Prezzi dei cereali al livello più alto da giugno 2011

L’Indice FAO dei prezzi alimentari (FFPI) ha registrato una media di 134,4 punti nel novembre 2021, con un aumento di 1,6 punti (1,2 per cento) da ottobre e 28,8 punti (27,3 per cento) da novembre 2020. L’ultimo aumento ha segnato il quarto aumento mensile consecutivo del valore del FFPI, che mette l’indice al livello più alto da giugno 2011. La FAO segnala che sono aumentati maggiormente cereali e latticini, seguiti dallo zucchero, mentre sono diminuiti, seppur lievemente, le carni e gli oli vegetali rispetto al precedente mese. Il grano di qualità superiore ha visto salire i prezzi per il quinto mese consecutivo, al loro livello più alto da maggio 2011.
L’indice FAO dei prezzi dei prodotti lattiero-caseari ha registrato una media di 125,5 punti a novembre, in aumento di 4,1 punti (3,4 percento) rispetto a ottobre e 20,2 punti (19,1 percento) al di sopra del livello dello stesso mese dello scorso anno. A novembre, le quotazioni dei prezzi internazionali del burro e del latte in polvere sono aumentate bruscamente per il terzo mese consecutivo, trainate dalla scarsa disponibilità di esportazioni globali e dall’esaurimento delle scorte, poiché le consegne sono diminuite in diversi grandi paesi produttori di latte dell’Europa occidentale, in coincidenza con un calo delle uscita in Oceania.

Costi di produzione in forte aumento

L’aumento dei prezzi dei cereali non farà ricchi gli agricoltori, perché i costi di produzione stanno salendo in modo vertiginoso. I prezzi dei prodotti energetici, in particolare dei fertilizzanti a base di ammoniaca che richiedono un grande impiego di gas per il loro ottenimento, continuano a salire e i costi di produzione delle imprese agricole rischiano di finire definitivamente fuori controllo. “Dai mangimi ai fertilizzanti, abbiamo già registrato percentuali di aumento senza precedenti nell’ordine del 100% – ha dichiarato il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansantie tutto ciò potrà avere impatto anche sulla dimensione dei prossimi raccolti”.
Per alcune produzioni, alla fiammata dei costi di produzione si aggiunge una difficile situazione di mercato che spinge verso il basso i prezzi all’origine; tra i comparti in difficoltà gli allevamenti suini e l’ortofrutta. Secondo il presidente di Confagricolturaun’inversione di tendenza non è all’orizzonte almeno fino alla prossima primavera. Il potere di acquisto dei consumatori va salvaguardato – aggiunge Giansanti – ma non può essere bloccato troppo a lungo il processo di trasferimento a valle dei costi di produzione“.