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Ogni interferenza politica in materia di libero scambio incide negativamente sulla disponibilità dei prodotti e sulla formazione dei prezzi, tanto più in un settore, come quello cerealicolo, in cui ci sono preoccupanti tendenze al ribasso”. Il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti, interviene così in merito alle dichiarazioni rilasciate oggi dal presidente russo, Vladimir Putin, sull’ipotesi di imporre restrizioni sulle esportazioni di grano dall’Ucraina verso l’Europa e di volerne discutere con la Turchia.
Confagricoltura fa inoltre notare che nei mesi in cui sono cessate le vendite di grano dall’Ucraina per lo scoppio del conflitto a febbraio fino allo sblocco dei porti con l’accordo di luglio, l’Unione europea ha esportato in maggiore misura proprio verso i Paesi più poveri.
Secondo i dati della Commissione Europea, a maggio di quest’anno – evidenzia Giansanti – le esportazioni di grano della UE sono infatti aumentate del 35% sullo stesso mese del 2021. Da sottolineare che l’export verso il Marocco è salito addirittura di oltre il 600% e in Tunisia del 200%”.
L’Unione Europea – conclude Giansanti – ha quindi svolto una funzione fondamentale per contrastare una crisi alimentare globale. Una funzione resa possibile da un potenziale produttivo che va assolutamente salvaguardato”.

Nell’attuale situazione di instabilità abbiamo due certezze: l’aumento della popolazione e del PIL mondiale a fronte della diminuzione della superficie agricola e della necessità di tutelare le risorse naturali. Una sfida da affrontare immediatamente dando risposte efficaci, anche alla luce degli shock esterni prodotti da pandemia, guerra e cambiamenti climatici”. Così il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti, dal palco del Meeting di Rimini al convegno “Favorire la crescita e sostenere i più deboli”.
L’agricoltura è strategica non solo per i singoli Paesi, ma per il mondo intero – ha detto Giansanti – i cittadini stanno pagando un prezzo elevato degli alimenti e allo stesso tempo parte della popolazione mondiale non ha accesso al cibo. Nei mesi scorsi, il price food index della FAO ha toccato il picco di 160 mai raggiunto prima, né durante la pandemia (98) e neanche durante la crisi finanziaria globale del 2008 (117)”.
Gli strumenti per scongiurare un mondo a due velocità sono “investimenti infrastrutturali, condivisione delle conoscenze e sviluppo delle aree rurali – ha proseguito il presidente di Confagricolturaper questo serve una strategia globale di politica agricola, ma anche della nutrizione, dell’alimentazione e dell’energia. Nel mondo 870 milioni di persone soffrono la fame ma aumenta il numero delle persone sovrappeso nei Paesi sviluppati (1,7 miliardi) e lo spreco alimentare, pari a 74 chili di cibo pro-capite”.
Giansanti ha ricordato che dei 570 milioni di agricoltori attivi nel mondo soltanto l’1% è strutturato in forma di impresa e produce il 70% del cibo per il mercato. Per il presidente di Confagricoltural’agricoltura deve essere protagonista nei percorsi di transizione energetica, ambientale. L’aumento dei prezzi del cibo è infatti strettamente legato a quello dei costi energetici. Il settore primario può dare un ulteriore contributo in questo ambito, ma deve essere messo nelle condizioni di farlo. Non solo con le risorse del PNRR, ma anche con una reale semplificazione delle procedure burocratiche”.
È arrivato il momento delle scelte e il prossimo governo – ha concluso Giansanti – dovrà realizzare gli obiettivi strategici del Paese. Avremo un ottobre molto difficile: l’instabilità dei mercati continuerà a spingere la crescita dei prezzi, e dunque le famiglie, a rivedere la loro politica di acquisto dei generi alimentari. Già oggi un sondaggio di Agronetwork e Format Research descrive così la propensione agli acquisti: 13% non sa se cambierà; il 27% sceglierà giorno per giorno; il 28% spenderà la stessa cifra ma con minor potere d’acquisto; il restante 31% sa che spenderà di più. Non c’è più tempo da perdere”.

Il Sudafrica ha presentato ricorso al WTO (Organizzazione mondiale del commercio) contro la decisione della UE con la quale è stato imposto, a partire dal 14 luglio scorso, il trattamento a freddo obbligatorio sulle arance importate dai paesi terzi in cui è presente il parassita della Falsa Cydia. “La decisione della UE va blindata in tutte le sedi – dichiara il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansantiper tutelare la produzione italiana ed europea. Qualsiasi passo indietro sarebbe ingiustificato ed inaccettabile”.
Secondo le regole del WTO, a seguito di un ricorso, si apre una fase di consultazione – della durata massima di 60 giorni – per tentare di raggiungere un accordo tra le parti in causa. In caso contrario, si apre un contenzioso formale di fronte alle apposite istanze dell’Organizzazione multilaterale.
La decisione assunta a Bruxelles, che abbiamo sollecitato e sostenuto – prosegue Giansanti – non è assolutamente di stampo protezionistico. Essa punta, infatti, a contrastare l’entrata e la diffusione nell’Unione Europea di un parassita che potrebbe causare danni pesantissimi alle nostre produzioni. Non a caso il trattamento a freddo sulle importazioni di agrumi è da tempo in vigore in numerosi paesi asiatici e negli Stati Uniti”.
La decisione sul trattamento a freddo sugli agrumi rappresenta anche un valido precedente per altri settori produttivi, al fine di migliorare la protezione delle nostre produzioni contro i parassiti provenienti da paesi terzi”, conclude il presidente di Confagricoltura.
Nel 2021, le importazioni di agrumi della UE sono ammontate a circa 2 milioni di tonnellate, il 4,6% in più in termini di volumi rispetto alla media degli ultimi cinque anni. Nello stesso anno l’import dal Sudafrica si è attestato a poco meno di 800 mila tonnellate, facendo registrare un aumento del 26% sulla media del periodo 2016-2020.

Nella Politica agricola va coniugata efficacia e flessibilità, intervenendo in maniera mirata per implementare le misure dei vari sistemi settoriali di mercato (OCM). Gli interventi di sviluppo rurale vanno semplificati e orientati verso investimenti produttivi, che migliorino la competitività delle imprese puntando alla introduzione di innovazioni di processo e di prodotto. Occorre anche garantire una differenziazione a livello territoriale, risolvendo le problematicità di alcuni specifici comparti, territori o beneficiari compensando le scelte del ‘primo pilastro“. Lo ha affermato il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti, in occasione dell’evento conclusivo del progetto europeo “Be green, be smart, be farmer”, in collaborazione tra Confagricoltura, Citynews, RDS e Gambero Rosso, che si è tenuto alla Casina Valadier, a Roma.
Nei 10 appuntamenti, on line e in presenza, tenuti su tutto il territorio sono stati coinvolti oltre 2.000 tra imprenditori agricoli, policy maker europei ed esperti con l’obiettivo di capire come funzionerà e dibattere sulle priorità della nuova Politica agricola comune, che entrerà in vigore da gennaio 2023.
Siamo in una fase di emergenza continua, prima la pandemia, poi l’impennata dei costi delle materie prime e la guerra. La PAC – ha messo in evidenza Giansanti – deve potersi modulare seguendo i tempi e le nuove sfide, altrimenti resta scollata dalla realtà. Contrasto ai cambiamenti climatici, innovazione, sostenibilità, economia circolare sono solo alcuni dei temi fondamentali. Deve essere definito prima possibile il quadro delle regole e degli interventi previsti per poter programmare per tempo le produzioni, gli investimenti e tutte le azioni conseguenti“.
Per Confagricoltura è necessario confermare il delicato equilibrio delle scelte operate a livello nazionale riguardo il nuovo regime dei pagamenti diretti, senza apportare modifiche che potrebbero comprometterne la coerenza complessiva. Occorre allentare comunque gli obblighi relativi alla “condizionalità rafforzata”, in particolare quelli che gravano sui seminativi, così come va prevista una entrata in vigore della “condizionalità sociale” solo dopo aver testato adeguatamente il funzionamento delle nuove procedure.
Il rapporto, che abbiamo consegnato oggi ai decision maker della riforma della PAC, contiene la descrizione delle principali novità che attendono gli agricoltori italiani ed europei e i pareri emersi dalla consultazione con le imprese associate e gli stakeholder. Solo con un Piano Strategico Nazionale improntato a questi principi e definito al più presto per dare certezze ed indirizzi agli operatori – ha concluso Giansanti – si riuscirà ad attualizzare una riforma che si applicherà fino al 2027“.

La Bioeconomia in Italia vale 317 miliardi di euro e occupa circa 2 milioni di persone. In Italia, nel Nord Est e nel Mezzogiorno il ruolo del settore è importante, e vede il Trentino Alto Adige e la Basilicata ai primi posti per valore aggiunto della Bioeconomia sul totale, con oltre il 9%. In questo mondo l’agricoltura c’è e ci sarà”. Così il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti, alla tavola rotonda dedicata alla transizione ecologica nell’ambito delle Bioeconomy Day in corso a Ravenna. Confagricoltura ha da tempo una sezione dedicata a questo comparto, proprio perché crede in nuovi modelli produttivi finalizzati a migliorare le performance senza deteriorare le risorse naturali.
In questa direzione – ha detto Giansanti – il Carbon Farming avrà un ruolo sempre più determinante ed è per questo che stiamo investendo per abbattere le emissioni in atmosfera e far sì che l’agricoltura possa dare un contributo importante per raggiungere gli obiettivi di neutralità del 2050”.
Oltre 30 anni fa Raoul Gardini aveva pronosticato la centralità dei temi della Bioeconomia, dell’economia circolare e della chimica verde, che oggi sono indirizzi obbligatori delle politiche internazionali”, ha aggiunto Giansanti. “In questi decenni si è passati da una gestione delle eccedenze produttive a una gestione delle possibili carestie, anche alla luce di quanto sta succedendo con la guerra in Ucraina. La PAC negli anni ha privilegiato politiche che hanno destrutturato la capacità produttiva: oggi occorre rivedere quel modello rispondendo alle nuove emergenze legate alla sicurezza alimentare e preservando le risorse naturali. Le imprese che investiranno in questa direzione e che valorizzeranno la bioeconomia e l’economia circolare, dovranno necessariamente avere un riconoscimento“.