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Il Ministero della Transizione Ecologica ha emanato i decreti per l’adozione del “Programma Nazionale per la gestione dei rifiuti – PNGR” (DM 257) e della “Strategia nazionale per l’economia circolare – SNEC” (DM 259), che rappresentano le principali riforme previste nel PNRR che interesseranno l’agricoltura sostenibile.
Mentre il PNGR rappresenta lo strumento di indirizzo per le Regioni nella pianificazione e gestione dei rifiuti fino al 2028, la SNEC è un documento che individua le azioni e le misure che si intendono adottare nella definizione delle politiche istituzionali volte ad assicurare un’effettiva transizione verso un’economia di tipo circolare e per il raggiungimento degli obiettivi di neutralità climatica al 2035.
Diversi temi della SNEC riguardano il settore agricolo. Per esempio la Strategia si focalizza sugli strumenti che intervengono nella catena di acquisto dei materiali e sui criteri per la cessazione della qualifica di rifiuto e include contenuti che riguardano il riutilizzo, lo sviluppo di un mercato di materie prime seconde nonché la simbiosi industriale, che è il processo in cui i prodotti di scarto e i sottoprodotti di un’azienda diventano materie prime per un’altra o per un altro processo produttivo, creando rapporti di interdipendenza dove energia e rifiuti circolano continuamente senza che vengano prodotti scarti, in analogia a quanto accade negli ecosistemi naturali.
Altro elemento trattato dalla SNEC sono le infrastrutture energetiche rinnovabili, di cui si intende ottimizzare l’efficienza operativa e garantire un uso responsabile delle risorse in ogni fase dell’impianto: dalla progettazione, alla costruzione, dall’esercizio e manutenzione al fine vita e riciclo.
Un’altra parte della strategia è poi dedicata alle attività di valorizzazione delle acque di scarico (reflue) depurate, da attuarsi con una revisione complessiva del quadro normativo e un possibile ampliamento delle tipologie di acque riutilizzabili per diverse destinazioni d’uso, anche agricolo e agro-industriale.
Molto importanti sono inoltre le indicazioni per la gestione degli scarti delle potature e di quelli agricoli. Gli scarti legnosi (da rifiuti urbani, parchi e giardini), infatti, dovrebbero essere principalmente utilizzati per la produzione di ammendante che possa tornare ad arricchire i suoli dei nutrienti e della sostanza organica, oppure inseriti in filiere per la produzione di energia. Viene inoltre indicato come necessario l’incremento di pratiche agricole sostenibili come i sistemi di riuso della sostanza organica agricola, l’utilizzo di tecniche di fertilizzazione e distribuzione del materiale organico (effluenti, digestato, compost, ecc.) più efficienti ed efficaci.
La SNEC interviene infine anche nell’ambito della tassazione, con l’obiettivo di modificare o eliminare le tasse correnti che implicano costi per le attività circolari e rinnovabili, rafforzando le tasse su risorse e capitale naturale non rinnovabili ed eliminando i sussidi per attività dannose per l’ambiente e di quelle in contrasto con la gerarchia dei rifiuti.

 

 

Il Decreto Legislativo 116/2020 ha introdotto, a partire dal 2021, rilevanti modifiche al Testo Unico Ambientale in attuazione delle Direttive UE meglio note come “Pacchetto Economia Circolare”.
Le novità hanno un importante impatto sulle attività agricole e in particolare producono effetti penalizzanti sulla gestione dei rifiuti e sul pagamento della Tari.
Alla luce delle modifiche e in attesa di indicazioni da parte delle amministrazioni competenti, la situazione per il settore agricolo è la seguente:

– i rifiuti agricoli prodotti da utenze domestiche continuano a essere classificati quali rifiuti urbani e possono essere conferiti nell’ambito del servizio pubblico per cui si paga la Tari;

– i rifiuti prodotti da attività di impresa agricola in senso stretto continuano a essere classificati quali rifiuti speciali e devono essere conferiti a un soggetto di gestione rifiuti privato, o nell’ambito di un circuito organizzato di raccolta, o tramite una convenzione con il gestore del servizio pubblico;

– i rifiuti generati dagli uffici/bagni/mense della struttura aziendale dell’azienda agricola, salvo diversi chiarimenti, devono essere classificati quali rifiuti speciali e devono essere conferiti a un soggetto di gestione rifiuti privato, o nell’ambito di un circuito organizzato di raccolta o tramite una convenzione con il gestore del servizio pubblico;

– i rifiuti generati da attività connesse a quella agricola, quali per esempio l’attività di ristorazione per gli agriturismi o degustazione per gli enoturismi e la vendita diretta di prodotti agricoli sono classificati rifiuti speciali e devono essere conferiti a un soggetto di gestione rifiuti privato, o nell’ambito di un circuito organizzato di raccolta, o tramite una convenzione con il gestore del servizio pubblico.

La novità principale è pertanto rappresentata dal punto 4) che oggi impone l’esclusione dal sevizio pubblico di gestione dei rifiuti prodotti dalle attività connesse delle attività agricole (quali per esempio i rifiuti degli agriturismi e/o i rifiuti degli spacci agricoli), salvo convenzioni con il gestore. Quale corollario si prospetta anche l’ipotesi di proporzionale riduzione della Tari come conseguenza della qualifica di rifiuto speciale non gestito dal servizio pubblico di parte dei rifiuti prodotti.
Confagricoltura, insieme ad altre organizzazioni della filiera, ha inviato una lettera sia al Mipaaf, sia al Ministero della transizione ecologica per chiedere un congruo periodo di proroga per l’entrata in vigore delle nuove norme.
Fino all’anno scorso le attività agrituristiche erano semplicemente assoggettate alla Tari, tenendo presente quanto deciso dal Consiglio di Stato con la sentenza del 19 febbraio 2019 n. 1162. I giudici di Palazzo Spada, confermando una decisione del Tar dell’Umbria, avevano infatti stabilito che sebbene l’attività agrituristica sia da classificarsi come utenza non domestica, in quanto i rifiuti prodotti non possono considerarsi alla stregua di quelli provenienti dalle unità abitative, ciò non deve condurre alla conclusione che si tratti di rifiuti provenienti da attività commerciale, in quanto l’attività agrituristica è da qualificarsi come agricola ai sensi dell’articolo 2135 del Codice Civile.

 

Entrerà in vigore il 26 settembre prossimo il D.lgs n. 116, con cui vengono recepite due delle quattro direttive comunitarie del 2018 che costituiscono il cosiddetto “Pacchetto Economia Circolare”. La materia trattata dal decreto riguarda principalmente i rifiuti e gli imballaggi, ma sono state anche apportate modifiche sostanziali alla parte IV del D.lgs 152/06, quella che disciplina la gestione dei rifiuti e la bonifica dei siti inquinati.
Le novità di maggiore rilievo introdotte fanno capo essenzialmente alla responsabilità estesa del produttore per tutto ciò che riguarda la prevenzione della produzione di rifiuti e la loro preparazione per il riutilizzo, riciclaggio e recupero. Le misure sono in particolar modo finalizzate a incoraggiare una progettazione che miri a ridurre gli impatti ambientali e la produzione di rifiuti durante tutto il ciclo di vita di un qualsiasi prodotto. Vi sono poi azioni mirate a favorire il riutilizzo degli imballaggi e l’adesione, da parte dei produttori, a consorzi di gestione, oltre a modifiche al decreto del ministro dell’Ambiente 8 aprile 2008 sui centri di raccolta differenziata dei rifiuti urbani.
Il decreto comprende anche dei nuovi allegati che contengono esempi di strumenti economici per incentivare l’applicazione della gerarchia dei rifiuti e aggiornano l’elenco delle attività che producono rifiuti.

Sempre più assiduamente sul territorio astigiano si sta parlando di bioeconomia anche se sono già molte le realtà locali che da anni hanno adottato questa pratica. Un settore in forte espansione su tutto il territorio nazionale culminato nella costituzione, lo scorso mese di ottobre, della Federazione nazionale di Confagricoltura denominata “Bioeconomia: prodotti e processi innovativi”. Una Federazione che presenta diversi temi molto importanti ma che al centro di tutto mette il suolo. A presiederla Ezio Veggia, commissario straordinario di Confagricoltura Asti, già vicepresidente nazionale di Confagricoltura e delegato alle agroenergie dell’Organizzazione. “Il suolo riveste un ruolo di grandissima importanza – afferma Veggia – ma al tempo stesso è essenziale anche la ricostituzione della sua componente organica, con l’apporto di concimi appositi per evitare la desertificazione”. Quindi il suolo come elemento imprescindibile dal quale derivano le coltivazioni (biomasse). La missione principale rimane comunque quella della produzione di food per il settore primario, vero e proprio orgoglio del Made in Italy, anche se una parte di esse viene destinata ai mangimifici e alle varie trasformazioni in diversi prodotti innovativi nell’ambito della bioplastica, bioedilizia, ecc. Un altro aspetto su cui maggiormente si concentra la bioeconomia è rappresentato dalla produzione da digestione anaerobica, ovvero l’utilizzo di tutto il carbonio residuale (ad esempio il letame) che può essere utilizzato al posto del petrolio e di altri idrocarburi, evitando quindi l’immissione di anidride carbonica nell’atmosfera. Il tutto ovviamente completato da un’innovazione tecnologica costituita da sofisticati strumenti di precisione utili a svolgere queste funzioni.
E’ già da parecchi anni che le aziende astigiane si sono affacciate a queste pratiche, operando nei settori vitivinicolo, cerealicolo e zootecnico – continua Veggia – “mentre per quanto riguarda l’attività cerealicola e zootecnica si sta già assistendo a vere e proprie applicazioni pratiche di produzione di energia rinnovabile, invece per il comparto vitivinicolo siamo ancora in una fase progettuale, ma verrà ben presto sperimentata la possibilità di recuperare il carbonio non utilizzato, derivante da potature, per la produzione di compost utilizzabile per l’agricoltura biologica”. “Da alcuni anni esistono già diverse aziende sul territorio che lavorano secondo i principi della bioeconomia – conclude Veggia – ma serve una maggiore competitività che può essere resa possibile solamente con la costituzione di reti di impresa necessarie per creare coesione e sinergia tra tutte le realtà. Confagricoltura dal canto suo continuerà l’opera di sensibilizzazione nei confronti di queste attività e fornirà supporto e assistenza a tutti gli associati che hanno già intrapreso o intenderanno intraprendere queste pratiche colturali”.
Un tema molto caro anche alla Regione Piemonte che recentemente ha realizzato sul proprio sito web la “Piattaforma Tecnologica Bioeconomia”: uno spazio informativo che mette a disposizione di tutti gli utenti informazioni dettagliate e bandi sempre aggiornati inerenti a questo settore. Progetti rivolti a raggruppamenti e aggregazioni di piccole, medie e grandi imprese, organismi di ricerca pubblici e privati del Piemonte che, sul territorio regionale, intendono sviluppare in forma collaborativa progetti di ricerca industriale e sviluppo sperimentale sul tema della bioeconomia, nei settori della “Chimica Verde/Cleantech”, dell’“Agroalimentare” e della loro intersezione secondo l’approccio cosiddetto di ’”Economia Circolare”. Per maggiori informazioni è possibile collegarsi al seguente link: www.regione.piemonte.it/attivitaProduttive/web/fondi-strutturali-por-fesr-2014-2020/bandi-e-finanziamenti/piattaforma-tecnologica-bioeconomia