La Federazione regionale degli imprenditori agricoli conferma il clima di incertezza e vulnerabilità che avvolge le imprese agricole, alle prese con gli effetti di un Green Deal che vorrebbe sostenere la trasformazione dell’Ue in una società equa e prospera con un’economia moderna e competitiva, e una PAC – Politica agricola comune – ideologica, non improntata alle modalità assistenzialistiche ma proiettata all’offerta di virtuose opportunità.
“Stiamo vivendo una stagione complicata – afferma Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte – è necessario intervenire affinché si difenda il reddito degli agricoltori e si assicuri la sovranità alimentare in Europa, garantendo un giusto prezzo per i prodotti agricoli acquistabili dai cittadini“.
Il settore primario è chiamato ad affrontare crescenti sfide in merito a sostenibilità economica e ambientale, eventi meteo-climatici sempre più estremi, producendo in ogni caso ciò di cui necessitano i consumatori giorno dopo giorno. “Il tema dell’approvvigionamento è fondamentale: registriamo forti squilibri e inefficienze lungo la filiera dal campo alla tavola. In un anno, il costo del carrello della spesa è aumentato vertiginosamente mettendo in crisi le famiglie ma anche i produttori stessi che non ricevono il giusto riconoscimento a fronte di spese sempre più ingenti”, evidenzia Allasia.
“Oggi siamo davanti a un bivio in cui la Commissione europea deve decidere se investire su un settore come quello primario, strategico sia dal punto di vista economico, sia dal punto di vista sociale”, rimarca il presidente della Federazione piemontese.
“Chiediamo un’attenzione al settore agricolo al pari del settore dell’industria e del commercio. La priorità è assicurare agli agricoltori europei un giusto reddito e soprattutto realizzare un’adeguata politica agricola europea nell’accezione più ampia. Quindi, di più politiche che abbiano una visione strategica forte, capace di accompagnare un settore cardine nell’asset della comunità stessa”, conclude Allasia.
Articoli
“In un momento in cui gli allevamenti piemontesi stanno già affrontando una serie di importanti criticità ed emergenze legate ad aspetti sanitari e ad andamenti di mercato non premianti soprattutto per la zootecnia da carne, siamo molto preoccupati per le misure dettate dal Green Deal europeo e previste dal Piano stralcio per la Qualità dell’Aria in agricoltura, entrate in vigore in parte già quest’anno e che entro il 2026 andranno completamente a regime. Obblighi e oneri che le aziende del settore difficilmente riusciranno a sostenere e che, in particolare, andranno a penalizzare fortemente gli allevatori di bovini di razza Piemontese, più di altri ancora a conduzione familiare. Chiediamo, dunque, alla Regione di riconsiderare quanto approvato, anche tenendo conto della fase delicata che il comparto zootecnico piemontese sta attraversando”. Così il presidente di Confagricoltura Piemonte Enrico Allasia, a margine del recente incontro che si è svolto in Regione sui controlli relativi al Piano stralcio Qualità dell’Aria (DD n. 653 del 147.7.2024), con lo scopo di approfondire alcuni passaggi della determina ed evidenziare una serie di criticità in merito.
Tra gli aspetti più problematici per gli allevatori vi è l’obbligo di modificare profondamente o, in molti casi, demolire e ricostruire secondo nuovi criteri le strutture per lo stoccaggio dei reflui che, oltretutto, in diversi casi, sono state sostenute con i contributi pubblici del precedente PSR. Molte di queste opere, realizzate anche in tempi recenti, non sono state infatti calcolate per sopportare le sollecitazioni (vento, carico di neve, etc.) causate da una copertura fissa, come prevedono invece le nuove misure, e dovranno essere sostituite non appena scaduto il vincolo di destinazione minimo previsto dai bandi che le hanno finanziate. Occorre quindi, secondo Confagricoltura, valorizzare altri metodi di copertura dei cumuli di letame e di chiusura dei vasconi di stoccaggio dei liquami, oltre a chiarire meglio alcuni aspetti dei singoli interventi richiesti alle aziende.
“Siamo in attesa di conoscere i risultati degli studi commissionati all’Università di Torino per valutare metodi alternativi alla copertura di vasche e cumuli che dovrebbero portare a qualche semplificazione gestionale per le aziende. Evidenziamo però con forza le difficoltà nell’applicare l’obbligo di comunicazione preventiva di spandimento, almeno 7 giorni prima, tramite l’applicativo regionale del Quaderno di Campagna, visto l’elevato numero di aziende coinvolte e la variabile meteorologica che può stravolgere in pochi giorni ogni programmazione. Considerate le evidenti difficoltà di gestione delle comunicazioni e delle relative modifiche, occorre trovare soluzioni alternative anche su questo aspetto. Restiamo disponibili a un dialogo costruttivo con la Regione per il superamento di tutti i punti critici evidenziati dai nostri tecnici per evitare un ulteriore duro colpo al settore zootecnico del Piemonte”.
La campagna elettorale per il rinnovo del Parlamento europeo deve ancora entrare nel vivo, ma il sistema delle imprese italiane, dall’agricoltura all’industria, ha già lanciato un messaggio assolutamente chiaro e univoco in vista della nuova legislatura. In sintesi: l’obiettivo strategico della neutralità climatica non è in discussione, ma vanno radicalmente cambiate le modalità operative del Green Deal. I fatti hanno dimostrato che la via del fondamentalismo genera forti contrapposizioni e non arriva da nessuna parte. L’alternativa è rappresentata dagli investimenti per la diffusione delle innovazioni tecnologiche. Le imprese vanno messe nelle condizioni migliori per raggiungere gli obiettivi fissati in materia di sostenibilità ecologica.
Dopo le elezioni, l’attenzione sarà anche rivolta al rapporto curato da Mario Draghi sul rilancio della competitività del sistema produttivo europeo e alle indicazioni del gruppo di lavoro incaricato dall’Esecutivo UE di riflettere sul futuro dell’agricoltura. Per tratteggiare le prospettive della nuova legislatura, secondo Confagricoltura, saranno importanti le decisioni che matureranno su alcuni dossier rimasti in sospeso. E’ il caso dell’intesa raggiunta sulla nuova normativa per il ripristino della natura, fermata in dirittura d’arrivo dal Consiglio, per il possibile impatto restrittivo sul potenziale produttivo agricolo. Inoltre, è in programma la presentazione di un nuovo progetto legislativo sui fitofarmaci, dopo il ritiro formale della proposta che prevedeva di ridurre l’utilizzo del 50% in media entro il 2030. Attesa anche la revisione della normativa sulle emissioni industriali che si estende anche al comparto agricolo. Di recente, sono stati resi più pesanti e onerosi gli obblighi a carico degli allevamenti di suini e avicoli. Va poi raggiunta l’intesa per inquadrare le tecniche di evoluzione assistita (TEA) nell’ordinamento dell’Unione.
Resta il fatto, evidenzia Confagricoltura, che le iniziative della UE per la lotta al cambiamento climatico devono essere inquadrate nel contesto globale. Stando ai dati della Commissione, le emissioni inquinanti dell’Unione incidono solo per il 7% sul totale mondiale. Le emissioni dell’intero settore agricolo pesano per meno del 12% su quelle complessive dell’Unione. Di recente, un gruppo di fisici dell’atmosfera dell’Università di Oxford ha pubblicato alcuni studi dai quali risulta che, distinguendo tra inquinanti climatici a vita breve e lunga e tenendo conto dell’assorbimento al suolo del carbonio, l’incidenza del settore agricolo sul totale dell’UE scenderebbe sotto i cinque punti percentuali. La discussione è aperta.
Intanto, conclude Confagricoltura, nell’ultimo rapporto sulle emissioni di gas serra in Italia curato dall’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) è stato evidenziato che l’impatto dell’agricoltura sul totale nazionale è diminuito di quasi il 19 per cento. Migliorare la sostenibilità ambientale è dunque possibile. Anche senza divieti e irrealistiche imposizioni a carico delle imprese
Il piano della Commissione per il “Green Deal” dell’agricoltura europea ha perso per strada più di un pezzo. Lo scorso febbraio, la presidente von der Leyen ha annunciato il ritiro della proposta di regolamento per ridurre del 50%, in media, entro il 2030, l’uso di fitofarmaci a seguito della “bocciatura” decretata dal Parlamento europeo e delle forti resistenze emerse in seno al Consiglio dei ministri. “La Commissione presenterà una nuova proposta più matura, con il coinvolgimento delle parti interessate”, ha detto von der Leyen.
L’accordo provvisorio raggiunto sul progetto legislativo per il ripristino della natura non ha ottenuto il via libera finale del Consiglio, perché un gruppo di Stati membri, tra i quali l’Italia, ritiene che l’intesa potrebbe avere negative conseguenze sul settore agricolo. Al momento, quindi, l’accordo è ‘congelato’ in attesa delle iniziative che la presidenza di turno belga del Consiglio deciderà di assumere.
Le modifiche degli atti di base della PAC già approvate dal Consiglio, oltre a una riduzione degli adempimenti burocratici, hanno allentato i vincoli che erano stati posti all’attività delle imprese nell’ottica di una condizionalità ambientale rafforzata.
Diverse cause hanno concorso a determinare queste significative novità: l’eccessivo carico ideologico presente nelle proposte della Commissione, con il risultato di sacrificare la competitività; le manifestazioni di piazza degli agricoltori e le valutazioni dei gruppi politici in vista della tornata elettorale per il rinnovo del Parlamento europeo.
In ogni caso – precisa Confagricoltura – l’obiettivo di una maggiore sostenibilità ambientale dell’agricoltura resta strategico, ma è indispensabile un cambio di visione e nuove prospettive.
Il mutato assetto della geopolitica globale impone che ogni proposta di regolamento sia supportata da una preventiva valutazione indipendente, che consenta di misurare con rigore l’impatto sul potenziale produttivo agricolo e sull’efficienza delle imprese.
Il processo di riduzione dei fitofarmaci, già in atto, deve continuare con il supporto della ricerca e degli investimenti. A ogni divieto, però, – ricorda Confagricoltura – deve corrispondere la disponibilità di un’alternativa valida sotto il profilo tecnico ed economico, anche per contrastare le conseguenze del cambiamento climatico sulle produzioni. A questo riguardo, dovrà essere accelerato al massimo il processo per l’inquadramento delle tecniche di evoluzione assistita (TEA) nell’ordinamento della Unione europea. L’auspicio è che il Consiglio definisca la propria posizione entro la scadenza, a fine giugno, del semestre di presidenza belga.
Sul piano generale, l’obiettivo è che con la nuova legislatura europea si affermi una visione aggiornata e più realistica. L’agricoltura è in grado di offrire una soluzione e un valido contributo per le grandi sfide che l’economia e la società hanno di fronte: sicurezza alimentare, cambiamento climatico, transizione energetica, conservazione delle risorse naturali.
Confagricoltura organizza un focus specifico sulle opportunità legate agli investimenti sulle agroenergie lunedì 13 dicembre 2021 alle 15. Per partecipare è obbligatorio prenotare l’adesione, cliccando sul link che segue: https://it.surveymonkey.com/r/13dic2021 e compilare il modulo.
Successivamente all’indirizzo email indicato nel modulo verrà inviato il link per partecipare al webinar.
Il tema delle Agroenergie (sostegni per il fotovoltaico, agrisolare, biometano) necessita di continuo aggiornamento anche in riferimento alla recente pubblicazione del Decreto legislativo 199/2021 di recepimento della direttiva RED II sulle energie rinnovabili che entrerà in vigore il 15 dicembre e ai relativi decreti attuativi (il decreto sul biometano è stato già inviato a Bruxelles per la notifica).
Al webinar possono partecipare le aziende, i dipendenti di Confagricoltura e i tecnici che collaborano con le sedi territoriali dell’organizzazione.
Di seguito il link al programma del webinar:
Copyright © 2016 – Asti Agricoltura – Via Monti, 15 Asti
Tel.: 0141 434943
C.F.: 92077030051
E-mail: asti@confagricoltura.it
Note Legali/Privacy Policy/Cookies Policy