023

– 15% nel 2024

– 10% nel 2025

Per l’anno 2022, per quanto riguarda i beni materiali 4.0, restano valide le aliquote previste dalla precedente legge di bilancio, ovvero:

– 40% fino a 2,5 milioni di euro

– 20% tra i 2,5 e 10 milioni di euro

– 10% oltre i 10 milioni e fino ai 20 milioni di euro

– mentre per i beni immateriali 4.0 è confermata l’aliquota al 20%.

Viene, inoltre, confermato che sia per i beni materiali 4.0 che per i beni immateriali 4.0, resta ferma la possibilità di consegna fino al 30 giugno del 2026, a condizione che entro il 31 dicembre 2025 sia confermato l’ordine di acquisto e pagato almeno il 20% dell’acconto.

Il direttore di Asti Agricoltura Mariagrazia Baravalle ha partecipato al webinar organizzato da Confagricoltura con l’assessore regionale alla Sanità Luigi Gensio Icardi. I dirigenti della Sanità Veterinaria regionale annunciano che nelle prossime settimane l’Unione Europea ispezionerà il Piemonte per verificare la gestione dell’emergenza. Gli allevatori chiedono di creare il vuoto sanitario e di avviare al più presto l’abbattimento dei cinghiali

 

Piena collaborazione degli agricoltori per mantenere l’emergenza sanitaria all’interno della zona infetta, rafforzando tutte le iniziative di biosicurezza degli allevamenti per uscire al più presto dall’emergenza sanitaria: sono queste le gli impegni che si è assunta Confagricoltura Piemonte nel webinar con l’assessore regionale alla sanità Luigi Icardi, il direttore dei servizi veterinari della Regione Bartolomeo Griglio e il commissario per l’emergenza peste suina in provincia di Alessandria Giorgio Sapino.

Nell’incontro online che si è svolto martedì 1° febbraio, il presidente di Confagricoltura Piemonte Enrico Allasia – intervenuto all’incontro con il presidente nazionale degli allevatori di suini di Confagricoltura Rudy Milani, il direttore regionale dell’organizzazione Ercole Zuccaro e i direttori di Alessandria Cristina Bagnasco, di Asti Mariagrazia Baravalle e di Cuneo Roberto Abellonio –  ha sottolineato la ferma volontà degli allevatori di adottare “tutte le azioni necessarie per assicurare la piena ripresa delle attività produttive, che nel nostro Paese rappresentano un volume di 100.000 suini macellati alla settimana. Un patrimonio basilare per l’ economia agricola regionale – ha aggiunto Allasia –  che conta su oltre 1.300.000 suini, allevati prevalentemente in provincia di Cuneo”.

Attualmente – ricorda Confagricoltura – ci sono 8.000 suini nell’area infetta, individuata in 78 comuni della provincia di Alessandria, che complessivamente conta su 29.000 capi allevati; altri 190.000 suini sono presenti nelle stalle in provincia di Torino e 931.000 in provincia di Cuneo, dei quali 500.000 nel raggio di 15 chilometri da Fossano.

I numeri degli allevamenti cuneesi  – hanno sottolineato gli allevatori di Confagricoltura che hanno partecipato al webinar – fanno sì che sia indispensabile evitare che l’epidemia si estenda; per questo è necessario procedere al più presto, seppur a malincuore, all’abbattimento forzoso di tutti i suini allevati nell’area infetta in provincia di Alessandria.

D’intesa con la Regione Piemonte – ha dichiarato Allasia – chiederemo al governo di poter utilizzare i fondi stanziati sul decreto Sostegni-Ter, che ammontano complessivamente a 50 milioni di euro per il comparto suinicolo, per ristorare gli allevatori dalla perdita di reddito e per creare al più presto un vuoto sanitario che ci preservi dalla diffusione dell’epidemia. Contemporaneamente siamo tornati da sollecitare alla Regione – ha rimarcato il presidente di Confagricoltura Piemontela definizione di un piano di depopolamento dei cinghiali, che dovrà essere avviato al più presto, non appena conclusa l’azione di monitoraggio, per ripristinare un equilibrio ambientale adeguato, anche per quanto riguarda la tutela della biodiversità“.

Nelle prossime settimane – hanno annunciato i dirigenti della Sanità regionale che sono intervenuti al webinar organizzato Confagricoltura – il Piemonte riceverà la visita dei funzionari dell’Unione Europea che dovranno verificare la gestione dell’emergenza peste suina. Concluso il monitoraggio si tratterà di recintare l’aria infetta, operazione in parte agevolata dalle barriere già esistenti costituite dalle recinzioni autostradali, per circoscrivere fisicamente la zona infetta e poter procedere con l’abbattimento dei cinghiali dentro e fuori l’area interessata.

L’urgenza e la necessità di procedere a un drastico depopolamento del cinghiale (come da recente comunicazione regionale) non è stata né preannunciata, né tantomeno concordata con le organizzazioni degli agricoltori, che evidenziavano inascoltati questa esigenza ormai da tempo, e si scontra con le misure adottate, che prevedono soltanto il posizionamento di gabbie e recinti per catturare i selvatici che, allo stato attuale, vista la situazione emergenziale, rappresentano uno strumento del tutto inutile”, questo il commento del presidente di Asti Agricoltura Gabriele Baldi.
La priorità è rappresentata da tutti gli allevamenti di suini presenti nelle zone infette per cui la Confagricoltura di Asti chiede, con tutte le precauzioni sanitarie del caso, la macellazione dei capi nei casi previsti, a cui devono seguire immediati e concreti ristori nei confronti delle aziende stesse.
In base ai calcoli elaborati dai tecnici di Confagricoltura, accudire e alimentare un suino adulto costa 98 centesimi al giorno, solo per quanto riguarda mangime e manodopera, escludendo quindi ammortamenti, energia e altre spese. “Purtroppo sono risorse completamente sprecate – afferma il direttore di Asti Agricoltura Mariagrazia Baravalleconsiderando che il valore di questi animali è fortemente deprezzato a causa del proliferarsi della malattia che ha di fatto sbarrato le porte di entrata a tutti i circuiti per la produzione di denominazioni di origine protetta. La soluzione razionale è abbattere questi animali al più presto se necessario, risarcendo le imprese per il grande danno subito”.
A questo punto chiediamo che il presidente della Regione si faccia carico in prima persona dell’emergenza – chiedono a gran voce Gabriele Baldi e Mariagrazia Baravalle, presidente e direttore della Confagricoltura di Astie coordinandosi con gli assessorati alla Sanità e all’Agricoltura adotti un piano efficace con tre azioni fondamentali: 1) macellazione dei capi suini nelle zone infette se necessario; 2) ristoro dei danni ad aziende danneggiate; 3) contenimento con abbattimento selettivo dei cinghiali sull’intero territorio regionale adottando una strategia comune con le regioni confinanti”.