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Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte: “Serve un riequilibrio della distribuzione del valore aggiunto. Prezzi all’origine troppo bassi, costi di produzione in forte aumento e produzione di fieno in diminuzione mettono in difficoltà gli allevatori. Serve un sostegno economico agli allevatori di vacche da latte, così come è stato previsto per altre filiere produttive.

È necessario un adattamento del prezzo del latte alla stalla che tenga conto degli attuali costi di produzione e della necessità di una più equa distribuzione del valore aggiunto tra gli attori della filiera. Questa la richiesta ribadita ieri da Confagricoltura Piemonte alla riunione organizzata dall’assessorato regionale all’agricoltura per analizzare l’andamento del comparto, caratterizzato da un evidente squilibrio delle quotazioni: il latte all’origine non aumenta, mentre cresce il prezzo dei prodotti caseari finiti.
Il momento – ha sottolineato Cristina Donalisio, allevatore di Confagricoltura Piemonte delegata al comparto latte – è particolarmente difficile per i produttori che conferiscono le loro produzioni destinate all’ottenimento di latte alimentare e formaggi freschi, ma anche quello indirizzato alla produzione di alcuni formaggi a denominazione d’origine protetta non ottiene la giusta remunerazione“.
Le cause di questa situazione – precisa Confagricoltura Piemonte in una nota – sono da addebitarsi all’aumento dei costi di produzione per il rincaro delle materie prime per alimentazione degli animali, delle fonti energetiche e dei fertilizzanti. “Inoltre quest’anno – evidenzia Guido Oitana, presidente della sezione economica latte di Confagricoltura Piemontela siccità ha ridotto la produzione di fieno, che in alcune aree ha fatto registrare un calo del raccolto di oltre il 30% rispetto alla media degli ultimi cinque anni“.
Per il presidente di Confagricoltura Piemonte Enrico Allasia è necessario, così come è stato previsto per altre filiere produttive, che vengano erogati sostegni economici da parte dello Stato alle imprese attive nella produzione lattiera. “Alla Regione – ha dichiarato Enrico Allasia – abbiamo chiesto di mantenere attivo un confronto permanente per concertare le azioni da mettere in campo per lo sviluppo del comparto, per migliorare la comunicazione ai consumatori, sia dal punto di vista informativo, sia sotto il profilo promozionale e per individuare interventi volti al rafforzamento della redditività degli operatori della filiera“.
Confagricoltura ricorda che negli ultimi dieci anni il numero delle stalle da latte in Piemonte si è ridotto di oltre il 30%: erano 2.393 nel 2010, mentre attualmente sono 1.622. Per contro la produzione, grazie la capacità imprenditoriale e al miglioramento della selezione genetica, è aumentata. L’anno scorso in Piemonte sono stati prodotti 1.149.823 tonnellate di latte (pari a 1.149.823.000 litri all’anno, 3.150.200 litri di latte al giorno), con un aumento del 4,76% rispetto al 2019. Nei primi sei mesi di quest’anno l’aumento produttivo è stato del 2,31%: questo perché gli allevatori ricavano meno e, per cercare di far quadrare i conti, aumentano le loro produzioni.
Confidiamo che la Regione Piemonte si faccia parte attiva nei confronti del Ministero delle Politiche Agricole – ha aggiunto Allasia – per sostenere la definizione di un accordo con l’industria e la distribuzione organizzata che riconosca agli allevatori un equo compenso per i loro sforzi”.

L’esigenza di far contare sempre di più gli allevatori, veri protagonisti del sistema produttivo; la necessità di costruire una associazione di rappresentanza funzionale e concreta; la volontà di affermare l’indipendenza da ogni condizionamento: sono queste le ragioni che hanno portato un gruppo di allevatori che si riconosce in Confagricoltura a promuovere una vera e propria “rivoluzione” nel comparto zootecnico, per un sistema-allevatori moderno, efficiente, proiettato nel futuro, pensato per tutti e per raccogliere le istanze degli operatori. La nuova associazione si chiama “Fris.Ital.I”, che sta per Associazione Nazionale Allevatori Frisona Italiana Indipendente. La nuova associazione è stata costituita da cinque soci fondatori, importanti allevatori di tutta Italia: la presidente Elisabetta Quaini (Cremona), Matteo Pennacchi (Perugia), Alberto Cortesi (Mantova), Fabio Curto (Treviso) e Marcello Di Ciommo (Potenza).
Pur essendo nata in seno a Confagricoltura, l’associazione nazionale di razza tiene molto alla qualifica di “indipendente” e ribadisce di essere aperta a tutti.
Tra le novità di Fris.Ital.I c’è anche un diverso meccanismo di rappresentanza: il “peso” dei soci non risponde al criterio “una testa un voto”, ma al numero di capi di bestiame posseduti da ciascuno e quindi da quanto l’allevatore contribuisce economicamente alla vita dell’associazione. Fri.Ital.I si propone di adeguarsi al mondo che cambia, a differenza dell’associazione della quale moltissimi allevatori fanno parte attualmente, dando la possibilità a tutti di scegliere a chi affidarsi per i servizi. Fris.Ital.I si propone di gestire l’attività in maniera molto più moderna e innovativa. L’obiettivo dichiarato è quello di gestire il processo di miglioramento genetico come ente selezionatore.
Insieme a Fris.Ital.I è nata Synergy, organizzazione che raggruppa le associazioni di razza indipendenti, con lo scopo di fornire, grazie a professionisti estremamente qualificati, quei servizi moderni, economicamente vantaggiosi e tecnologicamente avanzati che da tempo gli allevatori richiedono.
Oltre all’Associazione Nazionale Allevatori Frisona Italiana Indipendente – Fris.Ital.I – per la razza Frisona, gli allevatori che si riconoscono in Confagricoltura, ma anche in altre organizzazioni, hanno dato vita all’Associazione Nazionale Allevatori Jersey – ANAJER per la razza Jersey e all’Associazione Nazionale Allevatori Coordinamento Italiano razze Bovine da Carne” – C.R.I.Bo.C. per le razze Chianina, Marchigiana, Maremmana, Podolica, Romagnola, Limousine e Charolaise.
Adesso occorre far sì che queste associazioni possano crescere e consolidarsi con nuove adesioni da parte delle aziende di allevamento: gli allevatori che finora hanno aderito ad ANAFIJ, ANABIC e ANACLI non devono temere di perdere i requisiti dei loro allevamenti aderendo alle nuove associazioni.
Infatti, ANAFIJ, ANABIC e ANACLI non possono escludere gli animali dal libro genealogico ed é diritto degli allevatori avere servizi per la tenuta del libro genealogico pagandoli come non soci, essendo lo stesso un servizio pubblico affidato agli Enti Selezionatori dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali.
Invitiamo tutti gli agricoltori titolari di imprese di allevamento a rivolgersi agli uffici di Confagricoltura per visionare gli statuti delle nuove realtà associative: liberi, indipendenti e associati riusciremo a contare di più!

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