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E’ un segnale positivo che il Governo stia valutando la nostra proposta di riduzione dell’Iva per rilanciare i consumi” – commenta il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti. “L’agricoltura è stata riconosciuta come soggetto Golden Power, quindi strategico per la tenuta economica di una nazione. Pertanto, il rilancio dell’economia richiede interventi importanti, sia dal lato della domanda che dal lato dell’offerta“.
Dal lato della domanda, Confagricoltura è stata l’unica, alla convocazione del settore agroalimentare agli Stati Generali dell’Economia a Villa Pamphilj, a proporre un intervento per la riduzione delle aliquote IVA e anche del cuneo fiscale sul fattore lavoro. Per quanto riguarda l’IVA, Confagricoltura propone di stabilire, per un congruo periodo di tempo, l’aliquota IVA unica del 4%, al fine di incentivare la ripresa dei consumi.
Allargando l’orizzonte temporale – conclude Giansanti – ribadiamo la necessità di attuare quanto prima un piano strategico di rilancio della filiera agroalimentare, che può dare un significativo contributo alla ripresa economica duratura e sostenibile sotto il profilo sociale, ambientale e dell’efficienza energetica”.

La Gazzetta Ufficiale n. 90 del 4 aprile 2020 ha pubblicato la Legge 2 aprile 2020 n. 21 , di conversione del decreto-legge 5 febbraio 2020, n. 3, recante “Misure urgenti per la riduzione della pressione fiscale sul lavoro dipendente” che ha disciplinato, a decorrere dal 1° luglio 2020, la riduzione del cuneo fiscale per redditi fino ai 40.000 euro.
Si tratta di un intervento attuativo della disposizione contenuta nell’ultima legge di bilancio (Legge n. 160/2019) che aveva previsto la costituzione di un apposito Fondo per la riduzione del carico fiscale sui lavoratori dipendenti (con dotazione di 3 miliardi di euro per il 2020 e di 5 miliardi di euro per il 2021) “allo scopo di dare attuazione a specifici interventi per la riduzione della tassazione sulle persone fisiche” (articolo 1, comma 7, Legge di bilancio per il 2020).
Si fa presente che la legge di conversione del D.L. n. 3/2020 ha abrogato dal 1° luglio 2020 il comma 1-bis dell’articolo 13 del TUIR (Dpr n. 917 del 22 dicembre 1986), ovvero la disposizione che disciplina il credito per lavoro dipendente e assimilato, così detto “bonus Renzi”, che – fino al 30 giugno 2020 – riconosce ai percettori di un reddito fino ai 24.600 euro una integrazione di 80 euro al mese in busta paga (960 euro annui complessivi), riproporzionati per i redditi da 24.600 a 26.600 euro.
Il legislatore realizza la riduzione del cuneo fiscale attraverso due misure applicabili in relazione all’importo complessivo annuo del reddito da lavoro dipendente percepito: un trattamento integrativo al reddito e una ulteriore detrazione fiscale.
In pratica, dal 1° luglio 2020, ai lavoratori dipendenti pubblici e privati con redditi fino a 26.600 euro che già percepiscono il “Bonus Renzi” di 80 euro mensili spetterà un aumento di 20 euro al mese in busta paga; chi invece, percepisce un reddito dai 26.600 euro ai 28.000 euro beneficerà per la prima volta di un incremento di 100 euro in busta paga; oltre questa soglia reddituale l’importo del beneficio decresce progressivamente fino ad azzerarsi al raggiungimento dei 40.000 euro.