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Il Consolato generale cinese a Milano, in collaborazione con il Comune di Asti e con l’Ente camerale, con il supporto dell’Ente Turismo Langhe Monferrato e Roero, del Consorzio Vini d’Asti e del Monferrato, del Consorzio dell’Asti DOCG e dell’Unione Industriale di Asti organizza il Forum annuale finalizzato a favorire lo sviluppo di contatti e relazioni d’affari tra il sistema economico italiano e quello cinese.
Il rapido processo di modernizzazione che ha caratterizzato l’economia cinese nell’ultimo decennio, la crescita del reddito disponibile e l’interesse sempre più diffuso per i prodotti occidentali hanno determinato un costante aumento di fruitori ed estimatori del Made in Italy, con l’apertura di prospettive importanti anche per le nostre aziende.
L’iniziativa, prevista ad Asti per sabato 11 gennaio 2020, prevede diversi momenti finalizzati a far conoscere le opportunità che il mercato cinese offre alle imprese italiane. In particolare, la Camera di Commercio ospiterà, alle ore 15,30, presso la sede di Piazza Medici 8, il forum “Asti incontra la Cina”, incontro che vede la partecipazione del console commerciale cinese a Milano e di oltre 50 direttori e rappresentanti di società cinesi già operanti in Italia, i quali illustreranno le prospettive e le potenzialità del mercato cinese.
Alle ore 18, presso il Comune di Asti, sono previsti incontri individuali con le imprese cinesi. Seguirà buffet con specialità cinesi e, alle ore 20, al Teatro Alfieri, uno spettacolo musicale con artisti del grande Paese asiatico (è possibile scaricare qui sotto il programma completo).
Per ragioni organizzative le aziende interessate devono inviare l’adesione (scaricare il modulo in allegato) entro e non oltre il prossimo 8 gennaio all’indirizzo mail: studi@at.camcom.it

Programma Asti incontra la Cina

Modulo adesione

 

 

Con l’accordo economico tra Italia e Cina – ‘La Nuova Via della Seta’ – si è sbloccata la possibilità di esportare a Pechino le carni suine. Lo sottolinea Confagricoltura che pone in evidenza come siano nove i macelli italiani attualmente autorizzati all’export, in un momento di mercato particolarmente favorevole vista la richiesta di carne congelata che viene dal paese del Dragone, duramente colpito dalla peste suina africana che ha decimato il numero dei capi (basti pensare che in Cina sono presenti 440 milioni di maiali e che questa epidemia ne ha decimato oltre il 20%).
Il mercato cinese – dichiara il presidente della Federazione nazionale degli Allevatori suini di Confagricoltura Claudio Canalioffre importanti prospettive per tutta la filiera suinicola del nostro Paese, visto che la Cina consuma prevalentemente parti anatomiche che in Italia non hanno mercato (orecchie, teste, piedi ed interiora), trasformando così un costo in un ricavo aggiuntivo per i macelli quantificabile in 15/20 euro a capo, circa il 7% dell’attuale valore di mercato. Inoltre questi prodotti faranno da apripista ad altri tipi di tagli di carne e alle nostre eccellenti produzioni DOP e IGP”.
Confagricoltura ricorda che negli allevamenti le partite inviate alla macellazione cominciano ad essere certificate secondo i rigidi protocolli richiesti nell’accordo Italia–Cina, con un notevole aggravio burocratico per le aziende. “Ricordiamo – osserva Canali – che la certificazione sanitaria che permette di esportare in Cina è un valore aggiunto, un plus che forniscono gli allevatori e che, in quanto tale, va ricompensato con una parte del beneficio che se ne ricava, ossia una maggiore premialità sul prodotto venduto. La mancata certificazione per alcuni allevatori non deve trasformarsi in una penalizzazione”.
Per quanto riguarda la tendenza al rialzo delle quotazioni, Confagricoltura fa presente che la media dei prezzi dei suini da macello per il circuito DOP, nel primo quadrimestre dell’anno, è stata abbondantemente al di sotto dei costi di produzione, essendo inferiore a €. 1,300 al kg e con picchi negativi sino a 1,1 eur/kg. Solo in estate si è raggiunto il punto di pareggio e da agosto le aziende hanno cominciato a lavorare in attivo.
E’ vero – pone in evidenza Canali – che si è di fronte ad un recupero, ma è anche vero che ad oggi i bilanci dell’anno delle aziende suinicole sono ancora in rosso”. “Abbiamo vivamente caldeggiato l’apertura del mercato cinese alle carni suinicole italiane e la risoluzione di tutte le problematiche relative alla certificazione delle carni perché – conclude il rappresentante di Confagricoltura che si occupa del settore suinicolo – vi sono grandi opportunità per il settore e per tutto l’agroalimentare Made in Italy”.

Le prime spedizioni per la Cina di carni suine congelate italiane possono finalmente partire. Infatti le autorità cinesi hanno valutato positivamente il certificato sanitario nazionale, che è l’ultimo adempimento del lungo negoziato del nostro governo con Pechino, avviato in occasione della visita in Italia del presidente Xi Jinping a marzo scorso e che Confagricoltura ha fortemente sostenuto per la sua valenza.
Questa, per il nostro Paese, è una vittoria di sistema – ha detto Giovanna Parmigiani, componente della Giunta di Confagricoltura che si occupa del settore suinicolo – quando istituzioni e rappresentanza lavorano con un comune obiettivo, si raggiungono risultati importanti”. “Abbiamo vivamente caldeggiato l’apertura del mercato cinese alle carni suinicole italiane perché dà grandi opportunità al settore ed a tutto l’agroalimentare made in Italy – ha proseguito Parmigiani – e rappresenta pure un importante segnale di distensione che, tra l’altro, arriva proprio nel momento in cui, invece, si sta inasprendo la guerra commerciale tra Usa e Cina”. “L’export di carne suina non è un fatto a sé stante, ma – ha infine messo in evidenza la rappresentante di Confagricolturafa da apripista all’esportazione di altri importanti prodotti zootecnici italiani, a partire dalla carne bovina”.