Articoli

L’innovazione e la digitalizzazione sono strumenti essenziali per lo sviluppo economico, ambientale e sociale. Sono di fondamentale importanza per affrontare, in primo luogo, la sicurezza alimentare, poi il cambiamento climatico”. Lo ha detto il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti, intervenendo al Food System Summit alla FAO, all’evento sulla “Digitalizzazione per sistemi agroalimentari resilienti”.
In Italia la siccità e l’alluvione hanno colpito tutte le filiere, dall’ortofrutta al riso, dal Nord al Sud del Paese. La sola siccità ridurrà dal 10 al 40% le risorse idriche. Considerando che un ettaro di terreno irrigato ha una resa superiore del 30% rispetto al non irrigato, il problema è chiarissimo. Serve una strategia per prevenire queste catastrofi ambientali, proteggendo la produzione agricola e l’economia dei territori. “L’acqua e le sue infrastrutture – ha sottolineato Giansanti – giocano un ruolo fondamentale. E le innovazioni tecnologiche e digitali sono fondamentali per aumentare produttività, competitività e sostenibilità del settore agricolo”.
Confagricoltura ha quindi creato HubFarm per fornire gli strumenti necessari per ottimizzare i raccolti, ridurre gli sprechi e migliorare la sostenibilità nel settore agricolo.
HubFarm può facilitare una notevole riduzione, che va dal 20% al 25%, del consumo di acqua – ha spiegato Giansanti – una sostanziale diminuzione dell’uso di agenti fitosanitari tra il 7% e il 12%; una significativa diminuzione dell’applicazione di fertilizzanti, dal 12% al 16%. Inoltre, è stato dimostrato un potenziale di ottimizzazione dell’utilizzo delle macchine, compreso tra il 4% e l’8%, in parallelo a una notevole riduzione del consumo di gasolio, variabile dal 2% al 10%“.
Per affrontare con successo la sicurezza alimentare e il cambiamento climatico, conclude Confagricoltura, è inoltre fondamentale una solida collaborazione internazionale e la condivisione delle conoscenze. L’Italia, il prossimo anno, con la presidenza del G7 giocherà un ruolo centrale nel dibattito, con particolare attenzione proprio alla transizione digitale.

Confagricoltura ha inviato una lettera alla Direzione generale per l’igiene e la sicurezza degli alimenti e la nutrizione del Ministero della Salute, per avere chiarimenti applicativi in merito al d.lgs. 32/2021, relativo alle modalità di finanziamento dei controlli ufficiali, eseguiti dalle autorità competenti, per verificare la conformità alla normativa di sicurezza alimentare. La necessità di fare chiarezza nasce anche dalle modifiche introdotte dal DL Milleproroghe che posticipano il termine per l’adempimento dell’obbligo di trasmissione dell’autodichiarazione da parte degli operatori agricoli al 30 giugno 2023 (da gennaio 2022), in sede di prima applicazione del decreto, esonerando da tale obbligo gli operatori che effettuano produzione primaria e operazioni associate.
Confagricoltura ha chiesto in particolare delucidazioni proprio in merito: allo slittamento fino al 30 giugno 2023 del termine per la trasmissione dell’autodichiarazione e conseguentemente del primo versamento della tariffa forfettaria da parte delle imprese soggette, nonché alla metodologia di calcolo del 50% di commercio all’ingrosso valutando l’assoggettabilità alla tassazione delle imprese agricole.

Stando alle previsioni illustrate oggi dalla Commissione Europea, si è ridotto sensibilmente il rischio di una recessione economica nel corso di quest’anno. Per Confagricoltura si tratta di una notizia senz’altro positiva che sta a dimostrare la solidità e la reattività del sistema produttivo nella UE e in Italia. Positivo anche l’andamento dell’indice FAO sui prezzi dei prodotti agroalimentari in calo da dieci mesi consecutivi. Nei confronti del picco di marzo 2022 la diminuzione sfiora il 2%, anche se l’inflazione resta elevata a livello globale (nonostante il calo dell’ultimo periodo per effetto della drastica contrazione in atto dei prezzi del gas).
Tuttavia, la Confederazione invita a non lasciarsi andare a facili entusiasmi dato che il quadro di riferimento resta incerto anche per quanto riguarda la sicurezza alimentare. Stando ad un documento congiunto diffuso in questi giorni dalle principali organizzazioni internazionali – tra le quali FAO, Banca mondiale e Organizzazione mondiale del commercio –, “l’approvvigionamento alimentare globale potrebbe scendere nel 2023 al di sotto del livello medio degli ultimi tre anni”.
A causa dell’invasione russa, i raccolti agricoli di cereali e mais in Ucraina sono previsti in calo di circa il 40%. La conseguenza sarà la riduzione delle esportazioni. Inoltre, a metà marzo scadrà l’accordo sull’export via mare di prodotti agroalimentari ucraini e il suo rinnovo non può esser dato per scontato. Grazie all’accordo in questione, reso possibile dalla mediazione delle Nazioni Unite, oltre 20 milioni di tonnellate di grano sono state finora destinate ai paesi meno avanzati.
Anche quest’anno spetterà all’Unione Europea di evitare con le proprie esportazioni agroalimentari l’instabilità dei mercati e scongiurare il rischio di una crisi alimentare su scala globale. Per l’Unione Europea, il potenziale produttivo dell’agricoltura costituisce un asset strategico da salvaguardare.

Il 24 gennaio la Commissione Europea ha presentato la comunicazione “Un nuovo patto per gli impollinatori” per porre un freno all’allarmante declino degli insetti impollinatori selvatici in Europa, rivedendo l’iniziativa UE del 2018. La nuova versione dell’iniziativa definisce le azioni che l’UE e gli Stati membri dovranno intraprendere per invertire il declino degli impollinatori entro il 2030: ad oggi, infatti, una specie su tre di api, farfalle e sirfidi sta scomparendo. Questa iniziativa è un elemento cardine della strategia sulla biodiversità per il 2030, della strategia Farm to fork e del Green Deal europeo. Gli impollinatori sono parte integrante di ogni ecosistema sano: senza di loro si assisterebbe al declino e all’estinzione di molte specie vegetali e degli organismi che da essi dipendono, con gravi implicazioni ecologiche, sociali ed economiche. Dato che circa l’80% delle colture e della flora selvatica dipende dall’impollinazione animale, la perdita di impollinatori è una delle più gravi minacce per la natura dell’UE, il benessere dei suoi abitanti e la sicurezza alimentare, perché compromette la produzione agricola sostenibile a lungo termine. L’attuale contesto geopolitico ha reso ancora più necessario creare un sistema alimentare più resiliente, anche proteggendo e ripristinando le popolazioni di questi insetti.

Pianificare la politica agricola del prossimo futuro significa garantire sicurezza alimentare e stabilità sociale. Questo è il messaggio emerso al convegno di Confagricoltura a Cibus “Food security Europa, produttività e sostenibilità”. Un confronto ad ampio raggio tra istituzioni italiane ed europee, analisti ed esperti del settore agroalimentare sul futuro del comparto e delle imprese alla luce del conflitto in corso.
La guerra – ha affermato il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansantiha fatto emergere in modo evidente questioni già aperte, come l’autosufficienza alimentare, che non vuole dire autarchia, ma garantire cibo per le popolazioni e stabilità per le imprese dell’intera filiera”.
Per questo l’Europa – ha detto Sandra Gallina, direttore generale della DG SANTE della Commissione UE – è chiamata a impegnarsi senza perdere di vista la sostenibilità dell’intero sistema agricolo”.
La zootecnia è tra i comparti che soffrono di più per l’attuale situazione geopolitica, con un aumento senza precedenti dei costi – ha evidenziato Michele Liverini, presidente di Assalzoo – e un contesto internazionale che influenzano i sistemi produttivi e mettono a dura prova gli allevamenti”.
Le difficoltà del nostro continente non sono legate agli approvvigionamenti alimentari, ma ai prezzi delle materie prime e dell’energia – ha aggiunto l’europarlamentare Paolo De Castrodobbiamo mettere in atto strategie che tengano conto di questo e anche delle esigenze dei nostri agricoltori, che sono chiamati a produrre con regole sempre più restrittive”.
Oggi paghiamo la mancanza di una visione e una pianificazione energetica: dobbiamo prestare attenzione a non fare altrettanto in agricoltura – ha avvertito Marco Fortis, direttore e vicepresidente della Fondazione Edison.
Gli fa eco Maria Chiara Zaganelli, direttore generale di Ismea: “Ci sono molte più risorse a disposizione, anche con il PNRR, ma bisogna agire con politiche lungimiranti. Il settore primario oggi deve puntare su filiere più efficienti e sostenibili, con particolare attenzione a logistica, rinnovabili e tecnologia”.
Con l’invasione dell’Ucraina, in alcuni Paesi del Nord Africa i prezzi dei cereali sono saliti dell’80% e le scorte si esauriranno nel giro di poche settimane. FMI, Banca mondiale, FAO e WTO hanno lanciato un appello alla comunità internazionale, per scongiurare una crisi alimentare globale.
L’Italia, in fatto di cibo e nutrizione, è protagonista e lo deve essere anche nel trovare soluzioni alla crisi in atto e in divenire – ha spiegato Stefano Gatti, Inviato Speciale per la Sicurezza alimentare del Ministero degli Esteri – la guerra porterà tensioni sociali soprattutto nell’area mediterranea, dove si affacciano i principali Paesi importatori di grano da Russia e Ucraina: l’Italia sta svolgendo un ruolo fondamentale in questa nuova dimensione della diplomazia in ambito agroalimentare”.
Anche per il presidente di Federalimentare, Ivano Vacondio, “è assolutamente necessario pensare a un nuovo modello di diplomazia alimentare con l’obiettivo di nutrire il pianeta e dare stabilità sociale alle nazioni. Il Covid prima e la guerra ora ci stanno mettendo di fronte a sfide inaspettate. La certezza di avere cibo sulle nostre tavole a prezzi sempre accessibili non è più così scontata e questo deve portarci a fare importanti considerazioni. Una sfida enorme, che si aggiunge ad altre questioni, una su tutte, quella della sostenibilità”.
È arrivato il momento di includere nella strategia di crescita un principio su cui Confagricoltura si batte da tempo: non c’è contrapposizione tra produttività e sostenibilità – ha concluso Giansanti – i problemi sono tanti e colpiscono direttamente le imprese; tuttavia, se vogliamo vincere la sfida, dobbiamo lavorare insieme, con tutta la filiera a monte e a valle del nostro settore, per vedere riconosciuti il valore delle produzioni agricole e il ruolo attivo nei processi di transizione energetica ed ecologica”.