Siamo fortemente preoccupati. La crisi ucraina, i venti di guerra e le prospettive, sempre più ravvicinate, di sanzioni commerciali alla Russia preoccupano fortemente gli agricoltori piemontesi”. Gabriele Baldi, presidente della Confagricoltura di Asti, evidenzia l’apprensione del mondo agricolo, sottolineando come l’aumento dei costi energetici, il rincaro dei cereali per l’alimentazione del bestiame e soprattutto il timore di una riduzione delle esportazioni di vino rappresentino uno scenario estremamente pericoloso per la nostra regione.
Nel 2020, sulla base dei dati elaborati da Confagricoltura, l’Italia ha esportato in Russia vini per un valore di 297 milioni di euro, di cui 179, 8 milioni di prodotto imbottigliato.
La Russia è uno dei principali mercati per gli spumanti italiani in generale – afferma Mariagrazia Baravalle, direttore di Asti Agricoltura –  e, in particolare tra i prodotti piemontesi, per l’Asti Spumante”.
La Russia, con un import di oltre 12 milioni di bottiglie di Asti spumante, rappresenta all’incirca un quarto del mercato delle bollicine docg ottenute dai 9.000 ettari di vigneti coltivati nelle province del Basso Piemonte.
Confidiamo nel lavoro delle diplomazie – dichiara Flavio Scagliola, associato ad Asti Agricolturavicepresidente del Consorzio dell’Asti – per prevenire la tragedia umanitaria, che è l’aspetto che ci preoccupa maggiormente, e anche per evitare di mettere in crisi il nostro sistema produttivo”.
Il Consorzio auspica un percorso di pace – conclude Scagliola – che eviti inutili sanzioni che ricadrebbero sulla parte produttiva, proprio in un momento in cui la filiera sta programmando attività non solo promozionali ma anche in grado di dare la percezione di grande qualità della nostra denominazione, volte ad ottenere stabilità economiche certe agli agricoltori e alle case spumantiere”.

L’aumento dei costi energici, in particolare per quanto riguarda carburanti e fertilizzanti, e le prospettive di una primavera particolarmente siccitosa, mettono a rischio le prossime semine e le coltivazioni sotto serra. Gabriele Baldi, presidente della Confagricoltura di Asti, evidenzia una serie di dati preoccupanti: “Il gasolio, pur tenendo conto dell’accisa agevolata per il settore primario, negli ultimi 12 mesi è aumentato del 40%, passando da 65 a oltre 90 centesimi al litro, mentre il costo dei fertilizzanti è salito di circa il 300%”.
Confagricoltura, con l’ausilio del servizio tecnico locale coordinato dall’agronomo Enrico Masenga nonché di quello regionale, ha fatto ad esempio il conto dei maggiori costi che dovranno sopportare i produttori di mais, cereale fondamentale per l’alimentazione zootecnica, per le produzioni alimentari e dai cui estratti si ricava la base per molte preparazioni farmaceutiche, coltivazione molto in diffusa in Piemonte.
In base al calcolo dei tecnici di Confagricoltura, per concimare con fertilizzanti un ettaro di mais vengono impiegati, in condizioni ordinarie, abitualmente 2 quintali di fosfato biammonico 18:46 e 5 quintali di urea. L’anno scorso il fosfato biammonico costava 38 euro al quintale, mentre oggi costa 90 euro; l’urea era quotata 30 euro al quintale, oggi 95 euro. “Questo significa che un anno fa concimare un ettaro di mais costava 226 euro, mentre oggi – dichiara Mariagrazia Baravalle, direttore dell’organizzazione astigiana – se ne spendono 655, vale a dire 379 euro in più in valori assoluti e il 290% in più in termini percentuali”.
Si tratta di un costo insostenibile, che rende sconveniente le semine – incalza Gabriele Baldisoprattutto in presenza di mercati delle commodities estremamente volatili, condizionati dalle tensioni internazionali, dalle speculazioni sui mercati a termine e da un andamento climatico che ci preoccupa”.
È anche preoccupante la situazione del florovivaismo e dell’orticoltura sotto serra. Sotto i 10°di temperatura – spiegano ancora i tecnici di Asti Agricoltura – le piante bloccano lo sviluppo vegetativo. Il costo del metano per il riscaldamento delle serre, nell’arco di quattro mesi, è passato da 0,21 a 1,20 euro al metro cubo (quasi 600%!!).
Nel frattempo ieri il Consiglio dei Ministri ha licenziato alcuni provvedimenti in materia energetica ma Confagricoltura, in attesa della pubblicazione del testo definitivo, pur esprimendo apprezzamento per l’accelerazione sulla semplificazione e sulle risorse a disposizione per sviluppare ulteriormente le energie rinnovabili ritiene che non siano risolutivi, invece, gli interventi a breve termine che sarebbero previsti sui costi energetici. Pur essendo importanti anche per le imprese agricole, con la conferma dell’annullamento degli oneri di sistema, non riguarderebbero infatti gli extra costi energetici, ma esclusivamente le imprese classificate energivore.
Per il settore agricolo si tratta esclusivamente di poche e specifiche realtà produttive che svolgono attività di trasformazione a cui è associata una forte domanda di energia elettrica o gas. “Se le anticipazioni saranno confermate – conclude preoccupata Baravalle – si sarebbe persa, in generale, l’occasione di agire in modo efficace sulla compensazione dei costi energetici delle imprese agricole”.

Le macchine agricole immatricolate entro il 1983 avrebbero dovuto essere revisionate entro il 30 giugno dell’anno scorso. Una scadenza non rispettata a causa della mancanza di un quadro di riferimento che indicasse le modalità di applicazione della revisione. È per questo motivo che Confagricoltura ha richiesto, e ottenuto all’interno del Milleproroghe, un emendamento che posticipasse tale scadenza.
La nuova data utile per procedere alla revisione dei mezzi agricoli è il 31 dicembre 2022. Nel frattempo, si spera che si proceda rapidamente a definire il quadro attuativo, a partire dalle modalità di esecuzione della revisione fino alla tipologia di controlli da svolgere sulle macchine.
Fermo restando la necessità di aumentare i livelli di sicurezza nelle aziende agricole e agromeccaniche, ad avviso di Confagricoltura occorre comunque prevedere un sistema organizzativo che sappia superare gli ostacoli tutt’oggi presenti: l’elevato numero di macchine coinvolte (oltre 2 milioni) e le loro specificità meccaniche; le difficoltà nel raggiungere le officine autorizzate, spesso ubicate soltanto nei centri urbani più grandi.
Altro importante risultato di Confagricoltura è il recepimento nel decreto del Cdm della proroga della tracciabilità dei medicinali veterinari e dei medicati all’interno del Registro elettronico nazionale, “Vetinfo”. Originariamente fissata al 28 gennaio, l’entrata in vigore del nuovo registro è stata posticipata al 30 aprile 2022. La motivazione del rinvio è l’ancora troppo frequente disallineamento tra software privati e il sistema di registrazione di Vetinfo.

La Regione Piemonte sta definendo le modifiche al Piano stralcio per la qualità dell’aria, che si inseriscono nel quadro dei provvedimenti per il controllo dell’inquinamento atmosferico da mettere in atto a partire dal 2023, riguardanti tutti i comparti produttivi e i trasporti.
A marzo del 2019 il Consiglio regionale ha approvato il Piano Regionale di Qualità dell’Aria (PRQA), che prevede un orizzonte temporale di rientro nei limiti emissivi al 2030, anno in cui si intende raggiungere, attraverso l’attuazione di misure mirate alla riduzione degli inquinanti, un valore di emissione di ammonica da parte dell’agricoltura pari a circa 32.000 tonnellate all’anno.
In base ai dati tecnici dell’Inventario Regionale delle Emissioni in Atmosfera (IREA) la gestione dei reflui zootecnici emette circa 32.000 tonnellate annue di ammoniaca, mentre l’utilizzo di fertilizzanti circa 6.000 tonnellate annue. Per il raggiungimento degli obiettivi emissivi al 2030 la Regione ha individuato una serie di misure riferite al settore agricolo, che prevedono, tra l’altro, l’apporto di matrici organiche in sostituzione della concimazione minerale, l’adozione di tecniche agronomiche per la riduzione delle emissioni di ammoniaca in atmosfera, la limitazione della combustione dei residui colturali del riso in campo.
Il Piano prevede misure temporanee e strutturali che impattano pesantemente sullo svolgimento delle attività agricole, condizionando le attività produttive e gravando di ulteriori costi le imprese.
A livello tecnico Confagricoltura Piemonte – nell’ambito di un incontro interno al quale per Asti hanno partecipato il direttore Mariagrazia Baravalle ed il referente tecnico Enrico Masenga – ha messo a punto una serie di osservazioni e suggerimenti affinché, rispettando l’impostazione e la sostanza del provvedimento, si possa definire una normativa che salvaguardi la tutela dell’ambiente, senza mettere a repentaglio la possibilità di produrre e, di conseguenza, la sostenibilità economica dell’attività agricola.
Confagricoltura sottolinea come occorra innanzitutto effettuare una riflessione di fondo sullo stato attuale del comparto zootecnico piemontese, che sta attraversando un periodo di difficoltà per motivi economici (aumento dei costi per l’alimentazione degli animali e per l’energia), sanitari (rischio di diffusione della peste suina) e di mercato (contrazione dei prezzi e forte concorrenza dei prodotti esteri). “La propensione agli investimenti e la fiducia nel futuro degli allevatori – sottolinea il responsabile dell’area ambiente di Confagricoltura Piemonte Marco Boggettisono piuttosto basse. Pur tenendo conto dei vincoli legislativi e normativi esistenti, imporre obblighi crescenti e onerosi dal punto di vista finanziario che richiedono la sostituzione in tempi ravvicinati, inferiori a qualsiasi periodo di ammortamento, di dispositivi e attrezzature per l’allevamento, potrebbe causare la chiusura di numerose stalle, con un danno per l’economia piemontese nel suo complesso, o alimentare una certa propensione alla trascuratezza delle prescrizioni e degli impegni formali, che produrrebbero il mancato raggiungimento degli obiettivi del Piano e un danno per l’ambiente”.
Per Confagricoltura è perciò necessario favorire un percorso di adeguamento aderente alla realtà del comparto zootecnico e strettamente integrato tra l’introduzione di nuove tecniche, attrezzature e modifiche strutturali e le corrispondenti misure di sostegno e accompagnamento alle aziende.
Siamo consapevoli dell’indifferibilità delle azioni da mettere in atto e disponibili come mondo agricolo a fornire il nostro contributo per il miglioramento della qualità dell’aria – conclude il presidente di Confagricoltura Piemonte Enrico Allasiae per questo invitiamo la Regione Piemonte a impegnarsi per contenere gli oneri e le limitazioni a carico dell’agricoltura, coordinando gli interventi con le altre regioni del bacino padano, anche al fine di omogeneizzare gli interventi da adottare”.

Continuano i monitoraggi delle carcasse di cinghiali per verificare l’eventuale diffusione di peste suina africana: al 16 febbraio i casi positivi erano 39, di cui 20 per ritrovamenti in Piemonte e 19 in Liguria. “Stiamo seguendo con attenzione e preoccupazione la vicenda – dichiara Enrico Allasia presidente di Confagricoltura Piemonteperché nella nostra regione si allevano poco meno di 1,4 milioni di suini, dei quali la metà in provincia di Cuneo. Stiamo collaborando con le istituzioni, anche nell’azione di monitoraggio sui fondi coltivati dagli agricoltori nostri associati; ribadiamo la necessità di interventi urgenti, mantenendo alta la guardia”.
Per Confagricoltura è fondamentale contenere la diffusione dell’epidemia, arrivare al più presto alla nomina del commissario interregionale – già individuato nella persona di Angelo Ferrari, direttore dell’Istituto Zooprofilattico di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta – ristorare con tempestività le aziende all’interno della zona infetta, le quali stanno subendo danni per il mantenimento dei suini che non possono ancora essere avviati alla macellazione.
Apprezziamo l’impegno della Regione – aggiunge Allasia – che tramite l’assessorato alla Sanità ha chiesto al Governo di concedere agli allevatori un’indennità pari al 100% del valore di mercato per l’abbattimento degli animali sani recettivi, com’è già avvenuto con l’influenza aviaria relativamente agli allevamenti a rischio in relazione alla loro ubicazione”.
Confagricoltura ieri è tornata a sollecitare all’assessorato regionale all’Agricoltura ad adottare con urgenza il piano di eradicazione della peste suina. “Per quanto riguarda la realizzazione della recinzione con reti metalliche intorno alla zona infetta abbiamo invitato l’assessorato, qualora quest’opera fosse ritenuta necessaria, a farsi parte attiva nelle sedi competenti affinché vengano avviati al più presto i lavori. Riteniamo che la realizzazione dell’iniziativa, onerosa dal punto di vista finanziario – sostiene Enrico Allasia – non debba intaccare le risorse stanziate per incrementare il livello di biosicurezza degli allevamenti”.
Confagricoltura chiede che per tutte le attività funzionali al contenimento dell’infezione “Venga adottato un approccio caratterizzato da procedure di tipo straordinario, in grado di superare i vincoli di coordinamento e normativi e soprattutto di accelerare in modo significativo le tempistiche dell’ordinaria gestione, non compatibili con l’esigenza di immediata operatività richiesta dalla situazione emergenziale in atto”.
Confagricoltura ritiene necessario un intervento coordinato, a partire dalle Province e dalla Città metropolitana, che devono fornire un apporto fondamentale all’elaborazione e alla gestione del piano.
Sul fronte del contenimento dei cinghiali – conclude Allasia – occorre far ricorso a iniziative utili a garantire una rapida e sostanziale contrazione della popolazione di questi selvatici, tramite l’adozione di ordinanze immediatamente esecutive: siamo in emergenza sanitaria ed è necessario avviare azioni immediate che prevedano piani di abbattimento straordinari degli ungulati e tutte le misure precauzionali idonee a far sì che l’epidemia rimanga confinata e possa quindi essere eradicata al più presto”.