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Scadrà alla fine di marzo il bando relativo all’Operazione 5.1.1 – Prevenzione dei danni da calamità naturali di tipo biotico del PSR. L’intervento è mirato all’adeguamento ai requisiti di biosicurezza delle strutture che detengono suini per allevamento, delle stalle di transito e dei mezzi che trasportano suini, definiti dal Decreto 28 giugno 2022 (GU 173 del 26/7/2022).
Gli interventi di biosicurezza previsti dal Decreto consistono in misure di protezione strutturali, legate alla struttura fisica dell’allevamento, e in misure di gestione: piani, procedure di gestione e modalità applicative dei piani stessi che garantiscono i livelli di protezione richiesti. L’azienda sanitaria locale territorialmente competente, anche nell’ambito delle attività previste dai programmi di sorveglianza ed eradicazione delle malattie del suino, effettua la verifica del rispetto dei requisiti di biosicurezza previsti dal decreto. L’elemento determinante è il sistema Classyfarm che permette la valutazione del rischio biosicurezza dell’allevamento tenendo in considerazione diversi parametri.
Gli operatori responsabili di allevamenti e stalle di transito già registrati nella Banca dati nazionale dell’Anagrafe zootecnica hanno dodici mesi di tempo, quindi entro giugno 2023, per adeguare i propri stabilimenti alle misure di biosicurezza dettate dall’Allegato 1 del Decreto.
Il bando finanzia all’80% adeguamenti che diventeranno obbligatori, e quindi oggetto di controlli e sanzioni, tra pochi mesi. Si tratta di un’opportunità che, come sottolineato più volte dalla Regione, non potrà ripetersi.
Sarebbe quindi opportuno per gli allevatori di suini effettuare un audit interno, magari con la consulenza di un professionista, per verificare se le loro strutture e procedure operative già rispondono ai requisiti del Decreto 28 giugno 2022 o se devono essere adeguate in modo più o meno significativo.
Rammentiamo inoltre che se l’azienda dovesse subire dei danni o delle restrizioni produttive a causa della PSA non potrebbe accedere agli eventuali sostegni se non in regola con le norme di biosicurezza del Decreto.

Lunedì scorso è partita la campagna vaccinale antinfluenzale in Piemonte, condotta con la collaborazione dei Medici di Medicina Generale, dei Pediatri di Libera scelta, degli operatori del SISP, della Medicina preventiva e delle farmacie del territorio. Il Ministero della Salute raccomanda la vaccinazione ai lavoratori a contatto con le specie animali, in particolare suini e volatili, che sono naturali serbatoi dei virus influenzali, o che possono ammalarsi a loro volta a causa di questi ultimi.
Per tale ragione gli allevatori, gli addetti all’attività di allevamento, gli addetti al trasporto di animali vivi, i macellatori, i vaccinatori e i veterinari, sia pubblici che privati, dovrebbero valutare seriamente l’opportunità di ricorrere a questo strumento di protezione.
L’obiettivo è anche quello di evitare co-infezioni tra virus influenzali umani e virus influenzali patogeni per specie animali, come ad esempio l’aviaria, che potrebbero dare luogo ad una ricombinazione virale in grado a sua volta di originare un nuovo virus, altamente patogeno, trasmissibile da uomo a uomo.
I cittadini che non rientrano nelle categorie (over 60, soggetti con patologie di base che aumentano il rischio di complicanze in caso di influenza, soggetti che svolgono lavori di pubblica utilità) a cui la vaccinazione è offerta gratuitamente, possono acquistare il vaccino antinfluenzale presso le farmacie e accordarsi per la somministrazione con la farmacia stessa o l’ambulatorio del medico curante.
La vaccinazione antinfluenzale può avvenire in concomitanza (o a qualsiasi distanza di tempo) con il vaccino anti-SARS-CoV-2 aggiornato alle varianti Omicron BA.4-5, in siti diversi.
Il Centro Europeo per il controllo delle Malattie (ECDC) stima che ogni anno, in Europa, si verifichino dai 4 ai 50 milioni di casi sintomatici di influenza e che 15.000/70.000 cittadini europei muoiano ogni anno per cause associate all’influenza, mentre in Italia l’influenza e la polmonite ad essa associata sono classificate tra le prime 10 principali cause di morte.

Il Ministero delle Politiche Agricole ha accolto le istanze di Confagricoltura per il comparto suinicolo interessato dalle verifiche ispettive supplementari (VIS) a seguito delle emissioni di non conformità riscontrate in particolare nel 2020, durante la pandemia Covid-19, quando si erano verificate difficoltà di consegna e macellazione degli animali. Il provvedimento, che autorizza l’accorpamento dei controlli per le partite fuori peso, era stato fortemente richiesto dai suinicoltori che hanno avuto i controlli necessari a garantire le conformità degli animali rispetto ai disciplinari dei Consorzi dei prosciutti di Parma e San Daniele.
Le aziende suinicole sono tuttora oggetto di più verifiche da parte degli organismi di certificazione in seguito alle emissioni di non conformità. L’attivazione delle misure di controllo rinforzate – evidenzia Confagricoltura – sono totalmente a carico delle imprese agricole, compresi tutti gli oneri collegati: spese di viaggio, vitto, alloggio degli ispettori. Finora ogni VIS era finalizzata a una sola segnalazione, con il conseguente lievitare dei costi per ogni controllo ulteriore (tra i 200 e i 300 euro ciascuno) anche nella stessa azienda.
Il conto, per le imprese, era diventato insostenibile, aggravando già una difficile situazione per la filiera suinicola.
Confagricoltura si è attivata presso il Ministero affinché si potessero accorpare le visite ispettive supplementari nell’ambito dello stesso controllo. Il Mipaaf ha ufficialmente accolto questa richiesta, autorizzando le VIS in un’unica tranche.
Con questo pronunciamento, anche le spese sostenute nell’ambito della stessa giornata di ispezione vengono addebitate all’azienda una sola volta. Si tratta di una misura importante, – conclude Confagricoltura – anche alla luce del fatto che l’ammontare dei costi per le VIS negli allevamenti suinicoli aveva raggiunto 7 milioni di euro.

Sulla Gazzetta Ufficiale 173 del 26 luglio è stato pubblicato il decreto, a firma dei ministri della Salute, delle Politiche agricole e della Transizione Ecologica, che contiene i requisiti di biosicurezza per gli allevamenti che detengono suini.
Si è così aggiunto un ulteriore e importante tassello al complesso quadro normativo predisposto per contrastare la diffusione della peste suina africana, sia nelle aree dove è già stata riscontrata la malattia nei cinghiali, sia in quelle esterne dove il virus non è ancora comparso.
Il provvedimento contiene una serie di indicazioni utili a incrementare il livello di biosicurezza negli allevamenti, nelle stalle di transito e nei mezzi di trasporto.
Gli interventi di biosicurezza sono suddivisi tra:

a) misure di protezione strutturali, che comprendono per esempio recinzioni, tetti, muri di cinta, cancelli, sbarre, etc., oltre che locali di stabulazione ed eventuale quarantena, un sistema per lo stoccaggio sicuro dei cadaveri degli animali e degli altri sottoprodotti di origine animale in attesa dello smaltimento, etc.;
b) misure di gestione, che comprendono il piano di biosicurezza aziendale e tutte le procedure per regolamentare le varie attività all’interno e all’esterno dell’allevamento.

Sulla base delle misure il decreto declina i requisiti di biosicurezza in base alla tipologia di allevamento suddivisa tra quella familiare, commerciale e le stalle di transito.
Gli allevatori, registrati nella Banca dati nazionale dell’anagrafe zootecnica del Ministero della salute, sono tenuti a adeguarsi alle misure di biosicurezza entro dodici mesi dall’entrata in vigore del decreto (27 luglio 2022).
Quindi, il provvedimento costituisce la base di riferimento per realizzare gli investimenti tesi a rafforzare la biosicurezza negli allevamenti, che saranno finanziati dal decreto di parte capitale da 15 milioni di euro, di cui 8,6 assegnati al Piemonte, predisposto per facilitare l’adeguamento delle strutture.

Lunedì 21 settembre scorso Confagricoltura ha partecipato all’incontro tra il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, rappresentato dal Dipartimento e Direzioni Generali interessate, con le Associazioni ed Organizzazioni di categoria della filiera suinicola, alcune Regioni e le principali case genetiche, per discutere l’applicazione del Decreto Ministeriale sulle “Modalità per l’ammissione e controllo dei tipi genetici che rispondano ai criteri delle produzioni del suino pesante indicati nei disciplinari delle DOP e delle IGP”.
Confagricoltura ha chiesto chiarezza sull’esito della valutazione ed esclusione di molte linee genetiche femminili, l’impatto che questo avrebbe sul settore e le verifiche che dovranno essere previste ed effettuate dagli Organismi di Controllo: infatti, fino a oggi i controlli venivano effettuati solo sulla linea maschile secondo quanto previsto dal disciplinare di produzione dei circuiti tutelati interessati.
Confagricoltura ha chiesto di poter istituire un apposito Tavolo tecnico/Commissione tecnica con rappresentanti del mondo scientifico della suinicoltura e rappresentanti di categoria del mondo allevatoriale per fornire indicazioni chiare sulle linee genetiche femminili che possono essere utilizzate dalle DOP e IGP. Ha evidenziando la difficoltà pratica sulla sostituzione di un così ampio numero di scrofe e la necessità di tempi più adeguati per la transizione (dodici mesi non sono sufficienti) e adeguato sostegno agli allevatori.
Tutte le altre Organizzazioni/Associazioni partecipanti (ACI, CIA, Coldiretti, Copagri, Liberi Agricoltori, Unapross, Assica, Unaitalia, Uniceb, O.I. Gran Suino Italiano) hanno espresso preoccupazione per l’impatto sulla produzione del circuito tutelato e chiesto di poter costituire una Commissione tecnica che dia delle linee guida e chiarisca alcuni aspetti sulle linee genetiche utilizzabili oltre ad avere un congruo tempo di transizione e sostegno per la sostituzione delle scrofe.