Il 31 dicembre di quest’anno si chiuderà il periodo di programmazione 2014-2020 per quanto riguarda la Politica Agricola Comunitaria – PAC. Il regolamento di transizione della PAC – spiega Confagricoltura in una nota – è di durata massima biennale e si basa sul principio dell’utilizzo delle regole attualmente in vigore; avvalendosi delle nuove risorse che verranno messe a disposizione dall’Unione Europea entrerà in vigore il 1° gennaio 2021 e le autorità regionali dovranno gestire contemporaneamente vecchia e nuova dotazione finanziaria.
In questo contesto – dichiara il presidente di Confagricoltura Piemonte Enrico Allasiaè indispensabile attivare tutte le procedure per poter spendere in tempi rapidi tutte risorse già impegnate, facendo tesoro dell’esperienza maturata per la futura programmazione, evitando le complicazioni che hanno rallentato l’esecuzione dei progetti, nell’interesse delle imprese e del territorio. Il Psr che si sta chiudendo, ereditato dalla precedente amministrazione regionale, presenta molte criticità che abbiamo sempre evidenziato: la giunta Cirio – aggiunge Allasia – deve dimostrare di voler correggere la precedente impostazione, tenendo presente che la pandemia ci impone di concentrare gli sforzi sugli aspetti più legati all’innovazione e alla digitalizzazione”.
Confagricoltura Piemonte ha inviato un documento all’assessore regionale all’Agricoltura Marco Protopapa evidenziando gli aspetti che hanno prodotto risultati apprezzabili e le criticità rilevate, conseguenti alla non ottimale calibrazione di alcune misure del PSR, per cui gli interventi o gli impegni previsti non sempre si sono dimostrati allineati con le effettive esigenze delle imprese, del mercato e del territorio. Confagricoltura, entrando nello specifico, ricorda che nell’ambito delle misure agroambientali i primi ridotti per i comparti cerealicolo e risicolo hanno spinto gli agricoltori ad aderire a interventi facoltativi aggiuntivi di difficile applicazione.
Un altro intervento da rivedere, evidenziato dall’organizzazione degli imprenditori agricoli, è quello della pesante discriminazione in capo alle aziende di medie e medio-grandi dimensioni, che nella maggior parte dei casi non hanno potuto beneficiare degli aiuti, riducendo la loro capacità di investire e perdendo competitività, pur contribuendo in modo sostanziale alla produzione lorda vendibile del settore agricolo piemontese. A livello generale Confagricoltura ha sollevato il problema della complessità dei bandi per l’erogazione dei contributi, che portano a un appesantimento elevato dal punto di vista burocratico amministrativo e alla richiesta di troppi documenti già in fase di predisposizione dei progetti. Tutto ciò comporta un rallentamento della capacità di spesa, altro punto dolente evidenziato da Confagricoltura, che si riflette negativamente sulla competitività delle imprese.
Per quanto riguarda l’avanzamento della spesa pubblica effettivamente sostenuta il Piemonte, pur collocandosi in buona posizione tra le regioni italiane, al 30 settembre di quest’anno (dati Agea) aveva speso poco meno del 55% delle somme a disposizione (su circa 1 miliardo e 190 milioni totali per il settennio 2014-2020): la provincia di Bolzano è prima in graduatoria con una capacità di spesa del 72%, seguita dal Veneto con il 64%. Altre regioni sono in posizione decisamente più critica: la Puglia e le Marche hanno speso soltanto il 35% delle risorse a disposizione, la Liguria il 43%, la Lombardia il 47%. Complessivamente a livello nazionale la capacità di spesa ha superato di poco il 50% (50,34%).
Occorrerà un grande impegno da parte di tutti – sottolinea il presidente di Confagricoltura Piemonte – a maggior ragione in questo periodo di pandemia, per riuscire a spendere in modo proficuo tutte le risorse a disposizione”. Confagricoltura nel documento inviato alla Regione interviene anche sull’allocazione delle risorse finanziarie che verranno assegnate al Piemonte per il periodo transitorio e formula alcune considerazioni di carattere generale, partendo dalla revisione critica delle misure inserite nell’attuale PSR per escludere quelle con scarse, basse o nulle adesioni.
Inoltre – spiega Enrico Allasia – sollecitiamo la definizione di bandi che possano meglio intercettare l’interesse del mondo agricolo e più coerenti con le esigenze delle imprese e del mercato, la semplificazione e lo snellimento degli aspetti burocratici amministrativi, l’accelerazione dell’iter dei bandi, il miglioramento del coordinamento e l’omogeneizzazione degli interventi previsti dal programma piemontese con quelli delle regioni confinanti, per garantire un livello uniforme di competitività e concorrenza per gli agricoltori. Chiediamo altresì – aggiunge Allasia – l’individuazione di misure specifiche per sostenere gli allevatori nell’adozione di tecniche e sistemi di gestione aziendale che vadano oltre i requisiti minimi del benessere animale e il potenziamento delle misure destinate a favorire l’adesione a sistemi volontari di certificazione della qualità dei processi e delle produzioni”.

Dal 26 ottobre fino alla mezzanotte del 26 novembre è possibile votare online i progetti più innovativi che partecipano al bando “Coltiviamo Agricoltura Sociale 2020”, organizzato da Confagricoltura e Onlus Senior – L’Età della Saggezza, Reale Foundation (Reale Mutua), in collaborazione con Rete Fattorie Sociali e Università di Roma Tor Vergata, con l’obiettivo di incentivare l’agricoltura sociale favorendo e accompagnando lo sviluppo di attività imprenditoriali in grado di coniugare sostenibilità e innovazione.
Il concorso, alla sua quinta edizione, prevede tre premi in denaro (ognuno da 40 mila Euro per un totale di 120 mila) e, poiché l’agricoltura ha bisogno di imprenditori sempre più specializzati e preparati, oltre al premio in denaro, saranno destinate ai vincitori tre borse di studio per partecipare al ‘Master di Agricoltura Sociale’ presso l’Università di Roma Tor Vergata.
Sono 45 i progetti presentati in tutta Italia e molteplici le realtà prese in esame, che spaziano dall’inserimento di persone con disabilità, all’educazione ambientale e alimentare, fino alla salvaguardia della biodiversità.
I progetti sono stati inseriti, in ordine alfabetico e corredati da un breve abstract e foto, sulla piattaforma internet dedicata: www.coltiviamoagricolturasociale.it  e ora possono essere votati dal pubblico. Per dare la preferenza occorre registrarsi sulla piattaforma nella pagina iniziale, cliccare su “iscriviti”, compilare la griglia e inviare. Arriva quindi un link di verifica che, con un semplice clic, vi riporta in “home”. Qui, nella sezione “accedi” occorre confermare mail e password. A questo punto si può votare il progetto prescelto.
Le prime trenta proposte che avranno ottenuto il maggior gradimento passeranno al vaglio di una commissione di esperti per la selezione definitiva. A dicembre si conosceranno i tre progetti vincitori che dovranno essere realizzati entro fine ottobre 2021.
L’importo dei premi sarà erogato in tre tranche; buona parte sarà messa a disposizione subito per consentire alle iniziative una rapida operatività.
Con questo riconoscimento, Confagricoltura, Onlus Senior-l’Età della Saggezza e Reale Mutua confermano anche quest’anno l’impegno verso un moderno modello di agricoltura, attento agli aspetti economici e produttivi, ma anche quelli salutistici, ambientali, energetici, sostenibili e sociali.

 

La premiazione della scorsa edizione del concorso “Coltiviamo Agricoltura Sociale”

Confagricoltura ha sempre considerato l’acquisizione di nuove conoscenze e competenze come uno dei principali driver di crescita e sviluppo delle imprese agricole e nell’attuale contesto di cambiamento strutturale dell’organizzazione aziendale, basato sull’innovazione e sulla digitalizzazione, questa convinzione è diventata un impegno quotidiano da perseguire con maggior determinazione”.
L’ha dichiarato Luca Brondelli di Brondello, componente della giunta nazionale di Confagricoltura, intervenendo al meeting on-line su “Blockchain e Digital Transformation: le sfide del settore AgriFood” nel contesto degli Stati Generali del Mondo del Lavoro organizzati da B-Iniziative con il patrocinio della Città di Cuneo e di Confindustria Cuneo.
Vogliamo dare il nostro contributo prioritario al raggiungimento dell’obiettivo Fame Zero – ha detto Luca Brondelli – lavorando per creare le condizioni affinché il potenziale dell’innovazione tecnologica possa dare risposte in termini di concreta sostenibilità a un pianeta che raggiungerà una popolazione prossima ai 10 miliardi di persone entro il 2050. Tra tecnologie che migliorano la qualità e la sostenibilità delle coltivazioni, soluzioni per la competitività delle imprese e innovazioni per la tracciabilità dei prodotti, il digitale si fa sempre più strada nel settore agroalimentare italiano”.
Confagricoltura ricorda che il mercato italiano dell’Agricoltura 4.0 continua a crescere e nel 2019 ha raggiunto un valore di 450 milioni di euro (+22% rispetto al 2018, il 5% del mercato globale), con la maggior parte della spesa concentrata in sistemi di monitoraggio e controllo (il 39% della spesa), software gestionali (20%) e macchinari connessi (14%), seguiti da sistemi di monitoraggio da remoto dei terreni (10%), di mappatura (9%) e di supporto alle decisioni (5%).
Fra le soluzioni digitali innovative per la tracciabilità alimentare offerte sul mercato italiano si assiste al boom della blockchain, la cui presenza è più che raddoppiata in un anno e che caratterizza il 43% delle soluzioni disponibili, seguita da QR Code (41%), mobile app (36%), data analytics (34%), e Internet of Things (30%).
In generale, dopo la finanza e la Pubblica Amministrazione – ha ricordato Luca Brondelli di Brondello – l’Agrifood nel 2019 ha rappresentato il terzo settore per progetti operativi blockchain, avviati dalle imprese soprattutto per incontrare opportunità commerciali, per rendere più efficienti i processi di supply chain e raggiungere obiettivi di sostenibilità ambientale e sociale”.
Confagricoltura è impegnata a diffondere la conoscenza della blockchain tra le imprese agricole, con l’obiettivo di rendere le produzioni più trasparenti nei confronti dei consumatori finali e i processi di filiera più efficienti, valorizzando la sicurezza alimentare e la sostenibilità ambientale.

Nelle ultime settimane, oltre ai danni causati dai cinghiali, sempre più rilevanti, si stanno registrando importanti attacchi alle coltivazioni in atto da parte dei piccioni. Lo evidenzia Confagricoltura Piemonte, spiegando che gli agricoltori hanno provveduto a seminare le coltivazioni autunno/vernine, quali grano e orzo, a una profondità di alcuni centimetri e poi hanno rullato il terreno per compattare bene la terra attorno al seme: quest’ultima accortezza non scoraggia però gli uccelli a scavare e prelevare il seme deposto.
I danni – chiariscono i tecnici di Confagricoltura Piemontesaranno evidenti nella fase di fuoriuscita delle piantine, ma dall’elevata attività di questi animali, si possono già ipotizzare forti perdite di raccolto”.
Il presidente di Confagricoltura Piemonte Enrico Allasia ha scritto alla Regione e ai servizi provinciali per la tutela della fauna selvatica, chiedendo l’attivazione di un piano di controllo dei piccioni inselvatichiti, sia per limitare i danni ai coltivi in questa fase e in prospettiva delle semine delle colture sarchiate primaverili e nelle successive epoche di maturazione, sia per eliminare possibili veicoli di diffusione di patologie interspecifiche che possono interessare l’uomo e gli animali.
Riteniamo indispensabile, vista la gravità degli attacchi e l’abnorme proliferazione dei volatili – scrive Allasia – che si attuino interventi localizzati selettivi, volti a risolvere il problema arrecando il minor disturbo possibile al resto della fauna selvatica presente sul territorio”.

 

Se aumentare la produzione nazionale per raggiungere l’autosufficienza alimentare è la prossima sfida del nostro Paese, come ha ampiamente dimostrato la pandemia provocata dal Covid 19, i consorzi di tutela dovranno avere un ruolo sempre più strategico”.
Lo ha detto il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti intervenendo alla tavola rotonda Il ruolo delle DOP IGP per il rilancio del settore agroalimentare, organizzata da Origin Italia per coinvolgere tutti gli stakeholder del settore, nell’ambito della propria assemblea.
Giansanti ha ricordato che il patrimonio DOP e IGP italiano ha superato nel 2019 i 16 miliardi di euro, in crescita del 6%. Nel 2019 in Italia erano presenti 824 prodotti DOP, IGP, STG, ovvero più di un quarto di tutti quelli registrati nel mondo. E il comparto è particolarmente importante anche per l’export, che nel 2019 per la prima volta ha superato il valore di 9 miliardi di euro, mantenendo stabile la quota del 21% di tutto l’agroalimentare italiano.
Per quanto riguarda l’impatto territoriale, tutte le province italiane hanno una ricaduta economica dovuta alle filiere IG agroalimentari e vitivinicole, sebbene le prime quattro regioni per impatto economico si trovino nel Nord Italia.
Se questi sono i numeri – ha detto Giansanti – è chiaro che aumentare la produzione agricola nazionale significhi puntare proprio sulle indicazioni geografiche, per crescere sul mercato interno e occupare nuovi spazi a livello internazionale. Quegli spazi occupati, ad esempio, dall’italian sounding, che da solo vale 100 miliardi di euro”.
Per il presidente di Confagricoltura è necessario dunque rafforzare il ruolo di promozione, tutela e informazione dei consorzi, che dovranno essere sempre più ancorati al territorio e alla produzione agricola, in primo luogo per contrastare le grandi lobby che in Europa si stanno muovendo a favore del cosiddetto cibo sintetico.
Da qui l’invito di Giansanti a fare squadra per difendere e rafforzare l’agricoltura italiana, la sua qualità, la sua salubrità e la sua varietà. Senza dimenticare il ruolo che essa svolge per l’ambiente, il territorio e la collettività. Per il futuro dell’agroalimentare e di tutto il Paese.