Se con la fine del lockdown le quotazioni dei suini all’ingrosso hanno invertito la tendenza dei mesi precedenti, che aveva portato i prezzi a minimi storici, tuttavia le variazioni positive sono troppo contenute e ben lontane dal condurre il settore alla soglia di una reale ripresa. I prezzi a cui gli allevatori si trovano costretti a vendere i capi sono ancora al di sotto dei costi di produzione.
Qualche segnale di ripresa c’è, ma il prezzo di vendita è ancora inferiore al costo di produzione. Durante il periodo del lockdown le quotazioni sono scese di 5 centesimi alla settimana, che è il massimo consentito. Ora risalgono di appena qualche centesimo alla settimana, se va bene, nonostante la richiesta di prodotto da parte del mercato sia buona. Con l’attuale livello della domanda sarebbero giustificati aumenti decisamente superiori, ma all’interno della filiera c’è chi tende a limitarli. Teniamo conto che eravamo arrivati anche a 1 €/kg e di questo passo, per tornare ad un prezzo dignitoso, ci vorrà troppo tempo.
Che si registrino oscillazioni nelle quotazioni è qualcosa di fisiologico, che può succedere e che mettiamo in conto, ma la situazione di questo 2020 è altra cosa, sottolinea Confagricoltura. Con gli attuali rialzi, se tutto va bene, arriveremo a pareggiare i conti a settembre. E teniamo anche conto che quest’anno non ci saranno eventi, fiere e sagre, di solito occasioni favorevoli per il consumo di carne suina, così come il turismo è fortemente ridotto. Se le nostre aziende vogliono avere qualche chance di sopravvivenza, devono cominciare al più presto a guadagnare qualcosa, ma ad oggi lo scenario non è favorevole.
La situazione ripetutamente denunciata da Confagricoltura si ripercuote pesantemente ormai da mesi sulle attività del territorio che si trovano a fare i conti anche con il continuo aumento della carne importata. Continua ad arrivare molta, troppa, carne dall’estero. Rispetto a questo tipo di concorrenza, speriamo che con l’etichettatura, che permette di riconoscere con certezza il capo nato, allevato e macellato in Italia, il prodotto nazionale venga maggiormente premiato dal consumatore e serva a limitare il consumo di carne importate il più possibile.
Archivio per mese: Agosto, 2020
Entro il 30 settembre 2020 si potranno presentare le domande per ottenere contributi per il bando della misura 4.1.1 del Psr del Piemonte riservato al sostegno delle imprese agricole colpite dai danni della pandemia di Covid-19 che intendano realizzare interventi per lo stoccaggio e per la vendita diretta delle produzioni.
I beneficiari sono gli imprenditori agricoli singoli. Il sostegno prevede un contributo in conto capitale pari al 40% della spesa ammessa, con un massimo di 40.000 euro. La spesa minima ammessa è di 20.000 euro; quella massima di 100.000 euro.
Gli interventi ammessi a contributo, volti a sostenere prioritariamente la realizzazione di investimenti finalizzati a stoccaggio, lavorazione e vendita di prodotti atti all’alimentazione umana, riguardano:
• ristrutturazioni / miglioramenti di strutture esistenti e acquisto di attrezzature e mezzi: ammesse domande che prevedano anche solo l’acquisto di macchine;
• investimenti riferiti ad attività di produzione agricola o alle attività connesse di trasformazione e vendita diretta.
Le spese ammesse riguardano:
• attrezzature per apicoltura;
• attrezzature per commercializzazione prodotti;
• attrezzature per la conservazione dei prodotti;
• attrezzature per la trasformazione dei prodotti;
• celle frigorifere e impianti di refrigerazione del latte;
• autocarri;
• carrelli elevatori;
• furgoni (anche mezzi di consegna a domicilio di prodotti non specificamente attrezzati come frigo e/o negozio mobile);
• miglioramento o ristrutturazione delle cantine (anche vasi vinari fissi in muratura/cemento);
• miglioramento o ristrutturazione dei fabbricati per la commercializzazione di prodotti (spazio per logistica e vendita all’ingrosso e al dettaglio);
• miglioramento o ristrutturazione di fabbricati per la vendita diretta dei prodotti (negozi, spazi per la vendita al dettaglio);
• miglioramento o ristrutturazione di fabbricati per lo stoccaggio e la conservazione prodotti;
• onorari di progettisti e consulenti;
• programmi informatici;
• barriques, botti, contenitori vinari.
Non sono ammesse spese per:
• nuove costruzioni di edifici;
• acquisto o acquisizione di macchine e/o attrezzature usate;
• realizzazione di investimenti riferiti ad abitazioni;
• lavori in economia;
• realizzazione di investimenti riferiti ad adeguamento a norme obbligatorie.
Per le domande di contributo rivolgersi ai tecnici delle Unioni Agricoltori.
Ulteriori informazioni al link che segue
“Aumentano i prezzi dei prodotti alimentari al consumatore, ma diminuiscono quelli pagati agli agricoltori: la forbice incide pesantemente sulle tasche degli italiani e sul settore primario”. Il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti, analizza i dati diffusi dall’Istat che mostrano come negli ultimi mesi i prezzi nelle campagne siano stati sempre più compressi, mentre le filiere alimentari abbiano aumentato quelli al consumatore rispetto allo scorso anno, con un incremento continuo delle quotazioni che è rallentato soltanto negli ultimi due mesi, mantenendo comunque lo stesso andamento. Il costo del carrello della spesa è aumentato del 2,8% a maggio 2020 in confronto allo stesso mese del 2019, e del 2,7% a giugno 2020, ma i prezzi all’origine sono diminuiti rispettivamente del 3,5% e dell’1,7% nello stesso periodo.
Confagricoltura ha inoltre preso in considerazione il 2020, da gennaio ad oggi: dall’analisi emerge che i prezzi all’origine dei prodotti agricoli hanno registrato, mese dopo mese, una riduzione continua. E questo mentre da gennaio a maggio i valori dei prodotti alimentari al consumo hanno avuto aumenti in successione (vedi tabella). “Il fenomeno deve far riflettere – avverte Giansanti – se negli ultimi mesi i prezzi nelle campagne sono stati sempre più compressi, tra l’altro in un periodo particolarmente difficile per l’emergenza coronavirus, le filiere alimentari hanno aumentato i costi per il consumatore rispetto allo scorso anno, con un incremento continuo delle quotazioni che è rallentato soltanto negli ultimi due mesi. E’ evidente che questo penalizza fortemente le imprese agricole in termini di redditività, creando squilibri di rilievo”. Altrettanto preoccupanti sono poi alcune promozioni di questi giorni, proposte da supermercati discount, che mettono in commercio frutta italiana a un centesimo al chilogrammo, procurando un danno economico e di immagine al comparto agricolo che è uno dei fiori all’occhiello del “Made in Italy” a tavola. Un paradosso che penalizza lo stesso la nostra agricoltura.
“Il settore primario italiano assicura alta qualità e sicurezza alimentare – commenta il presidente di Confagricoltura – è indispensabile trovare l’equilibrio che riconosca il lavoro degli agricoltori, remunerandoli, e garantisca il giusto prezzo ai consumatori che scelgono la qualità italiana”.
Agea lo scorso 29 luglio ha emanato la circolare che riporta le istruzioni applicative generali per la compilazione e la presentazione delle dichiarazioni di giacenza dei vini e/o mosti per la campagna 2019/2020. Tale adempimento è richiesto ai detentori di vini e/o mosti, diversi dai consumatori privati e dai rivenditori al minuto. Con la dichiarazione di giacenza i soggetti obbligati sono chiamati a dichiarare i quantitativi, espressi in ettolitri, detenuti alla mezzanotte del 31 luglio. I quantitativi di vini e/o mosti viaggianti alla mezzanotte del 31 luglio sono dichiarati dal destinatario. Le dichiarazioni di giacenza 2019/2020 possono essere presentate a partire dal 1° agosto e non oltre il 10 settembre 2020, per non incorrere nelle sanzioni amministrative per ritardata presentazione ovvero alle sanzioni pecuniarie anche attraverso la più complessa disciplina del ravvedimento operoso. Le dichiarazioni sono inoltrate ad Agea esclusivamente con modalità telematica mediante registrazione nel sistema informativo. Inoltre, al fine di semplificare gli adempimenti amministrativi a carico delle aziende viticole, sono disponibili servizi telematici opzionali che consentono di predisporre la dichiarazione di giacenza a partire dai dati del registro dematerializzato da carico e scarico. Precisiamo, infine, che la dichiarazione di giacenza da registro, una volta predisposta, non è modificabile ed eventuali successive rettifiche devono essere effettuate con le ordinarie procedure previste (Ravvedimento Operoso o Diffida dell’O.d.C.).
La Direzione Generale Agricoltura dell’Unione europea ha pubblicato la “tabella di marcia” per la “Visione a lungo termine per le aree rurali”, per ora disponibile soltanto in inglese al link: https://ec.europa.eu/info/law/better-regulation/have-your-say/initiatives/12525-Long-term-vision-for-rural-areas
A settembre verrà lanciata una consultazione pubblica on-line sull’argomento. Il documento precisa che le regioni prevalentemente rurali ospitano 96 milioni di persone e coprono il 45% del territorio dell’UE. Gli studi – si legge nel documento – hanno dimostrato che molte persone in queste aree rurali si sentono politicamente trascurate. Secondo l’Unione europea molti servizi ecosistemici (produzione di alimenti, mangimi, materie prime, regolamentazione delle acque, biodiversità, etc.) dipendono e sono generati nelle zone rurali. Inoltre, la crisi Covid-19 può introdurre cambiamenti significativi nella società (aumento del telelavoro, apprezzamento per gli spazi verdi) di cui le aree rurali potrebbero beneficiare. Su queste basi è previsto un ampio processo di consultazione per garantire che la voce di tutte le parti interessate siano ascoltate. La consultazione pubblica che partirà a settembre sarà resa nota in tutte le lingue dell’UE sul sito web della Commissione “Dite la vostra”. Sulla base delle prove raccolte e delle necessità individuate, la comunicazione fornirà indicazioni per future iniziative di approfondimento.
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