Confagricoltura organizza un focus specifico sulle opportunità legate agli investimenti sulle agroenergie lunedì 13 dicembre 2021 alle 15. Per partecipare è obbligatorio prenotare l’adesione, cliccando sul link che segue: https://it.surveymonkey.com/r/13dic2021 e compilare il modulo.

Successivamente all’indirizzo email indicato nel modulo verrà inviato il link per partecipare al webinar.

Il tema delle Agroenergie (sostegni per il fotovoltaico, agrisolare, biometano) necessita di continuo aggiornamento anche in riferimento alla recente pubblicazione del Decreto legislativo 199/2021 di recepimento della direttiva RED II sulle energie rinnovabili che entrerà in vigore il 15 dicembre e ai relativi decreti attuativi (il decreto sul biometano è stato già inviato a Bruxelles per la notifica).

Al webinar possono partecipare le aziende, i dipendenti di Confagricoltura e i tecnici che collaborano con le sedi territoriali dell’organizzazione.

Di seguito il link al programma del webinar:

https://www.dropbox.com/s/telrjttnvzsq3mo/Webinar%20luned%C3%AC%2013%20dicembre%202021%20ore%2015.00.pdf?dl=0

Abeti, stelle, ciclamini, ma anche composizioni con fronde e fiori colorati: le feste natalizie richiedono atmosfere a cui il settore florovivaistico italiano sa dare le migliori risposte. Il 2021 conferma le tendenze dello scorso anno, con un mercato partito molto presto e una riscoperta dell’albero di Natale, che oltre il 70% delle famiglie italiane accenderà in queste feste. “Optare per abeti veri è una scelta green – ricorda il presidente della Federazione Florovivaismo di Confagricoltura, Luca De Michelis e la gente inizia a cogliere questo messaggio. Registriamo infatti un continuo aumento delle richieste”.
Il costo medio di un albero vero, italiano, comprato nei vivai, varia da 25 a 35 euro. Molti garden center, a fine festività, effettuano il servizio di ritiro, fidelizzando la clientela ed evitando che l’albero venga impropriamente gettato. Stabile il mercato dei ciclamini, di cui la Liguria è leader, affiancata da Puglia, Lazio e Toscana.
Le “Stelle di Natale” rimangono un must: si producono principalmente in Toscana, Liguria, Lazio, Piemonte e Puglia. Il prezzo varia in base alla grandezza del vaso, ma quest’anno il vero problema è il costo di produzione, aumentato a dismisura. “Le serre sono riscaldate – precisa De Michelis – e il caro bollette ha provocato aumenti per le imprese di oltre il 100%, tanto che alcuni vivai hanno deciso di fermare la produzione di Stelle di Natale per quest’anno, anche se la richiesta è aumentata di oltre il 20% rispetto al 2020. In alcune zone d’Italia le nostre Stelle iniziano a mancare”.
Anche per i fiori recisi – continua – si registrano aumenti esponenziali del caro materie prime: a titolo di esempio, il costo di un singolo stelo è passato in un anno da 0,20 centesimi a 1,20 – 1,40 euro”.
Il settore è anche alle prese con l’aumento di circa il 15% dei prezzi per imballaggi, contenitori e vasi di plastica. Si fatica inoltre a trovare la torba per il terriccio. C’è tuttavia una nota positiva: il mercato delle fronde recise (ghirlande, rami colorati, pigne, bacche, fogliame) è in grande crescita. “Si tratta ancora di una nicchia – conclude De Michelis – ma molto richiesta e che contraddistingue l’Italia per varietà, qualità e bellezza delle produzioni”.

L’aumento dei prezzi delle materie prime e del costo delle bollette energetiche si sta abbattendo sulla capacità produttiva delle imprese agricole italiane. Ad aggravare la situazione si aggiunge la scadenza, fissata al 31 dicembre, delle moratorie di legge per le aziende messe in crisi dall’emergenza sanitaria. Le risorse previste dal PNRR alimentano l’ottimismo per il 2022, ma Confagricoltura ricorda l’importanza di assicurare la continuità delle misure già in corso.
In questi giorni di discussione sulle modifiche alla Legge di Bilancio si fa ancora più impellente la necessità di estendere la proroga del decreto Liquidità, attualmente fissata a giugno 2022, a tutto il prossimo anno. Inoltre, è necessario che lo Stato faccia da garante nella rinegoziazione dei debiti delle imprese.
La rinegoziazione deve avere come obiettivo l’allungamento dei finanziamenti per consentire alle imprese agricole il tempo necessario per far fronte ai propri impegni. Solo in questo modo sarà possibile sostenere il processo di riequilibrio finanziario in corso nel settore e la predisposizione agli investimenti. Si tratta di interventi necessari per un comparto in cui sono presenti molte aziende ancora poco strutturate nella gestione finanziaria e con conseguenti difficoltà di accesso al credito.
Confagricoltura giudica negativamente la previsione in Bilancio del pagamento, a partire dal 1° aprile, di una commissione per il rilascio delle garanzie pubbliche sui prestiti: è importante assicurarne la gratuità, anche in vista della scadenza delle moratorie.
Positivo è il rifinanziamento dei risorse all’agricoltura gestite da Ismea, e del Fondo Pmi, affidato a Mediocredito Centrale: è una decisione utile per la liquidità e per lo sviluppo di iniziative imprenditoriali, anche femminili. Confagricoltura auspica che si proceda con una maggiore dotazione anche per le altre misure di agevolazione dell’accesso al credito.

Un suolo in buona salute può contribuire in modo importante a mitigare il cambiamento climatico, preservando la biodiversità e gli ecosistemi. E gli agricoltori, legati alla terra, custodiscono ogni giorno questo patrimonio da cui dipende oltre il 95% della produzione di cibo, e quindi la vita dell’uomo“. Lo sottolinea Confagricoltura in occasione della Giornata Mondiale del Suolo indetta dalle Nazioni Unite, che si è celebrata il 5 dicembre, ribadendo il ruolo dell’agricoltura che nella “cura” del suolo, dell’ambiente, degli animali, trova il suo fondamento.
Il suolo agricolo, per mantenersi fertile, ricorda Confagricoltura, va infatti ‘curato’, più che conservato: secondo la Commissione Europea, circa il 70% dei suoli nella UE non è in buone condizioni. Degrado forestale e disboscamento, desertificazione, erosione, impermeabilizzazione e dissesto idrogeologico si traducono in un impoverimento dei terreni; tutto ciò a fronte di una popolazione mondiale che nel 2050 raggiungerà i 10 miliardi di persone, necessitando un incremento delle derrate alimentari.
Da non sottovalutare poi il fenomeno della salinizzazione, tema della Giornata di quest’anno, che danneggia 3,8 milioni di ettari di suolo nella UE, compromettendo la fertilità dei terreni, riducendo le rese colturali e la qualità dei prodotti alimentari.
Per raggiungere entro il 2050 l’obiettivo di “consumo di suolo zero”, stabilito dall’ONU e dall’Unione Europea, è urgente un’incisiva azione politica che preveda il contenimento della nuova urbanizzazione, la rigenerazione delle aree verdi, quelle urbanizzate degradate e il riuso di quelle dismesse.
Particolare importanza riveste il ruolo dell’agrofotovoltaico – sottolinea Giovanna Parmigiani, componente di Giunta di Confagricoltura, con delega per l’Ambiente – che consente di integrare la produzione di energia con quella agricola. Inserito in un modello di gestione ‘intelligente’, permetterà alle imprese agricole di migliorare la produttività e la sostenibilità delle produzioni, nonché la gestione del suolo. Potrà inoltre essere un’occasione di valorizzazione energetica anche dei terreni marginali o non idonei alla produzione agricola che, in assenza di specifici interventi, sono destinati all’abbandono”.
Secondo i dati ISPRA – ricorda Confagricoltura – tra il 2012 e il 2020 in Italia si stima ci sia stata una perdita potenziale, a causa del consumo di suolo, di oltre 400 mila tonnellate di prodotti agricoli, che avrebbero potuto fornire le aree perse.

L’Indice FAO dei prezzi alimentari (FFPI) ha registrato una media di 134,4 punti nel novembre 2021, con un aumento di 1,6 punti (1,2 per cento) da ottobre e 28,8 punti (27,3 per cento) da novembre 2020. L’ultimo aumento ha segnato il quarto aumento mensile consecutivo del valore del FFPI, che mette l’indice al livello più alto da giugno 2011. La FAO segnala che sono aumentati maggiormente cereali e latticini, seguiti dallo zucchero, mentre sono diminuiti, seppur lievemente, le carni e gli oli vegetali rispetto al precedente mese. Il grano di qualità superiore ha visto salire i prezzi per il quinto mese consecutivo, al loro livello più alto da maggio 2011.
L’indice FAO dei prezzi dei prodotti lattiero-caseari ha registrato una media di 125,5 punti a novembre, in aumento di 4,1 punti (3,4 percento) rispetto a ottobre e 20,2 punti (19,1 percento) al di sopra del livello dello stesso mese dello scorso anno. A novembre, le quotazioni dei prezzi internazionali del burro e del latte in polvere sono aumentate bruscamente per il terzo mese consecutivo, trainate dalla scarsa disponibilità di esportazioni globali e dall’esaurimento delle scorte, poiché le consegne sono diminuite in diversi grandi paesi produttori di latte dell’Europa occidentale, in coincidenza con un calo delle uscita in Oceania.

Costi di produzione in forte aumento

L’aumento dei prezzi dei cereali non farà ricchi gli agricoltori, perché i costi di produzione stanno salendo in modo vertiginoso. I prezzi dei prodotti energetici, in particolare dei fertilizzanti a base di ammoniaca che richiedono un grande impiego di gas per il loro ottenimento, continuano a salire e i costi di produzione delle imprese agricole rischiano di finire definitivamente fuori controllo. “Dai mangimi ai fertilizzanti, abbiamo già registrato percentuali di aumento senza precedenti nell’ordine del 100% – ha dichiarato il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansantie tutto ciò potrà avere impatto anche sulla dimensione dei prossimi raccolti”.
Per alcune produzioni, alla fiammata dei costi di produzione si aggiunge una difficile situazione di mercato che spinge verso il basso i prezzi all’origine; tra i comparti in difficoltà gli allevamenti suini e l’ortofrutta. Secondo il presidente di Confagricolturaun’inversione di tendenza non è all’orizzonte almeno fino alla prossima primavera. Il potere di acquisto dei consumatori va salvaguardato – aggiunge Giansanti – ma non può essere bloccato troppo a lungo il processo di trasferimento a valle dei costi di produzione“.