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Ieri, giovedì 17 giugno, era la Giornata Mondiale per la Lotta alla Desertificazione e alla Siccità, istituita nel 2015 dalle Nazioni Unite, dedicata quest’anno alla trasformazione dei terreni degradati in terreni sani.
Entro il 2050, la combinazione del degrado del suolo, l’erosione e i cambiamenti climatici rischiano di ridurre i raccolti globali in media del 10%, e fino al 50% in alcune regioni, se non si interverrà con determinazione. A fronte di tali problematiche – afferma Confagricoltura – occorre avere la consapevolezza che gli agricoltori sono i principali protagonisti per salvaguardare un suolo produttivo e in salute. Con il 21% della superficie a rischio, di cui il 41% al Sud, l’Italia è lo Stato che in Europa risente di più dei cambiamenti climatici.
Fondamentale è in particolare il ruolo dell’agricoltura nel contrasto alla crisi idrica, che colpisce da oltre un decennio l’Italia come il resto d’Europa. Secondo i dati di giugno forniti dall’ANBI, le zone di maggiore sofferenza idrica continuano a concentrarsi nel Meridione. Basti pensare agli invasi della Basilicata che, nella sola prima settimana di giugno, hanno perso 9 milioni di metri cubi di acqua rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. In Sicilia i bacini idrici sono attualmente al 50,66% della loro capacità.
Non va meglio nel Nord del Paese, dove il Fiume Po sta soffrendo per il mancato scioglimento dei ghiacci sulle Alpi causato dal freddo record di maggio (uno dei più freddi degli ultimi 10 anni).
Fenomeni atmosferici estremi, accompagnati da una scarsa manutenzione del patrimonio ambientale – afferma Confagricoltura – stanno alimentando una vera e propria desertificazione di sempre più ampi pezzi di territorio. Tutelare le risorse idriche vuol dire prendersi cura della qualità del terreno.
Per questo la Confederazione sollecita la politica per una progettualità complessiva, dedicata alla gestione dell’acqua e del suolo, anche attraverso il riutilizzo delle acque reflue, di cui ARERA stima in Italia un riutilizzo del 4% a fronte di un potenziale del 20%.
Nella rigenerazione dei terreni occorre sviluppare le sinergie utili a riportare la sostanza organica nel suolo, dando seguito ai principi della bioeconomia circolare per riutilizzare il più possibile i materiali utili all’agricoltura, a partire dai fertilizzanti organici.
Occorre – conclude Confagricoltura – prendere consapevolezza dell’importanza di incidere sulla capacità di immagazzinamento delle risorse idriche, ma anche sulla riduzione dei consumi e, soprattutto, sulle perdite nella rete nazionale. Al tempo stesso l’agricoltura è sempre più impegnata in coltivazioni e produzioni di qualità con un utilizzo oculato di acqua ed energia, in grado anche di offrire rese più stabili in condizioni climatiche sempre più mutevoli.

Oggi si celebra la “Giornata Mondiale”, indetta a livello mondiale per fermare l’erosione e salvare il futuro, occasione importante perché – commenta Confagricoltura – si acquisti consapevolezza sul suolo come risorsa limitata e non rinnovabile.
Il tema di approfondimento di quest’anno è quello dell’erosione, argomento – ricorda Confagricoltura – quanto mai attuale visti i recenti eventi atmosferici che hanno sottoposto a dura prova i terreni agricoli di diverse aree del nostro Paese. Migliaia di ettari allagati, soggetti a forti ruscellamenti, anche a causa dell’esondazione di diversi fiumi, con perdita di strati superficiali di terreno che contengono grandi quantità di nutrienti organici e minerali. In tale contesto, per Confagricoltura occorre avere la massima consapevolezza sull’importanza di mantenere la vitalità delle imprese agricole e della gestione delle foreste. Gli agricoltori sono i principali baluardi nella difesa di questo elemento naturale che fornisce al genere umano servizi ecosistemici necessari al proprio sostentamento: prodotti alimentari e biomassa, materie prime; regolazione del clima, cattura e stoccaggio del carbonio, controllo dell’erosione e dei nutrienti, regolazione della qualità dell’acqua, protezione e mitigazione dei fenomeni idrologici estremi; conservazione della biodiversità; servizi culturali (paesaggio, patrimonio naturale).
Per l’Organizzazione degli imprenditori agricoli è quindi giunto il momento di porre in essere un’incisiva azione strategica, con una visione integrata delle diverse politiche e considerando tutti gli interessi coinvolti dall’utilizzo della risorsa suolo. Ed è improcrastinabile l’avvio di una discussione approfondita per definire l’attesa legge quadro nazionale, che permetta: di raggiungere gli obiettivi stabiliti dall’ONU e dall’Unione Europea del “consumo di suolo zero” entro il 2050; di indicare linee di intervento per prevenire il dissesto idrogeologico e ridare vitalità alle aree interne del Paese; di definire interventi specifici per riportare la sostanza organica nei suoli. Confagricoltura – nel rispetto degli obiettivi europei di sviluppo sostenibile al 2030 – ha preso l’impegno di contribuire alla rigenerazione dei suoli attraverso specifiche azioni con i propri agricoltori. E sollecita che le politiche dirette alla preservazione dei suoli agricoli e forestali vengano allineate con quelle per lo sviluppo della bioeconomia circolare.

 

DATI SU CONSUMO ED EROSIONE DEL SUOLO

 

  • E’ stato stimato che, a livello mondiale, l’85% della perdita di suolo fertile deriva dall’erosione superficiale: ogni secondo, nel mondo, si perde suolo corrispondente ad un campo di calcio.
  • Per la perdita di terreno agricolo, maggiore impermeabilizzazione del suolo (urbanizzazione), gli effetti distruttivi conseguenti al dissesto idrogeologico del territorio (frane, alluvioni) tendono ad aggravarsi.
  • Meno suolo si traduce in minore superfici dedicate all’agricoltura, riduzione della fertilità dei terreni, e meno cibo; tutto ciò a fronte di una popolazione mondiale in aumento che richiede, al contrario, maggiori derrate alimentari. Nel 2050 gli abitanti del Pianeta supereranno i 9 miliardi di persone con un aumento del 60% della domanda di cibo, foraggio e fibre entro quella data.
  • Il consumo di suolo resta elevato anche nel nostro Paese: nel 2018 si sono persi 51 chilometri quadrati di territorio, ovvero, in media, circa 14 ettari al giorno.
  • In totale, nel periodo 1956-2018, sono stati sottratti 2,3 milioni di ettari, pari al 7,64% della superficie nazionale, percentuale che arriva al 12,2% se si considerano solo i territori di pianura o con pendenza inferiore al 10%, che sono i più favorevoli per la produzione agricola. (VEDI GRAFICO)

 

 

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