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Con l’avvicinarsi dell’entrata in vigore del nuovo regime della PAC per gli anni 2023-2027, è opportuno effettuare alcune riflessioni sull’impatto che le novità della prossima riforma possono avere sui contratti di affitto di fondi rustici, con particolare riguardo al rapporto tra concedente ed affittuario ed alla determinazione contrattuale del canone.
Molti aspetti della riforma sono contenuti nei Piani strategici della PAC che anche l’Italia, come gli altri Paesi dell’Unione Europea, ha redatto e trasmesso alla Commissione, e che non sono in questo momento ancora approvati.
In particolare, risultano ancora in sospeso le definizioni di “attività agricola”, “superficie agricola” e di “ettaro ammissibile”, ma anche quelle di “agricoltore in attività”, “giovane agricoltore” e di “nuovo agricoltore”.
Si sa già però che la disciplina dei pagamenti diretti subirà importanti modifiche. Le principali novità riguardano il sistema dei pagamenti disaccoppiati, l’istituzione degli “ecoschemi” e del pagamento ridistributivo e la ridefinizione dei pagamenti accoppiati, che saranno sempre erogati con il sistema di titoli storici, che verranno ricalcolati nel 2023 con un metodo che determinerà di fatto un dimezzamento del valore del titolo attuale, incluso il relativo premio di greening. Successivamente, dal 2023 al 2026, il valore potrà diminuire o aumentare rispettivamente se il valore ricalcolato si attesterà su un valore superiore o inferiore alla media del valore dei titoli.
Il quadro normativo sarà quindi definito solo a seguito dell’approvazione del piano strategico della PAC, delle conseguenti disposizioni attuative che dovrà dettare il Ministero dell’Agricoltura e delle procedure esecutive che dovrà adottare Agea.
Questa situazione di incertezza ha conseguenze anche sui diversi tipi contratti agrari, per i quali l’alterazione del valore dei titoli a seguito della riforma può costituire una variabile rilevante soprattutto nel caso in cui i titoli appartengano al proprietario e vengano trasferiti con la terra.
Quindi, una prima considerazione che ad oggi è possibile fare, laddove le situazioni contrattuali lo consentano e qualunque sia la situazione contrattuale in cui le parti si trovano, è quella di orientarsi verso la stipula di contratti di durata annuale, così da spostare la trattativa fra le parti a un periodo temporale in cui il quadro sarà più chiaro.
Si tratta, è evidente, di una soluzione transitoria, che nasce dall’impossibilità di valutare in pieno la quantificazione del valore del titolo. Gli esperti delle Unioni Agricoltori sono in grado e di fornire ragguagli sull’evoluzione della riforma Pac e di consigliare e assistere gli interessati sull’argomento, individuando la miglior soluzione per ogni caso specifico.

Una sintesi equilibrata tra le diverse esigenze di cui tener conto, viste le nostre riserve, espresse da tempo, sulla nuova PAC”. E’ la prima valutazione della Giunta di Confagricoltura riunitasi a Palazzo della Valle a proposito delle anticipazioni fornite oggi alle competenti Commissioni parlamentari dal Ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli sul Piano Strategico Nazionale per la nuova PAC, che dovrà essere inviato nei prossimi giorni alla Commissione Europea.
Ci riserviamo un commento definitivo quando saranno noti tutti i dettagli, compresi quelli relativi ai programmi per lo Sviluppo Rurale”. “Il Ministro Patuanelli – aggiunge il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansantiè stato chiamato a giocare una partita particolarmente difficile, visto il taglio delle risorse finanziarie che saranno a disposizione nei prossimi anni”.

La riforma della PAC, sulla base dell’accordo raggiunto mercoledì dal Consiglio dei Ministri agricoli europei, prevede contributi per l’insediamento dei giovani fino a 100.000 euro e un maggior impegno per i progetti di tutela dell’ambiente. L’accordo dovrà ora essere perfezionato dalla Commissione e dal Parlamento Europeo, con la possibilità di ulteriori modifiche, prima di entrare in vigore nel 2023.

Un articolo su ItaliaOggi in edicola

Riforma PAC_Italia Oggi_23-10-2020

La Commissione non intende cambiare la sua proposta sui pagamenti agro- climatico- ambientali nel 1° pilastro, confermandone di fatto l’obbligatorietà per gli Stati membri e la volontarietà per gli agricoltori. Lunedì a Bruxelles il Ministro Centinaio ha confermato che l’Italia condivide l’ambizione della PAC post 2020 ma solo se quest’ultima non comporterà maggiori costi e oneri amministrativi per gli agricoltori, soprattutto se non adeguatamente retribuiti. A detta del ministro italiano la Commissione non può proporre un rafforzamento degli impegni di condizionalità e un maggior peso finanziario delle misure agro-ambientali nel I e nel II pilastro, prevedendo al contempo un taglio al budget agricolo. Attuare pratiche come la rotazione obbligatoria delle colture genera ulteriori costi di produzione e più controlli per l’agricoltore, senza alcuna remunerazione. Per questo Centinaio ha chiesto che i piccoli agricoltori e le zone svantaggiate siano esonerati della condizionalità, per evitare costi eccessivi per le aziende e per gli organi di controllo. Mentre per quanto riguarda lo strumento di gestione dei nutrienti dovrebbe essere implementato nel II pilastro, nell’ambito dei servizi di consulenza aziendale. Per Centinaio l’eco-regime obbligatorio nel 1° pilastro può comportare anch’esso complicazioni tecniche e amministrative per gli agricoltori, rischiando di sovrapporsi alle le misure di sviluppo rurale. Si è anche detto d’accordo a destinare il 30% dei fondi di sviluppo rurale per finanziare misure ambientali-climatiche, ma chiede che in tale quota siano compresi i pagamenti nei confronti delle aree svantaggiate. Il Ministro ha concluso ricordando che l’Europa deve garantire, attraverso l’etichettatura, trasparenza nell’informazione al consumatore e valorizzazione delle produzioni UE.