In attesa che il Piano di Ripresa e Resilienza italiano venga approvato dal Consiglio Europeo, dopo il via libera della Commissione Europea del 22 giugno, forniamo un primo approfondimento delle misure e i progetti afferenti ai temi dell’economia circolare, contenuti nell’Allegato (COM (2021) 344 final) della proposta di decisione di esecuzione del Consiglio relativa all’approvazione della valutazione del piano per la ripresa e la resilienza dell’Italia (SWD (2021) 165 final).
Sono misure e progetti afferenti alla MISSIONE 2 COMPONENTE 1 (economia circolare e agricoltura sostenibile) composta con riferimento al tema dell’economia circolare e rifiuti dalle seguenti misure di investimento e riforme:
– Investimento 1.1: Realizzazione nuovi impianti di gestione rifiuti e ammodernamento di impianti esistenti con una dotazione pari a 1,50 miliardi di euro;
– Investimento 1.2: Progetto “faro” di economia circolare con una dotazione pari a 0.60 miliardi di euro;
– Riforma 1.1: Strategia Nazionale per l’Economia Circolare”;
– Riforma 1.2: Programma nazionale per la gestione dei rifiuti
La prima misura, legata agli Investimenti 1.1 e 1.2, che verrà finanziata nel terzo trimestre 2021, M2C1-14, riguarderà progetti in materia di economia circolare presentati dai Comuni sulla base di un decreto che dovrà specificare i criteri per la selezione degli stessi. Sono previsti, ad esempio, interventi per il miglioramento e la meccanizzazione della rete di raccolta differenziata dei rifiuti urbani, la realizzazione di nuovi impianti di trattamento/riciclaggio di rifiuti organici, multimateriale, vetro, imballaggi in carta, e la costruzione di impianti innovativi, tra cui anche impianti per il trattamento dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche come i pannelli fotovoltaici, etc.
A partire dal secondo trimestre del 2022 verrà adottata la misura M2C1-1 recante la “Strategia Nazionale per l’Economia Circolare” (Riforma 1.1) che avrà il compito di individuare le azioni chiave per traghettare l’economia lineare verso quella circolare tra cui interventi relativi al nuovo sistema di tracciabilità dei rifiuti, incentivi fiscali alle attività di riciclaggio dei rifiuti e utilizzo delle materie prime secondarie, revisione del sistema di tassazione ambientale sui rifiuti, sostegno a progetti di simbiosi industriale attraverso strumenti normativi e finanziari, etc.
Inoltre, nel medesimo periodo verrà adottata anche la misura M2C1-13 recante il “Programma nazionale per la gestione dei rifiuti” (Riforma 1.2) che avrà il compito di individuare le azioni necessarie per raggiungere gli obiettivi in materia di rifiuti posti della normativa europea e nazionale.
Le misure potranno riguardare interventi per:
• adattare la rete di impianti necessari per la gestione integrata dei rifiuti;
• affrontare lo scarso tasso di raccolta dei rifiuti e disincentivare il conferimento in discarica;
• colmare le lacune nella gestione dei rifiuti e il divario tra diverse regioni e zone del territorio nazionale per quanto riguarda la capacità degli impianti e gli standard di qualità vigenti, con l’obiettivo di recuperare i ritardi;
• combattere gli scarichi di rifiuti illegali e l’incenerimento all’aria aperta (per esempio nella Terra dei fuochi) mediante misure quali l’introduzione di un nuovo sistema di tracciabilità dei rifiuti, anche attraverso l’impiego di satelliti, droni e tecnologie di intelligenza artificiale.
A fine 2023, invece, inizieranno una serie di interventi per ridurre le discariche abusive, oggetto di una procedura di infrazione ancora aperta (misure M2C1-15, M2C1-15bis, M2C1-16, M2C1-16 bis, e misure per ridurre le differenze regionali nella raccolta differenziata (M2C1-15 ter, M2C1-16 ter), in conformità alla Riforma 1.1 (Strategia -nazionale per l’economia circolare) e l’Investimento 1.1. Verrà sostenuta la costruzione di nuovi -impianti di trattamento e riciclaggio rifiuti e il miglioramento tecnico di quelli esistenti. Inoltre, con la misura M2C1-15 quater viene prevista l’entrata in vigore dell’obbligo di raccolta differenziata dei rifiuti organici entro il 31 dicembre 2023 conformemente al piano d’azione dell’UE per l’economia circolare.
A fine 2025, invece, si procederà all’implementazione di misure (M2C1-17, M2C1-17 bis, M2C1-17 ter, M2C1- 17 quater, M2C1-17 quinquies, M2C1-17 sexies, M2C1-17 septies, M2C1-17 -octies, M2C1-17 nonies, M2C1- 17 decies) che permettono di raggiungere i seguenti target di riciclaggio di:
• rifiuti urbani: almeno il 55 %;
• rifiuti di imballaggio: almeno il 65 % in peso;
• rifiuti di imballaggi in legno: almeno il 25 % in peso;
• rifiuti di imballaggi di metalli ferrosi: il 70 % in peso;
• rifiuti di imballaggi in alluminio: almeno il 50 % in peso;
• rifiuti di imballaggi di vetro: almeno il 70 % in peso;
• rifiuti di imballaggi di plastica: almeno il 50 % in peso.
Anche se dal quadro rappresentato non emergono misure o interventi specificatamente dedicati al settore agricolo, le riforme che accompagnano gli interventi in materia di economia circolare avranno un impatto anche sul settore agricolo.
Basti pensare ai temi che dovrà affrontare la Strategia Nazionale in materia di economia circolare quali ad esempio l’implementazione del nuovo Registro Nazionale dei Rifiuti (R.E.N.), il cui prototipo è ora in fase di sperimentazione, oppure la revisione del sistema di tassazione ambientale sui rifiuti, nonché il sostegno a progetti di simbiosi industriale attraverso strumenti normativi e finanziari. Quest’ultimo tema potenzialmente può essere molto interessante per alcune tipologie di residui di origine agricola che potrebbero trovare una diversa collocazione rispetto alla qualifica di rifiuti.
Queste riforme se ben attuate permetteranno di colmare il ritardo sull’impiantistica e il divario fra le regioni, in linea con gli obiettivi europei nonché permettere la chiusura dei cicli produttivi verso un modello a rifiuto zero.

Il Regno Unito ha deciso di semplificare gli oneri burocratici relativi all’importazione di vini, che in totale ammonta a oltre 4 miliardi di euro l’anno, di cui circa la metà in arrivo dagli Stati membri della UE. Con la decisione annunciata nei giorni scorsi dal governo britannico – spiega Confagricoltura – a partire dal 2022 viene in particolare soppresso l’obbligo di presentazione del certificato VI-1 per i prodotti in arrivo dai Paesi terzi. Sulla base della normativa in vigore, il rilascio del certificato richiede lo svolgimento di complesse analisi di laboratorio.
Secondo i dati diffusi dal governo di Londra, gli oneri amministrativi determinano un costo di circa 140 milioni di euro l’anno che si scarica su quello finale dei prodotti in arrivo dall’estero.
La semplificazione amministrativa facilita anche l’attività delle nostre imprese che esportano sul mercato britannico e la possibile riduzione del prezzo finale può far salire ulteriormente il consumo dei vini italiani”, ha dichiarato il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti.
Con un fatturato annuale nell’ordine di 800 milioni di euro, il Regno Unito è il terzo mercato di sbocco per i vini Made in Italy: oltre il 12% sul totale delle esportazioni. I consumatori britannici, in dettaglio, acquistano 2,6 milioni di ettolitri di vini italiani.
Stando ai dati della Commissione Europea, le esportazioni agroalimentari dell’Unione sul mercato britannico sono diminuite del 6% – circa 800 milioni di euro in valore assoluto – da gennaio ad aprile di quest’anno sullo stesso periodo del 2020. Per i vini, invece, si è registrato un incremento di 140 milioni.

In risposta ad appositi quesiti formulati dalle associazioni di categoria, tra cui Confagricoltura, l’Agenzia delle Entrate – con la circolare n. 9 del 23 luglio scorso – ha fornito importanti chiarimenti in ordine agli aspetti applicativi della normativa riguardante il credito d’imposta per gli investimenti in beni strumentali nuovi, di cui alla legge di bilancio 2021 e alla legge di bilancio 2020.

In particolare:

 

Trasferimento del credito d’imposta dalle società di persone ai propri soci

Questo chiarimento risulta particolarmente importante in quanto in molti casi le società agricole non hanno la possibilità di compensare il credito d’imposta con debiti tributari (che spesso si riducono alla semplice imposta sul valore aggiunto) o previdenziali (limitati molte volte ai soli contributi sui lavoratori dipendenti).

Consentendo la trasferibilità del credito della società ai soci, si apre per questi ultimi la possibilità di compensare il credito stesso con debiti tributari e previdenziali del socio (es. imposte proprie o contributi INPS CD/IAP).

 

Utilizzo del credito d’imposta negli anni successivi anche oltre il triennio canonico di riferimento

Nel caso dunque non fosse possibile esaurire il credito nel triennio sarà possibile utilizzarlo negli anni successivi. Anche questo chiarimento risulta particolarmente importante in quanto evita di fatto il rischio di perdere parte del credito maturato per il solo fatto di non riuscire ad utilizzare in compensazione l’intero importo spettante.

 

Possibilità di trasferire il credito d’imposta nel caso di conferimento d’azienda e di altre operazioni straordinarie e di successione dell’imprenditore mortis causa

Anche per la circostanza riguardante la cessione/donazione d’azienda o della trasformazione in diversa natura giuridica (es. da ditta individuale a società o viceversa) viene confermata la possibilità di trasferire il credito nell’ambito dell’operazione straordinaria.

La stessa possibilità viene consentita nel caso di trasferimento a seguito di decesso dell’imprenditore e passaggio dell’azienda ad un erede.

 

Modalità di fruizione del credito d’imposta per gli acquisti effettuati nel periodo dal 16 novembre 2020 al 30 giugno 2021

Come noto per gli acquisti effettuati nel periodo dal 16 novembre 2020 al 30 giugno 2021., viene a verificarsi una parziale sovrapponibilità della nuova disciplina (credito d’imposta del 50% con utilizzo triennale nel caso di beni 4.0 oppure del 10% con utilizzo in unico esercizio nel caso di beni non 4.0) con quella previgente (credito d’imposta del 40% con utilizzo quinquennale nel caso di beni 4.0 o del 6% con utilizzo quinquennale nel caso di beni no 4.0).

Secondo l’Agenzia Entrate il coordinamento delle due discipline agevolative sul piano temporale deve avvenire distinguendo il caso degli investimenti per i quali alla data del 15 novembre 2020, vale a dire anteriormente alla decorrenza della nuova disciplina, si sia proceduto all’ordine vincolante e sia stato versato l’acconto del 20%, dal caso degli investimenti per i quali alla suddetta data non risultino verificate tali condizioni.

Nel primo caso, si ritiene che gli investimenti, sempre se effettuati (vale a dire completati) entro il 30 giugno 2021, restino incardinati nella precedente disciplina di cui alla legge di bilancio 2020 (credito d’imposta del 40% con utilizzo quinquennale nel caso di beni 4.0 o del 6% con utilizzo quinquennale nel caso di beni no 4.0); nel secondo caso si rende applicabile la nuova disciplina introdotta dalla legge di bilancio 2021 (credito d’imposta del 50% con utilizzo triennale nel caso di beni 4.0 oppure del 10% con utilizzo in unico esercizio nel caso di beni non 4.0).

 

Utilizzo credito nel caso di non coincidenza fra messa in funzione ed interconnessione del bene

Viene chiarito il meccanismo che consente di utilizzare il credito d’imposta in misura ridotta nel caso di non coincidenza fra la messa in funzione del bene e la sua interconnessione alla rete dati. Quindi, nel caso in cui il bene entri comunque in funzione, pur senza essere interconnesso, il contribuente può godere del credito d’imposta “in misura ridotta” fino all’anno precedente a quello in cui si realizza l’interconnessione oppure può decidere di attendere l’interconnessione e fruire del credito di imposta “in misura piena” da tale momento.

 

Viene inoltre confermata la possibilità di utilizzo del credito d’imposta nell’ambito delle reti d’impresa e la facoltà dell’utilizzazione del credito stesso per gli acquisti dei beni “ordinari” in un’unica soluzione.

 

L’area fiscale di Asti Agricoltura è a disposizione per fornire ulteriori indicazioni e chiarimenti in merito.

Un incubo senza fine quello che si sta verificando nell’Astigiano, con l’ennesima calamità atmosferica che si è abbattuta su colture e abitazioni martedì pomeriggio a San Damiano d’Asti e nelle zone limitrofe, in modo particolare nei comuni di Villafranca d’AstiBaldichieriSan Martino AlfieriIsola d’Asti e Costigliole d’Asti. Una bomba d’acqua con più di 50 mm di pioggia in breve tempo ha causato allagamenti nelle case e nelle cantine, provocando anche ampie inondazioni nella parte bassa dei paesi, mentre alberi e rami sono stati spezzati dal vento che ha scoperchiato tetti e sollevato elementi pericolanti. Pesanti conseguenze che hanno reso necessario l’intervento dei Vigili del Fuoco e della Protezione Civile, oltre che di diversi privati cittadini ringraziati pubblicamente dall’amministrazione comunale di San Damiano. Il sindaco di San Damiano Davide Migliasso ha appena firmato la richiesta dello stato di calamità naturale per il proprio comune e auspica massicci interventi economici per risanare l’assetto idrogeologico del territorio. “Il nubifragio che si è scatenato ha provocato ingenti danni sia al patrimonio pubblico, che a quello privato, soprattutto per quanto concerne il comparto agricolo – afferma Migliasso – i nostri uffici sono in stretto contatto con le istituzioni pubbliche (Regione Piemonte e Provincia di Asti) alle quali è già stato presentato il quadro dei danni subiti. Sono necessari interventi strutturali all’interno dei nostri rii e nelle nostre frazioni. Durante queste avversità l’acqua piovana ha portato a fondo valle molti detriti, creando frane e smottamenti che hanno lasciato isolate intere famiglie”.
Tra le aziende agricole che hanno subito maggiori danni c’è quella di Gabriele Cotto, associata ad Asti Agricoltura, che ha riscontrato alcune frane all’interno dei vigneti e parecchi danni nei prati dove non sarà più possibile effettuare il taglio del fieno. Ma il danno maggiore è stato l’allagamento della cantina con la relativa perdita di svariate bottiglie di vino, oltre che diversi danni alla struttura stessa.
Avevamo già vissuto anni fa sulla nostra pelle il problema degli allagamenti alle colture, ma non avevamo mai riscontrato danni alla cantina come in questa occasione”, dichiara sconsolato Cotto.
Questa ennesima calamità naturale va a sommarsi ai danni già causati dalla grandinata del 13 luglio – afferma Enrico Masenga, consulente tecnico specialistico di Asti Agricoltura – che aveva provocato danni alle colture fino al 70%. La consistente pioggia di martedì ha causato la cascola delle nocciole e danneggiato ulteriormente le coltivazioni già colpite dalla grandine. Le conseguenze di queste precipitazioni andranno anche ad inficiare sulla salute di vigneti e noccioleti. Infatti l’acqua caduta favorirà purtroppo lo sviluppo di infezioni secondarie da funghi che nel lungo periodo possono danneggiare irreversibilmente le piante stesse”.
Ci auguriamo che arrivino tempestivi ristori da parte delle istituzioni, in grado di risollevare almeno parzialmente il comparto agricolo locale già duramente danneggiato in seguito alle chiusure per fronteggiare la pandemia”, afferma il direttore di Asti Agricoltura Mariagrazia Baravalle. “Lo stato di calamità e successivi importanti sostegni pubblici rimangono per il momento l’unica soluzione per sopperire a questi gravissimi disagi che sta vivendo l’intero comparto agricolo”, conclude il direttore Baravalle.

 

 

Alcune immagini degli allagamenti nella zona di San Damiano, in seguito al nubifragio di martedì pomeriggio

In data odierna, a seguito di numerosi incontri ed intensa trattativa, nella sede di Asti di Confagricoltura, è stato sottoscritto l’Accordo per il rinnovo del Contratto di Lavoro della Provincia di Asti per gli operai agricoli e florovivaisti, valevole per il quadriennio 2020-2023, tra le organizzazioni datoriali Confagricoltura (Asti Agricoltura), Coldiretti Asti e Cia ed i sindacati dei lavoratori Flai Cgil di Asti, Fai Cisl Al-At e Uila Uil Asti-Cuneo.
Al tavolo dell’intesa Asti Agricoltura era rappresentata dal direttore Mariagrazia Baravalle, su mandato del Presidente Gabriele Baldi, assistita dalla responsabile del servizio Paghe Annalisa Cespoli.
Al fine di monitorare l’andamento del comparto provinciale agricolo, che sta vivendo momenti di difficoltà nelle sue varie componenti, le parti si sono impegnate a dare piena attuazione ed operatività all’Osservatorio Provinciale al fine anche di definire le reali necessità (fabbisogni manodopera, inquadramenti e percorsi qualificanti, andamenti occupazionali) del settore.
Proprio l’attenzione all’evolversi della attività connesse all’agricoltura ha determinato l’inserimento e l’aggiornamento delle figure professionali addette al settore agrituristico ed all’enoturismo.
Particolare sensibilità nei confronti di un tema caldo a livello nazionale, quale quello delle campagne di raccolta, ha portato sperimentalmente, alla loro eliminazione, mantenendo la qualifica di operaio comune addetto alla raccolta solo per la vendemmia, attività decisamente importante per il territorio vitivinicolo astigiano.
L’intesa introduce poi elementi qualificanti per quanto riguarda la gestione degli appalti prevedendo che copia dei contratti vengano consegnati all’Ente Bilaterale Ebata ed, a favore dei lavoratori, prevede un adeguamento alle previsioni del contratto nazionale in materia di permessi straordinari.
Una vera “rivoluzione copernicana” investe, in via sperimentale, la gestione dei a gestione dei giorni di carenza, le cui indennità saranno corrisposte a decorrere dal 2022 direttamente al lavoratore attraverso l’Ebata e non più anticipate dal datore di lavoro.
L’accordo, che interessa circa 1.250 aziende agricole del territorio provinciale e quasi 460.000 giornate lavorate nel corso dell’anno, prevede un adeguamento retributivo dell’1,8% per tutte le aree e livelli, che verrà corrisposto in due tranche: una prima frazione pari a 0,6% con decorrenza dal mese di luglio ’21 ed un seconda frazione pari a 1,2% con decorrenza dal mese di dicembre ’21.
Il commento del direttore Baravalle: “Riteniamo che questa intesa sia un buon risultato a fronte del periodo di incertezza, correlato anche alla pandemia Covid 19, ancora in atto” ed aggiunge “L’aumento salariale inferiore a 2 punti percentuali deve essere contestualizzato nelle dinamiche attuali del settore, con marginalità sempre più risicate”.