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L’attenzione di tutto il mondo è rivolta alla ripresa delle esportazioni dai porti sul Mar Nero, ma dobbiamo prepararci all’inevitabile contrazione dei prossimi raccolti in Ucraina. Nell’ottica della sicurezza alimentare assume, quindi, grande rilievo la decisione della UE di aumentare la produzione di cereali e semi oleosi”. Lo dichiara il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti, con riferimento al regolamento della Commissione europea che assegna agli Stati membri la possibilità di derogare le regole della nuova PAC – in vigore dal primo gennaio 2023 – relative alla finalità non produttiva dei terreni e alla rotazione obbligatoria annuale dei seminativi. Stando alle stime della Commissione, gli investimenti potranno aumentare di circa 1,5 milioni di ettari in ambito europeo. Secondo la Confagricoltura, l’incremento in Italia può essere valutato nell’ordine di 200 mila ettari. “Abbiamo sollecitato la decisione della Commissione – sottolinea Giansanti – per facilitare le scelte colturali delle imprese in una situazione particolarmente critica dei mercati e segnata da aumenti record dei costi di produzione”.
Il regolamento varato dall’Esecutivo UE stabilisce che sui terreni liberati dagli obblighi improduttivi non potranno essere coltivati mais e soia in quanto – è stato indicato in una nota ufficiale – si tratta di produzioni “tipicamente utilizzate per l’alimentazione del bestiame”.
Un’esclusione assolutamente incomprensibile – rimarca il presidente di Confagricolturamais e soia sono destinati anche all’alimentazione umana e, nel caso della soia, l’Europa è largamente dipendente dalle importazioni dai Paesi terzi. Il fatto è che all’interno della Commissione prevale ormai un atteggiamento negativo ingiustificato nei confronti degli allevamenti”.
Gli Stati membri hanno ora un mese di tempo per decidere sulla messa in opera delle deroghe. “Nonostante le eccezioni previste ed alcune complessità di natura burocratica, le imprese agricole hanno bisogno di flessibilità e di un quadro legale consolidato in vista delle prossime semine. Per questo chiediamo al ministero delle Politiche agricole di applicare all’interno le deroghe accordate dalla Commissione”, conclude Giansanti.

Confagricoltura ha espresso apprezzamento per la scelta intrapresa dalla Commissione Europea, a lungo richiesta dalla Confederazione, di sospendere la rotazione annuale obbligatoria dei seminativi prevista dalla nuova PAC 2023 – 2027 e di permettere la coltivazione dei campi lasciati a riposo per la produzione di cereali e semi oleosi. In una congiuntura segnata dall’incremento dei prezzi energetici e dei fertilizzanti, gli agricoltori – purtroppo con le difficoltà legate alla siccità, all’aumento dei costi energetici e dei mezzi tecnici – avranno la possibilità di mettere a coltura almeno 3 milioni di ettari aggiuntivi negli Stati membri dell’Unione Europea, di cui circa 200 mila solo in Italia, compensando la dipendenza dalle importazioni cerealicole per la copertura del fabbisogno interno, aumentata sensibilmente con il periodo di siccità in atto (circa il 30% delle produzioni nazionali).

Quest’anno in Piemonte si potranno seminare 13.000 ettari di superfici a seminativo in più rispetto all’anno scorso. È la conseguenza della decisione adottata da Bruxelles che, per fronteggiare la riduzione degli approvvigionamenti di alimenti e mangimi causata dalla guerra in Ucraina, ha concesso una deroga per quanto riguarda l’utilizzo delle dei terreni “a riposo” e delle aree di interesse ecologico (Aree EFA – Ecological Focus Area).
Le aziende agricole – chiarisce in una nota Confagricoltura Piemonte – per poter ottenere gli aiuti comunitari, devono lasciare a riposo il 10% delle superfici a seminativo: quest’anno l’obbligo potrà essere derogato. Inoltre si potrà seminare, per esempio, anche sulle superfici agroforestali realizzate con i contributi del Programma di Sviluppo Rurale, lungo le zone periferiche delle foreste e nelle cosiddette “fasce tampone” lungo i corsi d’acqua.
Le superfici per le quali è stata concessa la deroga – dichiara Ercole Zuccaro direttore di Confagricoltura Piemonteinteressano circa 3.900 ettari in provincia di Alessandria, oltre 2.400 ettari in provincia di Asti, circa 2.200 ettari in provincia di Cuneo e altrettanti in provincia di Torino, oltre 2.000 ettari equamente ripartiti tra Vercelli e Novara”.
Nonostante le autorizzazioni europee, la produzione di mais, il principale alimento utilizzato per l’alimentazione dei bovini e degli avicoli (galline, polli da carne, tacchini e faraone) aumenterà di poco, in quanto gli agricoltori non destineranno tutte le superfici aggiuntive alla coltivazione di questo cereale. “I fattori che limitano la coltivazione del mais in quest’annata – spiega Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemontesono la carenza di acqua per l’irrigazione e il forte aumento dei concimi azotati: le previsioni dell’Arpa, nonostante le precipitazioni dei giorni scorsi abbiano comunque portato sollievo alle colture, sono di una siccità considerata severa e, per alcuni territori, addirittura estrema. Sono venute a mancare le precipitazioni invernali, soprattutto quelle nevose, che costituiscono tradizionalmente un’ottima riserva idrica per tutta la campagna agraria. Se non si registreranno condizioni straordinarie, nei mesi di giugno, luglio e agosto le coltivazioni potrebbero andare incontro a importanti stress idrici e il mais, in quel periodo, ha un grande fabbisogno di acqua che sarà difficile soddisfare. Inoltre – aggiunge Allasia – il mais è una coltivazione che richiede importanti apporti di concimi azotati, che nell’arco di un anno sono aumentati del 270% e oggi sono molto difficili da reperire”.
Tutto questo fa sì che gli agricoltori riservino la coltivazione del mais alle aree più fresche e che comunque potranno essere, almeno parzialmente, irrigate. Nei terreni più permeabili e nelle zone collinari molti agricoltori si stanno indirizzando verso la soia, più resistente alla siccità e che non richiede concimazioni azotate, in quanto sulle radici della pianta si instaurano dei batteri in grado di catturare l’azoto atmosferico. Un’altra coltivazione che sostituirà parzialmente il mais è il girasole, pianta rustica, in grado di resistere meglio alla siccità.
Secondo le previsioni di Assosementi, l’organizzazione di categoria che a livello nazionale rappresenta l’industria sementiera, per il mais è attesa una contrazione del 5%, rispetto ai complessivi 960.000 ettari dell’anno precedente. “In Piemonte, come nel resto d’Italia, da un decennio si sta registrando una contrazione significativa delle superfici condotte a mais: nel 2012 – commenta Enrico Allasia – la superficie coltivata era di circa 195.000 ettari, mentre l’anno scorso ne sono stati seminati soltanto 132.000”.
Confagricoltura sottolinea la necessità di intervenire al più presto con la costruzione di invasi per contrastare la siccità. In molti periodi dell’anno si verificano precipitazioni in eccesso; con la costruzione di invasi le acque meteoriche potrebbero essere conservate nei bacini di accumulo e rilasciate secondo la necessità.

Il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti, esprime apprezzamento per l’informativa del Ministro per le Politiche Agricole Stefano Patuanelli, al Consiglio dei Ministri, con le misure richieste a livello nazionale ed europeo per affrontare i danni di medio periodo scatenati dal conflitto in Ucraina.
Restano da stabilire, a Bruxelles, gli interventi più urgenti per contrastare l’emergenza attuale. Confagricoltura, a riguardo, ritiene che sia necessario un allentamento dei vincoli esistenti sull’estensione di alcune coltivazioni, in primis quelle cerealicole.
Un intervento europeo in questa direzione – afferma Giansanti – permetterebbe di incrementare in tempi brevi il potenziale produttivo nazionale già dei prossimi raccolti, per i quali le semine sono previste a breve”.
In questo periodo è emersa con chiarezza la necessità di ridurre la dipendenza dalle importazioni di materie prime destinate al settore primario.
Dare maggiore respiro a colture fondamentali, come quelle cerealicole e dei semi oleosi, indispensabili anche per zootecnia – aggiunge Giansanti – va proprio in questo senso: ridare all’Italia maggiore capacità produttiva e autosufficienza alimentare”.