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Finalmente, con la definizione della ripartizione del Fondo per l’attuazione della Strategia Forestale Nazionale, si dà avvio al nuovo corso delle politiche nazionali per la valorizzazione del nostro patrimonio forestale. Positivo il commento di Confagricoltura sulle diverse azioni indicate dalla strategia che verranno preliminarmente finanziate.
Questo nostro capitale verde è stato finora decisamente sottoutilizzato rispetto alle sue potenzialità e può diventare motore di crescita della bioeconomia. Assicurare una maggiore competitività delle filiere forestali e garantire una equa remunerazione alle aziende è il nostro obiettivo e la ripartizione ha tenuto conto di quanto avevamo già segnalato alle singole amministrazioni regionali”. Lo ha affermato Enrico Allasia, presidente della Federazione Nazionale delle Risorse Boschive di Confagricoltura.
Negli ultimi 50 anni la superficie nazionale di boschi e foreste è più che raddoppiata, ricoprendo oltre un terzo del nostro territorio e il 63,5% è di proprietà privata. Per Confagricoltura occorre cogliere tutte le opportunità offerte dalla strategia forestale nazionale per garantire una gestione vitale dei territori, contrastare l’abbandono delle aree interne del Paese e sostenere la transizione ecologica, come peraltro già avviene negli altri Paesi europei.
E’ necessario muoversi su due fronti per promuovere la gestione forestale sostenibile e lo sviluppo delle utilizzazioni forestali. Vanno aumentate le superfici sottoposte a pianificazione – sottolinea Allasia – e rilanciato il settore vivaistico forestale, necessario per raggiungere gli obiettivi di piantumazione di nuovi esemplari arborei previsti nel green deal e nella strategia forestale europea”.
Confagricoltura in occasione dell’assemblea annuale del CEPF (Confederation of European Forest Owners) in Slovenia ha proposto la definizione di accordi a livello europeo che incentivino l’apporto positivo dei servizi ecosistemici. Boschi e foreste sono infatti risorse, rinnovabili e non rinnovabili, di valore incalcolabile in termini economici e prioritari per la nostra sopravvivenza.
A causa della forte dipendenza energetica nazionale – ha concluso il presidente della Federazione nazionale risorse boschive di Confagricolturaè diventato indispensabile qualificare le filiere produttive delle risorse forestali nazionali realizzando impianti a biomassa per il teleriscaldamento, nell’ottica di valorizzare le estese superfici legnose governate a ceduo delle nostre vaste aree appenniniche”.

La Bioeconomia in Italia vale 317 miliardi di euro e occupa circa 2 milioni di persone. In Italia, nel Nord Est e nel Mezzogiorno il ruolo del settore è importante, e vede il Trentino Alto Adige e la Basilicata ai primi posti per valore aggiunto della Bioeconomia sul totale, con oltre il 9%. In questo mondo l’agricoltura c’è e ci sarà”. Così il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti, alla tavola rotonda dedicata alla transizione ecologica nell’ambito delle Bioeconomy Day in corso a Ravenna. Confagricoltura ha da tempo una sezione dedicata a questo comparto, proprio perché crede in nuovi modelli produttivi finalizzati a migliorare le performance senza deteriorare le risorse naturali.
In questa direzione – ha detto Giansanti – il Carbon Farming avrà un ruolo sempre più determinante ed è per questo che stiamo investendo per abbattere le emissioni in atmosfera e far sì che l’agricoltura possa dare un contributo importante per raggiungere gli obiettivi di neutralità del 2050”.
Oltre 30 anni fa Raoul Gardini aveva pronosticato la centralità dei temi della Bioeconomia, dell’economia circolare e della chimica verde, che oggi sono indirizzi obbligatori delle politiche internazionali”, ha aggiunto Giansanti. “In questi decenni si è passati da una gestione delle eccedenze produttive a una gestione delle possibili carestie, anche alla luce di quanto sta succedendo con la guerra in Ucraina. La PAC negli anni ha privilegiato politiche che hanno destrutturato la capacità produttiva: oggi occorre rivedere quel modello rispondendo alle nuove emergenze legate alla sicurezza alimentare e preservando le risorse naturali. Le imprese che investiranno in questa direzione e che valorizzeranno la bioeconomia e l’economia circolare, dovranno necessariamente avere un riconoscimento“.

Con 345 miliardi di euro generati negli ultimi anni dalla bioeconomia e oltre due milioni di occupati, soprattutto nel comparto legato alla filiera agroalimentare, l’Italia si colloca al terzo posto a livello europeo per valore della produzione di bio-economia circolare, dopo Germania e Francia. Numeri questi che ci dicono quanto il nostro Paese sia il vero protagonista della bioeconomia”. Così la presidente di Agronetwork Luisa Todini ha aperto i lavori del seminario “Bioeconomia Circolare per una ripartenza green”, moderato dal segretario generale di Agronetwork Daniele Rossi, a cui hanno partecipato autorevoli esponenti del mondo istituzionale e imprenditoriale italiano, tra cui Ezio Veggia, imprenditore astigiano, ex presidente di Confagricoltura Asti, attualmente alla guida della Federazione nazionale di prodotto “Bioeconomia” di Confagricoltura.
La bioeconomia circolare è uno strumento essenziale delle strategie e delle politiche europee del New Green Deal – ha continuato Todini – in cui le imprese agricole avranno un ruolo determinante. Nulla deve essere sprecato, e tutto ciò che può tornare ad essere circolare rappresenta il vero petrolio di questa parte di economia, che oggi è in grado anche di attrarre grandi investimenti”.
L’agricoltura può dare un contributo determinanti al raggiungimento degli obiettivi 2030 proprio grazie allo sviluppo dell’economia circolare – ha detto il presidente Massimiliano Giansanti intervenendo al seminario organizzato da Agronetwork – perché è chiaro che sui temi ambientali ci giochiamo il nostro futuro. La bioeconomia circolare è una grande opportunità per rispondere alle sfide del cambiamento climatico, per ridurre la dipendenza dalle fonti energetiche tradizionali sviluppando quelle rinnovabili; per imparare a gestire meglio le risorse naturali, per rendere più efficiente e puntuale la nostra modalità di produrre, per innovare nei materiali e nei processi, per distribuire in maniera equa il nuovo valore aggiunto generato dalla circolarità e dalla precisione”.
Gli investimenti e i processi innovativi – ha aggiunto Giansanti – dovranno dunque orientarsi, in questa transizione europea e globale, verso nuovi modelli produttivi, energetici, gestionali e di business; verso nuovi servizi da collegare all’evoluzione delle infrastrutture, del digitale, delle rinnovate esigenze dei consumatori. Per questo dobbiamo utilizzare al meglio le importanti risorse che il Recovery Fund mette a disposizione della bioeconomia con un progetto coerente con quelle che sono le caratteristiche dell’agricoltura italiana e dei suoi territori. L’Italia ha tutte le carte in regola per essere leader in Europa in questo percorso”.
Al seminario è intervenuto anche il Sottosegretario per l’Ambiente e Tutela del Territorio e del Mare Roberto Morassut. “Sui temi dell’economia circolare – ha detto – siamo in un momento di transizione abbastanza positivo, che ci spinge verso impegni e azioni pratiche. Il recepimento delle quattro direttive europee su questa materia ci impone ora di predisporre un programma nazionale di gestione del ciclo dei rifiuti che abbia come obiettivo quello di affrontare il riequilibrio del sistema territoriale e tecnologico. Ma ci sono ancora alcuni problemi da risolvere, come quello dello squilibrio tra la quantità di materia riciclata e il suo riutilizzo, o la questione impiantistica, che deve essere affrontata con piena consapevolezza, anche per non alimentare il ciclo illegale dell’economia dei rifiuti”.

Confagricoltura ha indetto la seconda edizione del Premio nazionale per l’innovazione nel settore dell’agricoltura. Le iscrizioni sono aperte da mercoledì 23 settembre.
Il Premio ha l’obiettivo di assegnare un riconoscimento alle aziende agricole, in forma singola e associata, che hanno introdotto negli ultimi tre anni innovazioni:

– di prodotto, di processo, organizzative o di marketing;
– riguardanti l’azienda, la filiera o, in generale, il rapporto tra l’azienda ed altri attori della filiera;
– riguardanti prettamente la dimensione agricola o la sua connessione con quella urbana, culturale, artistica, sociale, etc.

In questa edizione particolare attenzione sarà assegnata ad alcune tematiche strategiche per il settore agricolo ed agroalimentare: qualità del prodotto, lotta ai cambiamenti climatici, bioeconomia circolare, sostenibilità ambientale, economica e sociale, efficientamento dei processi produttivi, digitale, con particolare riferimento alle soluzioni adottate nell’emergenza Covid-19, e valorizzazione delle aree interne.
Con l’obiettivo di favorire la più ampia partecipazione delle imprese, il premio è aperto a tutte le imprese agricole, in forma collettiva od individuale, con sede legale in Italia, iscritte nel Registro delle Imprese, con i codici Ateco A 01 – 02 – 03.
Le tempistiche per l’avvio del premio e della presentazione delle domande sono le seguenti:

– 23 settembre 2020 – apertura del bando;
– 23 ottobre 2020 chiusura del bando;
– novembre 2020 – valutazione delle domande e selezione dei vincitori;
– novembre- dicembre 2020 – premiazione.

Rispetto allo scorso anno, l’intera procedura è stata semplificata, a partire dalla domanda di partecipazione. Tra i cambiamenti, ad esempio, evidenziamo l’eliminazione delle categorie di partecipazione nonché sono previsti fino ad un massimo di nove vincitori di pari livello (i premi sono costituiti da onorificenze simboliche di eccellenza che saranno consegnati in uno specifico evento
celebrativo).
L’avvio dell’iniziativa, e quindi della presentazione delle domande sarà formalizzata con la pubblicazione sul sito Web di Confagricoltura (www.confagricoltura.it) della documentazione di riferimento (anticipata in allegato alla presente circolare) e del Bando, nel quale saranno indicate tutte le informazioni relative alla procedura di partecipazione, riassunte di seguito.
La documentazione dovrà essere compilata ed inviata al seguente indirizzo e-mail: direzione@confagriasti.com, unitamente ad eventuale ulteriore documentazione a supporto dell’innovazione.
La Scheda di descrizione dell’innovazione, in alternativa al formato word, potrà essere compilata seguendo la procedura digitale indicata sempre nella sezione Premio innovazione in agricoltura (https://www.confagricoltura.it/ita/attivita/premio-innovazione).
Per qualsiasi informazione contattare: Confagricoltura Asti – tel: 0141434943 – E-mail: direzione@confagriasti.com

Domanda di partecipazione e Allegati Premio Confagricoltura_rev 18.9

Lettera soci_Premio2020_17.9

Prot 530_Circolare Direttore Generale_PremioInnovazione 2020_17.9 (003)

REGOLAMENTO_Premio 18.9

Scheda di descrizione innovazione

Il consumatore ha capito l’importanza del settore primario, ora è importante far conoscere anche il ruolo positivo dell’agricoltura nella gestione delle risorse naturali”. Lo ha detto Ezio Veggia, delegato alla bioeconomia di Confagricoltura, intervenendo alla presentazione del VI Rapporto Bioeconomia in Europa di Intesa Sanpaolo.
Il rapporto ha evidenziato come l’agricoltura, insieme alla silvicoltura, facciano la parte del leone nella bioeconomia. In Italia il settore primario, ricorda Confagricoltura, è stato anche capace di ridurre, dal 1990 ad oggi, del 13% le emissioni e sequestrare CO2 dall’atmosfera grazie alla fotosintesi clorofilliana. La coltivazione dei suoli agricoli e la gestione attiva delle superfici forestali consentono di produrre cibo ed energia assorbendo CO2, grazie all’adozione di tecnologie che permettono di ottimizzare l’uso di risorse strategiche come acqua, suolo e biomasse.
Un ruolo centrale lo ha il suolo – ha spiegato Veggia – ed è essenziale migliorarne fertilità, con l’apporto anche di concimi organici prodotti dalle matrici agricole vegetali ed animali. E’ importante anche il ruolo dell’agricoltura nella trasformazione del carbonio residuale (ad esempio il letame) in energia, sostituendo petrolio e altri idrocarburi, partecipando così, in modo significativo, alla decarbonizzazione del settore energetico”.
Per rispondere alla sfida della sostenibilità – ha concluso Veggia – va ripensato il modello di sviluppo economico, dando maggiore attenzione alla bioeconomia. Servono normative chiare e risorse aggiuntive perché il percorso intrapreso dagli agricoltori in campo energetico è di successo, ma oneroso e non può pesare esclusivamente sulla politica agricola Comune (PAC). Per questo chiediamo che vengano incrementate le risorse per le bioenergie (biogas, biomasse) superando alcune incertezze normative che stanno frenando l’avvio del biometano agricolo come biocarburante avanzato”.