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Confagricoltura ha partecipato, nei giorni scorsi, al primo tavolo di partenariato sul Pnrr, presieduto dal Ministro Francesco Lollobrigida, ove sono stati esposti dal direttore Marco Lupo gli obiettivi e i traguardi raggiunti in questi mesi. Nel corso della riunione sono stati anche affrontati altri aspetti interessanti: per esempio è stato preannunciato il secondo bando agrisolare, da tempo richiesto dall’Organizzazione degli imprenditori agricoli, ed emanato il giorno successivo al Tavolo del partenariato dal Ministero dell’ambiente.
L’Organizzazione degli imprenditori agricoli ha anche apprezzato l’approfondimento dedicato alle ulteriori misure in corso di attuazione, tra cui quelle dedicate alla logistica (imprese, mercati e porti), alla meccanizzazione e agli investimenti irrigui per fronteggiare la siccità ma ha anche contestualmente ribadito la richiesta di destinare maggiori risorse ai bandi che hanno registrato un overbooking, in particolare a quelli sui contratti di filiera (con una domanda di accesso circa sei volte superiore allo stanziamento) e sulla logistica.
Infine, Confagricoltura ha appoggiato la proposta del Ministro Lollobrigida di convocare con cadenza trimestrale il Tavolo di partenariato sul Pnrr allo scopo di condividere posizioni e contributi nella realizzazione degli obiettivi strategici per il settore.

Con un documento contenente 244 rilievi tra inviti a correggere, modificare e completare, la Commissione Europea ha rinviato all’Italia la bozza di Piano strategico che il Mipaaf aveva spedito a Bruxelles alla fine dell’anno scorso. Apprezzate le scelte sulla gestione del rischio e gli impegni per ridurre la dipendenza dalle importazioni per quanto riguarda talune produzioni, quali le colture proteiche; nel complesso però il documento non è stato ritenuto accettabile e ora ci sarà tempo fino al 30 giugno per fornire risposta ai rilievi presentati.
L’Unione Europea contesta in particolare la mancanza di target quantificati per gli indicatori di risultato, che rende impossibile la valutazione dell’adeguatezza e del livello di ambizione di ogni obiettivo specifico. La Commissione in primis invita l’Italia a “rivedere la propria strategia per garantire una distribuzione più equa e mirata dei pagamenti diretti”, in quanto le scelte di convergenza interna e redistribuzione “sono limitate al minimo richiesto, mentre non vengono applicati capping e riduzione dei pagamenti diretti”. Hanno fatto discutere anche le considerazioni sugli obiettivi ambientali. L’Europa giudica il piano proposto dall’Italia non sufficiente a contribuire in modo efficace a questo obiettivo generale, in particolare per quanto riguarda l’acqua, l’aria, i nutrienti e la biodiversità nei terreni agricoli e nelle foreste, nonché la riduzione delle emissioni. La Commissione poi, alla luce del conflitto tra Russia e Ucraina, ha invitato il nostro Paese a compiere ulteriori passi per ridurre l’uso degli input, stimolando al loro posto l’agricoltura di precisione, l’efficienza energetica e il passaggio dalla concimazione minerale a quella organica.
L’Italia è anche stata invitata a “migliorare sostanzialmente la digitalizzazione delle zone rurali”, puntando a “completare la copertura della banda larga ad alta velocità, fin nelle zone scarsamente popolate”.
Il governo italiano dovrà ora predisporre le modifiche al piano nel senso richiesto. A questo riguardo occorre rilevare che non sono passati neanche quattro mesi dalla presentazione del documento a Bruxelles, ma la situazione internazionale, a causa del conflitto in Ucraina, è completamente stravolta. Sono saltati i canali commerciali e le linee di approvvigionamento delle materie prime devono essere necessariamente riviste: per questo è indispensabile promuovere un confronto, a livello nazionale ed europeo, per valutare se non sia utile posticipare di almeno un anno l’entrata in vigore della nuova politica agricola comunitaria, rivedendo le prospettive alla luce della mutata situazione.

Prosegue la diminuzione delle esportazioni agroalimentari dell’Unione Europea. Nei primi due mesi di quest’anno – evidenzia Confagricoltura sulla base dei dati diffusi dalla Commissione UE – si sono attestate a 28,5 miliardi di euro, il 6% in meno rispetto allo stesso periodo del 2020.
Il dato più preoccupante – rileva il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansantiè che la contrazione delle vendite ha riguardato soprattutto Regno Unito e Stati Uniti, che sono due importanti mercati di sbocco per il Made in Italy agroalimentare”. Complessivamente le esportazioni europee sono diminuite di circa 1,4 miliardi di euro nel periodo considerato.
Con ogni probabilità la situazione sul mercato statunitense è destinata a migliorare – sottolinea Giansanti – per il superamento dell’emergenza sanitaria e per la sospensione dei dazi applicati nel quadro del contenzioso sugli aiuti pubblici ai gruppi Airbus e Boeing. La ripresa del dialogo e della cooperazione sulle questioni del commercio estero lascia sperare che sarà raggiunta entro luglio una soluzione definitiva”.
Per il mercato del Regno Unito, invece, le prospettive non sono incoraggianti. L’uscita dalla UE ha determinato l’aumento degli oneri amministrativi e, di conseguenza, il costo delle spedizioni. Inoltre, salgono le tensioni tra Bruxelles e Londra sul protocollo relativo ai confini tra Repubblica d’Irlanda e Irlanda del Nord”.
Confagricoltura ricorda che l’Irlanda del Nord continua ad applicare le regole della UE e il governo di Londra si è impegnato ad effettuare i controlli di conformità sulle merci in transito dalla Gran Bretagna. L’avvio dei controlli è stato rinviato e il Regno Unito ha chiesto di rivedere l’intesa perché ritenuta insostenibile a lungo termine, in primo luogo per il settore agroalimentare.
Senza i controlli concordati rischiano di arrivare sul mercato unico, provenienti dall’Irlanda del Nord, prodotti non conformi alle norme europee in materia di standard produttivi e sicurezza alimentare. E’ un rischio che non possiamo correre”, aggiunge il presidente di Confagricoltura.
L’intesa sul recesso del Regno Unito, approvata anche a livello parlamentare, non può essere riaperta. Per risolvere il problema basterebbe l’allineamento da parte britannica alle regole della UE, che sono tra le migliori e più sicure su scala mondiale. E’ una soluzione che avrebbe anche il sostegno degli agricoltori del Regno Unito”, conclude Giansanti.

Senza un accordo commerciale tra Unione Europea e Regno Unito, dobbiamo prepararci a gestire una fase di instabilità sui mercati agricoli dell’Unione. Gli autotrasportatori britannici stanno già rifiutando il rinnovo per l’anno venturo dei contratti con gli esportatori degli Stati membri”. E’ l’allarme lanciato dal presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti, per le crescenti difficoltà che stanno segnando il negoziato tra la Commissione UE e il governo di Londra sulle future relazioni commerciali a partire dal 1° gennaio 2021.
Alle difficoltà della trattativa sulle questioni relative alla libera concorrenza, si è aggiunto l’annuncio, a Londra, dell’imminente presentazione al Parlamento di un progetto di legge sul mercato interno che contiene anche la modifica unilaterale di alcuni aspetti dell’accordo di recesso dalla UE firmato lo scorso anno. “In particolare – sottolinea il presidente di Confagricoltural’obiettivo è quello di rivedere parzialmente il protocollo sulla Repubblica d’Irlanda e l’Irlanda del Nord. In concreto, se il progetto diventerà legge, sarebbe lesa l’integrità del mercato unico europeo e verrebbe meno la possibilità di controllare il rispetto delle regole dell’Unione in materia di protezione dei consumatori e contrasto delle contraffazioni sui prodotti di passaggio sul territorio dell’Irlanda del Nord e destinati agli Stati membri”. “E’ una prospettiva inaccettabile e bene ha fatto la presidente della Commissione Europea a respingerla nel modo più assoluto”, rileva Giansanti. “Da un recente incontro che ho avuto con la presidente dell’organizzazione degli agricoltori britannici (NFU), è emersa la volontà di mantenere gli elevati standard produttivi e sostenibilità ambientale garantiti dalla normativa dell’Unione”.
Se non sarà sottoscritto un accordo commerciale, dall’inizio dell’anno venturo sull’interscambio tra Unione Europea e Regno Unito si applicheranno le regole dell’Organizzazione mondiale del commercio con il ritorno dei dazi e dei controlli alle frontiere. Il Regno Unito importa dalle UE prodotti agroalimentari per oltre 40 miliardi di euro l’anno, il 72% delle importazioni totali. Il “Made in Italy” di settore concorre per 3,5 miliardi.
In questo quadro di crescenti incertezze – dichiara Giansanti – abbiamo rilanciato la richiesta al governo di costituire una “task force” per supportare le imprese nel caso di un mancato accordo con il Regno Unito. Inoltre, va stabilito che anche il settore agricolo potrà beneficiare della riserva finanziaria di 5 miliardi di euro decisa dal Consiglio europeo per gestire l’impatto determinato dal recesso del Regno Unito”.

Le proposte della Commissione penalizzano il potenziale produttivo dell’agricoltura e del sistema agroalimentare europeo. E’ una prospettiva che non condividiamo, anche perché aumenterebbero le importazioni da Paesi terzi che applicano regole diverse e meno rigorose”.
E’ il commento del presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti, sui contenuti delle comunicazioni, presentate oggi dalla Commissione, relative alla biodiversità e al sistema alimentare (“Dal produttore al consumatore”).
Nel contesto dell’emergenza sanitaria in atto, l’agricoltura e il sistema agroalimentare sono stati considerati alla stregua di attività essenziali, anche dalla Commissione UE. I prodotti destinati all’alimentazione hanno una valenza pubblica che, in futuro, non dovrà essere sottovalutata e sacrificata”, aggiunge Giansanti.
Alla base degli indirizzi della Commissione, c’è una visione che richiede un approfondimento e una valutazione d’impatto economico. La crescita produttiva non è per forza di cose in contraddizione con la sostenibilità ambientale, con la tutela delle risorse naturali e con la salvaguardia della biodiversità”
“Importanti risultati sono già stati raggiunti in Italia e a livello europeo. Occorre andare avanti, con il ricorso e la diffusione delle innovazioni tecnologiche, a partire dalla genetica, e con una più stretta collaborazione tra ricerca scientifica e imprese”, puntualizza Giansanti.
Le comunicazioni della Commissione contengono anche elementi di sicuro interesse. E’ il caso dell’indicazione relativa all’origine dei prodotti e delle informazioni nutrizionali, se fondate in modo esclusivo su rigorosi criteri scientifici”.
Resta poi da chiarire il coordinamento tra gli orientamenti presentati oggi dalla Commissione e la riforma della PAC in discussione dal 2018 e che, sembra ormai scontato, entrerà in vigore nel 2023”, rileva il presidente di Confagricoltura.
I processi legislativi potrebbero sovrapporsi, facendo perdere di vista la coerenza tra i diversi obiettivi. Per questo – conclude Giansanti – nei giorni scorsi ho inviato una lettera alla presidente della Commissione von der Leyen, proponendo una valutazione sull’opportunità di lanciare una nuova riforma della PAC, tenendo conto dei punti di forza espressi dalle imprese agricole europee nel corso della pandemia”.