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Mercoledì 10 febbraio, dalle 14,30 alle 17,30, il presidente di Confagricoltura Piemonte Enrico Allasia interverrà in video conferenza al Tavolo per la trasparenza e la partecipazione nucleare organizzato dalla Regione Piemonte con le istituzioni locali, le organizzazioni di categoria e gli organismi tecnici statali, per discutere, insieme al vicepresidente della giunta Fabio Carosso e all’assessore all’Ambiente Matteo Marnati, sulle ricadute socio-economiche. L’incontro verrà trasmesso in diretta sulla pagina Facebook della Regione Piemonte
https://www.facebook.com/regione.piemonte.official
Resta viva la lotta delle varie categorie agricole che più volte hanno spiegato come l’arrivo del deposito significherebbe la rovina di tutto il comparto“, ha affermato Confagricoltura Piemonte secondo la quale è opportuno guardare altrove: “Non si tratta di una chiusura pregiudiziale, ma oggettiva. Non possiamo pensare di tutelare l’agricoltura di qualità e la memoria del paesaggio trasformando il nostro territorio in area vocata allo smaltimento di scorie nucleari. Il Piemonte già oggi ha 1’84% delle scorie nucleari sul proprio territorio“.

In allegato un articolo su La Stampa del 7 febbraio 2021

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La Regione Piemonte, con la circolare n. 29398 del 21/12/2020 ha definito le deroghe per l’annualità 2020 relativamente ai controlli funzionali e regolazione volontaria delle irroratrici di cui all’Operazione 10.1.1 e misura 11 del PSR.
A causa dell’emergenza sanitaria da Covid-19, infatti, la legge n. 77 del 17/7/2020 ha prorogato la validità dei certificati in scadenza nel 2020, così come il periodo entro cui effettuare il primo controllo delle nuove irroratrici in scadenza nel 2020: per la stessa ragione le disposizioni regionali non hanno stabilito per il 2020 una scadenza anticipata per questi interventi rispetto a quelle adottate in attuazione del PAN.
La circolare precisa che “Rimangono comunque applicabili all’annualità 2020, per qualsiasi anno di impegno e con la graduazione prevista dalle disposizioni, le riduzioni di pagamento derivanti dal mancato rispetto di scadenze antecedenti il 1/1/2020 e dal protrarsi dell’inadempienza nel periodo operativo del 2020. In questi casi, infatti, la validità delle attestazioni di funzionalità delle irroratrici non si considera prorogata in base alla citata legge n. 77/2020. Le previste riduzioni di pagamento si applicano anche nei casi in cui, a seguito della richiesta di regolarizzare le irroratrici entro 30 giorni, non sia stata applicata l’esclusione per l’anno in corso e per quello successivo perché l’agricoltore ha ottemperato alla richiesta entro i termini o ha beneficiato della deroga sopra indicata”.

In allegato la circolare della Regione Piemonte

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Sono numerosi gli imprenditori che si sono rivolti a Confagricoltura Piemonte per chiedere chiarimenti riguardo a una recente circolare del Comando Carabinieri Forestali del Piemonte che riguarda gli “spostamenti sul territorio da parte di privati cittadini finalizzati ad eseguire interventi selvicolturali per l’approvvigionamento di legna per autoconsumo”.
Confagricoltura segnala che anche la Regione Piemonte è intervenuta sull’argomento, sempre per quanto riguarda i privati cittadini: https://www.regione.piemonte.it/web/temi/ambiente-territorio/foreste/emergenza-covid-19-interventi-selvicolturali-bosco-parte-privati-cittadini

Entrambi gli interventi escludono che questo motivo di spostamento rientri tra quelli consentiti dal DPCM 3 novembre 2020 (art. 3).
Confagricoltura Piemonte precisa che tale esclusione riguarda unicamente i privati cittadini e non le imprese agricole. L’articolo 2135 del Codice Civile chiarisce che “È imprenditore agricolo chi esercita una delle seguenti attività: coltivazione del fondo, selvicoltura, allevamento di animali e attività connesse”. L’attività di selvicoltura è dunque è propria dell’imprenditore agricolo. Il DPCM 3 novembre 2020, all’art. 1, punto 9 – lettera ll) prevede:

restano garantiti, nel rispetto delle norme igienico-sanitarie, i servizi bancari, finanziari, assicurativi nonché l’attività del settore agricolo, zootecnico di trasformazione agro-alimentare comprese le filiere che ne forniscono beni e servizi”.

Quindi – sottolinea in una nota Confagricoltura Piemonte – qualsiasi spostamento finalizzato ad attività agricole, tra le quali rientra la selvicoltura, è sempre consentito.

Anche qualora si trattasse di coltivazione o raccolta per autoconsumo da parte di imprenditore agricolo – aggiunge Confagricoltura – il caso è chiarito nella FAQ del Governo che riportiamo di seguito:

FAQ:

“È consentito, anche al di fuori del Comune ovvero della Regione di residenza, lo svolgimento di attività lavorativa su superfici agricole, anche di limitate dimensioni, adibite alle produzioni per autoconsumo, non adiacenti a prima od altra abitazione?”

Sì, la cura dei terreni ai fini di autoproduzione, anche personale e non commerciale, integra il presupposto delle esigenze lavorative, contemplato per le zone “arancioni” e “rosse” dagli artt. 2 comma 4 lett. a), e 3, comma 4, lett. a), del DPCM 3 novembre 2020. Quindi la coltivazione del terreno per uso agricolo e l’attività diretta alla produzione per autoconsumo (quale ad. esempio quella di raccolta delle olive, conferimento al frantoio e successiva spremitura) sono consentite, a condizione che il soggetto interessato attesti, con autodichiarazione completa di tutte le necessarie indicazioni per la relativa verifica, il possesso di tale superficie agricola produttiva e che essa sia effettivamente adibita ai predetti fini, con indicazione del percorso più breve per il raggiungimento del sito”.

Rimane ferma la necessità di produrre un’autodichiarazione che consenta la verifica della legittimità dello spostamento.

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La Giunta regionale, su proposta dell’assessore all’Agricoltura e Cibo Marco Protopapa, ha approvato il 13 novembre il nuovo Regolamento per l’individuazione territoriale, la costituzione, il riconoscimento e il funzionamento dei nuovi distretti del cibo. Il Regolamento è stato approvato dopo aver acquisito il parere positivo delle parti sociali, del CAL Consiglio delle Autonomie Locali e della III Commissione del Consiglio Regionale. Ora può partire l’iter di riconoscimento dei distretti del cibo in Piemonte, come prevede il Testo unico dell’agricoltura della Regione Piemonte, la Legge regionale n.1 del 2019, art. 43.
Obiettivo dei distretti del cibo è favorire la valorizzazione delle produzioni agricole ed agroalimentari ed allo stesso tempo il paesaggio rurale piemontese. In questo modo verrebbero favoriti più soggetti di un determinato territorio: dalla filiera produttiva all’offerta turistica e culturale locale. Ma non solo, i distretti del cibo devono garantire la sicurezza alimentare diminuendo l’impatto ambientale delle produzioni, riducendo lo spreco alimentare e salvaguardando il territorio attraverso le attività agricole e agroalimentari.
I distretti del cibo, una volta ottenuto il riconoscimento da parte della Regione Piemonte, vengono iscritti nel Registro nazionale dei Distretti del Cibo potendo così beneficiare degli interventi di sostegno previsti dalla normativa vigente in materia. I distretti agroalimentari di qualità già riconosciuti dalla Regione verranno riconosciuti quali Distretti del cibo qualora si adeguino entro 6 mesi dalla pubblicazione sul Bollettino Ufficiale ai requisiti previsti del nuovo Regolamento.
Con la costituzione dei distretti del cibo, molto attesa dai nostri Comuni piemontesi, abbiamo l’opportunità di promuovere lo sviluppo di un territorio e l’inclusione sociale, valorizziamo la filiera agroalimentare e l’intero territorio rurale. Creiamo in concreto una rete tra mondo produttivo agroalimentare, offerta turistica, culturale e paesaggistica”, sottolinea l’assessore all’Agricoltura e Cibo della Regione Piemonte, Marco Protopapa. “I distretti del cibo sono un sicuro volano economico molto importante per l’auspicata ripresa post Covid-19 e pertanto era determinante arrivare all’approvazione del Regolamento da parte della Regione entro la fine di quest’anno”, conclude l’assessore Protopapa.

Nuovo Regolamento Distretti del Cibo

Cosa sono i distretti del cibo

I distretti del cibo individuano sistemi produttivi locali, che si caratterizzano per una specifica identità storica e territoriale omogenea e integrano attività agricole e altre attività imprenditoriali, in coerenza con le tradizioni dei luoghi di coltivazione.
Partecipano ai distretti del cibo enti pubblici, istituzioni ed imprese, la cui cooperazione può favorire ad esempio la promozione all’estero dei prodotti del territorio e l’offerta turistica. Inoltre la collaborazione tra piccole e medie imprese agricole e agroalimentari è in grado di accrescere la competitività delle imprese stesse attraverso la riduzione dei costi e l’innovazione.

Come si costituiscono

I distretti del cibo vengono costituiti mediante un accordo tra soggetti pubblici e soggetti privati che operano in modo integrato nel sistema produttivo locale.

Come funzionano

Fulcro del funzionamento del distretto del cibo è il Piano di Distretto che ha durata triennale e in esso vengono indicati il ruolo dei soggetti che hanno aderito all’accordo e le azioni che si andranno a realizzare a livello locale.

 

Fonte: Regione Piemonte

La Regione Piemonte – Servizi veterinari – ha diffuso una nota sulle attività veterinarie indifferibili, che sostanzialmente conferma quanto indicato dal Ministero della Salute nell’aprile scorso. Di seguito il link ai provvedimenti.

DGISAN_12758-08042020-attività_indifferibili

Servizi_Veterinari_Indifferibili_Piemonte_201109