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Martedì 7 novembre è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto ministeriale del 27 settembre 2023, che prevede disposizioni integrative per taluni interventi di sostegno accoppiato al reddito del Piano strategico PAC 2023-2027 e precisazioni in merito alla densità di bestiame al pascolo adeguata alla conservazione del prato permanente e alla coltivazione della canapa.
Il decreto in oggetto definisce alcuni aspetti applicativi della Riforma della PAC, in particolare per quanto riguarda l’obbligo di utilizzare determinati quantitativi minimi di sementi/materiale vegetativo certificati per percepire i “pagamenti accoppiati” a partire dal 2024.
Per ulteriori informazioni o delucidazioni è possibile contattare l’ufficio tecnico della Confagricoltura di Asti

In allegato il decreto in oggetto

DM 27 settembre 2023 -Sostegno accoppiato_Gazzetta Ufficiale

 

Sospendere il decreto che dichiara illecito l’uso non farmacologico del prodotto da estratti di canapa, alla luce delle evidenze scientifiche e in considerazione anche delle pratiche adottate in altri Paesi europei, e avviare un percorso di approfondimento condiviso e partecipato da istituzioni, operatori e comunità scientifica. E’ la richiesta avanzata da Agrinsieme ai Ministri della Salute, Orazio Schillaci, e dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, in merito al decreto 7 agosto 2023 (n. 20AO5476) emanato dal ministero della Salute, che revoca il decreto 28 ottobre 2020 e aggiorna le tabelle contenenti l’indicazione delle sostanze stupefacenti psicotrope.
Il provvedimento – spiega il Coordinamento – inserendo le composizioni ad uso orale di Cannabidiolo ottenuto da estratti di canapa nella tabella dei medicinali, sezione B, è fortemente restrittivo e presenta molte criticità, a partire dall’essere in contrasto con i principi dell’UE relativi alla libera circolazione delle merci, con inevitabili ripercussioni sugli operatori economici.
Le limitazioni sull’utilizzo di CBD – aggiunge Agrinsieme – rischiano di demonizzare un settore come quello della canapa industriale, regolamentato dalla legge 242 del 2016, che presenta un enorme potenziale in termini di fibra, alimenti, florovivaismo, cosmetica, bioplastiche, bioedilizia, etc”.
Solo nel nostro Paese la vendita di prodotti a base di CBD vale circa 150 milioni di euro l’anno e impiega, nelle diverse fasi della filiera, circa 10.000 lavoratori, con una percentuale molto alta di giovani impiegati nella produzione agricola.
In Europa, Italia compresa, la domanda di prodotti con CBD è inoltre in continuo aumento. “Per questo motivo – spiega il Coordinamento – la scelta di obbligare la commercializzazione di CBD ad uso esclusivamente farmacologico escluderebbe molte aziende italiane dal mercato, con evidenti conseguenze negative sia dal punto di vista economico che sociale”. Con il provvedimento in oggetto, infatti, l’Italia rischierebbe di essere l’unico Paese europeo a considerare il CBD con le preparazioni ad uso orale come stupefacente favorendo aziende straniere, soprattutto francesi e tedesche, nel complesso di un mercato sempre più fiorente.

Lo schema di decreto interministeriale che recepisce quanto disposto dagli artt.1 e 3 del decreto legislativo n.75/2018 – Testo unico in materia di coltivazione, raccolta e prima trasformazione delle piante officinali – è un passo importante per il settore delle erbe officinali che attendeva da tempo il completamento del percorso normativo dedicato. Tuttavia, come Coordinamento, esprimiamo rammarico per il fatto che il Testo non preveda in modo specifico l’uso officinale dell’infiorescenza di canapa industriale”.
Questo il commento di Agrinsieme – il coordinamento che riunisce Cia-Agricoltori italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari – all’intesa raggiunta questo pomeriggio nella Conferenza Stato – Regioni e Province autonome.
Nonostante la sollecitazione di Agrinsieme ad una modifica del decreto volta a valorizzare pienamente le piante di Cannabis Sativa L. a basso THC in ambito officinale, il testo approvato ieri non recepisce tali indicazioni. Ad avviso di Agrinsieme si è quindi persa l’occasione di fare chiarezza sul piano normativo e di dare una spinta propulsiva a un comparto che ha tutte le potenzialità, a livello agricolo e di trasformazione, di attrarre risorse e investimenti, creando occupazione, specie giovanile. Si tratta, peraltro, di una coltura che può dare un grande contributo allo sviluppo della bioeconomia circolare.
Auspichiamo – conclude il Coordinamento – che in tempi brevi ci sia la volontà di fare chiarezza sugli usi dell’infiorescenza di canapa industriale, per dare certezza agli operatori del settore”.

Cresce il numero delle aziende del settore della canapa industriale ed in particolare di quelle legate alla filiera dell’estrazione. Il mercato mondiale dell’olio di CBD cresce ogni anno di oltre il 30% (1,2 miliardi di dollari nel 2019) e un’accelerazione ancora più forte è prevista nei prossimi 5 anni per il mercato europeo degli estratti di canapa; questi prodotti, infatti, trovano un crescente interesse non solo nel settore farmaceutico, il principale, ma anche nella cosmesi, nell’alimentare, nel pet food e nei succedanei del tabacco. Tra le novità anche il fatto che la Francia – che rappresenta il 37% della coltivazione di canapa industriale in Europa – stia discutendo su una specifica norma sull’infiorescenza per estrazione”. Lo evidenziano il coordinamento Agrinsieme (che riunisce Cia-Agricoltori italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari) e Federcanapa (Federazione italiana canapa), in occasione della presentazione delle “Linee guida per la canapa da estrazione” avvenuta questa mattina in modalità online.
In tale contesto Agrinsieme e Federcanapa hanno deciso di mettere a disposizione degli operatori interessati alla produzione e alla trasformazione della canapa per estrazione uno strumento utile per creare nuove opportunità di mercato e favorire l’occupazione, obiettivi estremamente importanti tenuto conto anche del difficile contesto economico in cui viviamo.
A fronte della crescita e delle nuove opportunità che si profilano – osservano i due organismi – le imprese italiane rischiano di non poter garantire la produzione richiesta dai mercati europei ed internazionali a causa di interpretazioni restrittive da parte delle Amministrazioni competenti, a partire dai ministeri delle politiche agricole e della Salute e per la mancanza di una visione strategica a livello politico che sappia far emergere fino in fondo le potenzialità della canapa industriale”.
Per tale motivo le linee guida hanno anche l’obiettivo di supportare gli operatori nello sviluppo di queste filiere innovative, in un quadro legislativo ed amministrativo ancora poco chiaro, in cui non è ancora stato definito un confine netto tra infiorescenze di canapa a uso industriale ed infiorescenze di canapa a uso terapeutico o stupefacente.
Le Linee Guida sono dedicate alla canapa delle varietà a basso THC (entro lo 0.2%) coltivate nel rispetto dei requisiti della normativa comunitaria e della L. n.242/2016, destinate alla produzione di semilavorati, quali estratti a base di CBD, terpeni, flavonoidi e altri cannabinoidi non stupefacenti, da impiegare in successive lavorazioni industriali e artigianali (come disciplinati dall’articolo 2, c. 2 della L. n. 242/2016).
Il documento – frutto del lavoro di un gruppo interdisciplinare di esperti universitari, legali, agricoltori e trasformatori della canapa da estrazione – ha l’obiettivo di supportare gli operatori della filiera sia sul piano normativo, sia su quello tecnico-agronomico.
Fortunatamente a livello europeo le restrizioni verso l’estrazione di CBD e di altri princìpi attivi presenti nel fiore di canapa industriale, si stanno allentando, soprattutto dopo la sentenza della Corte di Giustizia Europea del novembre scorso che ha dichiarato testualmente che il CBD non è una droga e che ha imposto al Governo Francese il dissequestro di una partita di sigarette elettroniche al CBD, commercializzate in Francia e legalmente prodotte in un altro Stato europeo.
Dopo questa presentazione incalzeremo il Parlamento perché definisca una volta per tutte quelle regole che consentano, anche agli operatori italiani, di confrontarsi ad armi pari sul mercato internazionale”.
Questo lavoro vuole essere inoltre un contributo alla promozione delle filiere territoriali della canapa, in quanto coltura in grado di contribuire alla riduzione dell’impatto ambientale in agricoltura, al miglioramento dei suoli e all’incremento del reddito agricolo.
La canapa –concludono Agrinsieme e Federcanapa – è una coltura che si coniuga pienamente con i nuovi concetti di bioeconomia circolare e di alto valore ambientale; è funzionale alla lotta al consumo di suolo ed alla perdita di biodiversità e offre all’agricoltore una valida alternativa produttiva, soprattutto in alcuni territori del nostro Paese“.

 

“Per lo sviluppo della canapicoltura nazionale è importante tenere alta l’attenzione sul nuovo regolamento della PAC recante norme sul sostegno ai Piani Strategici Nazionali-PSN, che non prevede l’aumento del tenore di tetraidrocannabinolo (THC) proposto dalla Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo, la quale ha approvato lo scorso anno un emendamento che innalza il limite allo 0,3%”. Lo sottolinea il coordinamento di Agrinsieme, che riunisce Cia-Agricoltori italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, che ha scritto una lettera in proposito al Sottosegretario alle Politiche Agricole Giuseppe L’Abbate.
Il mantenimento dell’attuale limite dello 0,2%, infatti, metterebbe i Paesi dell’Unione in una posizione di svantaggio rispetto ai maggiori competitor mondiali, ovvero Cina, Canada, USA, Svizzera e Australia, che hanno tassi di THC consentiti che vanno dallo 0,3% all’1%”, afferma il Coordinamento, spiegando che “i canapicoltori italiani oggi sono fortemente limitati nella scelta delle sementi, poiché le varietà del Catalogo UE con molta difficoltà si adattano alle condizioni pedoclimatiche della Penisola, mentre l’innalzamento della soglia di THC consentirebbe un ampliamento delle varietà del 50% circa”.
Quella della canapa industriale è una coltura di grande importanza per la diversificazione del reddito degli agricoltori, che negli ultimi anni ha fatto registrare una crescita importante delle superfici coltivate e i cui margini di crescita sono molto più ampi tenuto conto di tutte le filiere attivabili da questa coltivazione; parliamo di una coltura dal grandissimo potenziale, agricolo e non solo, che vanta una tradizione secolare nel nostro Paese che fino alla metà del Novecento, era il maggior produttore comunitario e il secondo a livello mondiale”, fa notare Agrinsieme.
Guardiamo pertanto con fiducia all’annunciato tavolo di coordinamento interministeriale, che a partire dal Mipaaf coinvolgerà i ministeri della Salute, dell’Interno, della Giustizia e dello Sviluppo Economico, quale importante strumento di confronto tra Istituzioni e attori della filiera per la definizione di un piano di settore che parta dall’agricoltura e arrivi alla più ampia bioeconomia, nonché per affrontare e auspicabilmente superare norme e regolamenti specifici, così da dipanare quelle incertezze normative legate alle singole destinazioni d’uso della canapa industriale che stanno oggi frenando lo sviluppo di questa coltura che, ancora di più in un momento di crisi di alcune filiere, può rappresentare un’integrazione importante per le imprese e le cooperative agricole”, conclude il Coordinamento.