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Si è tenuto nella giornata di mercoledì 7 settembre, presso l’assessorato all’Agricoltura della Regione Piemonte, il tavolo di filiera relativo al comparto degli allevamenti da carne, durante il quale era presente anche la Confagricoltura. E’ stato un incontro per rimarcare lo stato di crisi che tutto il comparto zootecnico sta
attraversando in seguito all’emergenza determinata dalla siccità che ha aggravato la situazione di difficoltà economica preesistente di tutto il settore a causa della scarsa disponibilità di foraggi di primo e secondo taglio. Un settore già pesantemente danneggiato dal periodo di pandemia e dai forti rincari delle materie prime in
seguito allo scoppio del conflitto russo – ucraino. Attualmente si registra una perdita di 41 centesimi al chilogrammo (peso vivo riferito ai capi maschi) rispetto al prezzo massimo rilevato dai mercuriali delle Camere di Commercio.
La situazione sta diventando insostenibile per noi allevatori”, lamenta Armando Bechis, allevatore di Buttigliera d’Asti, componente della sezione prodotto carne della Confagricoltura di Asti. “Gli allevamenti presenti sul nostro territorio rischiano la completa scomparsa a causa della mancata tutela del nostro comparto.
Chiediamo alle istituzioni la difesa di un prezzo remunerativo che ci permetta di sopperire alle ingenti spese sopportate in questi ultimi anni. La Razza Piemontese necessita di materie prime di un certo livello per mantenere alti gli standard qualitativi che hanno sempre contraddistinto questa tipologia di carne”.
Purtroppo per noi allevatori il prezzo della carne è rimasto invariato, nonostante gli aumenti vertiginosi relativi alle materie prime e ai costi di produzione“, afferma Roberto Rapetto, allevatore di Rocchetta Tanaro, presidente della sezione di prodotto Allevamenti Bovini da Carne della Confagricoltura di Asti. “Dall’aumento del prezzo dei cereali – alla base di tutti i mangimi animali – deriva un innalzamento dei costi di alimentazione che si attestavano già su valori elevati. Ne consegue quindi una perdita netta per ogni capo allevato e una forte difficoltà da parte delle aziende a sostenere i costi di allevamento. Chiediamo quindi alle istituzioni un maggiore riconoscimento del lavoro svolto dagli allevatori che da sempre portano sulle tavole una carne (quella piemontese ndr) di rinomata qualità“.
Confagricoltura ha proposto di condividere con le rappresentanze di settore un documento in cui si chieda alla Regione Piemonte di assumere un ruolo di capofila ad un tavolo di trattative che veda coinvolte la GDO e gli impianti di macellazione regionali al fine di giungere ad un giusto accordo sul prezzo dei bovini alla stalla.
Chiediamo interventi urgenti da parte delle istituzioni – afferma il direttore della Confagricoltura di Asti Mariagrazia Baravalleoltre ai sostegni diretti agli allevatori già previsti a livello comunitario e nazionale. Ciò che l’intero comparto invoca a gran voce sono azioni, anche strutturali, idonee a riposizionare sul
mercato, in un ambito economicamente sostenibile, la carne di bovino e in particolare quella della Razza Piemontese certificata”.
Auspichiamo uno slancio propositivo da parte delle istituzioni – rafforza ancora Bechis – con atti o provvedimenti legislativi finalizzati a frenare gli abusi sull’utilizzo delle denominazioni riferite alla Razza Piemontese o la Fassona di Razza Piemontese, introducendo l’obbligo di certificazione nel mondo della ristorazione”.

Dal prossimo anno, stando agli annunci ufficiali della multinazionale americana, McDonald’s commercializzerà una linea di prodotti vegetali, denominata McPlant, alternativi ai classici hamburger di carne e alle crocchette di pollo.
La produzione verrà realizzata in collaborazione con Beyond Meat, azienda di Los Angeles nata nel 2009, che si è sviluppata anche grazie ai cospicui investimenti di Bill Gates e Leonardo di Caprio, produttrice di sostituti per la carne e prodotti caseari a base di vegetali.
La nuova linea McPlant non conterrà nessun ingrediente di origine animale.
Il mercato finanziario, che fino a ora ha premiato Beyond Meat, ha accolto con freddezza la notizia dell’accordo con McDonalds, spiazzando gli investitori. Il 9 novembre Beyond Meat Inc al Nasdaq di New York quotava 162 dollari per azione, mentre ieri alla chiusura il prezzo era di poco inferiore ai 129 dollari, con un calo del 27,3%. E questo nonostante la notizia che l’azienda leader nella produzione di polpette a base vegetale che assomigliano a una bistecca (chiamarli hamburger non sarebbe corretto) abbia annunciato un accordo con McDonald’s per lanciare un sostituto degli hamburger per il pubblico vegano.
L’obiettivo dell’azienda è soddisfare una domanda di proteine di origine vegetale che, secondo McDonald’s, “è reale e sostenuta”. Le vendite al dettaglio di polpette vegetali congelate negli Stati Uniti sono aumentate del 38,5% su base annua (settembre 2019 – settembre 2020).
In Italia il mercato al momento non desta ancora preoccupazioni agli allevatori di bovini da carne. “I consumatori italiani continuano a privilegiare un alimento sano, nutriente e importante per l’economia e per le nostre tradizioni enogastronomiche – sottolinea Mariagrazia Baravalledirettore di Confagricoltura Asti, riprendendo quanto affermato in questi giorni da Enrico Allasiapresidente di Confagricoltura Piemonte – e questo perché la carne rossa rappresenta un valore insostituibile nella dieta equilibrata”.
In Piemonte si allevano circa 790.000 capi bovini, dei quali 220.000 di razza piemontese e circa l’8% dei capi di questa razza si trova negli allevamenti della provincia di Asti.
L’impatto del lockdown primaverile e di questi giorni sui nostri allevamenti, le cui produzioni sono destinate prevalentemente al canale della ristorazione e delle macellerie di qualità, è stato rilevante: per la scarsa domanda – precisa l’organizzazione astigiana – il prezzo dei vitelloni maschi piemontesi della coscia nella prima quindicina di novembre è sui 3,10 – 3,40 euro al Kg, poco sopra a quello dei vitelloni di razze estere da carne”.
Prima della pandemia il prezzo dei vitelloni piemontesi, che per il tipo di allevamento richiesto presentano costi di produzione più elevati rispetto alle altre razze, era superiore a 4 euro al kg.
Non sono le polpette vegetali a intimorire gli allevatori astigiani – conclude Baravalle – ma gli effetti della pandemia. L’auspicio è che l’emergenza possa finire presto per poter ripartire con azioni di informazione dei consumatori e di valorizzazione delle nostre specialità in occasioni di sagre e manifestazioni, oltre che con la ripresa delle vendite nella ristorazione e con le esportazioni. Non temiamo confronti dal punto di vista qualitativo, abbiamo soltanto bisogno di bisogno di poter far apprezzare le nostre produzioni”.