“Sollecitiamo un’iniziativa politica e diplomatica del governo sull’amministrazione statunitense per salvaguardare le nostre esportazioni agroalimentare. Già paghiamo un conto eccessivo per un contenzioso che non ci riguarda né come Paese, né come settore”.
E’ la richiesta lanciata dal presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti, a seguito dell’avvio delle procedure, a Washington, per rivedere la lista dei prodotti importati dalla UE sui quali si applicano dazi aggiuntivi dall’ottobre 2019.
“L’iniziativa era in programma – rileva Giansanti – e rientra nel cosiddetto sistema ‘carosello’ scelto dagli Stati Uniti per dare seguito alla pronuncia dell’Organizzazione Mondiale del Commercio che ha ritenuto illegali gli aiuti pubblici assegnati al consorzio Airbus“.
“La precedente revisione è stata effettuata lo scorso febbraio – ricorda Giansanti – senza ulteriori penalizzazioni per i nostri prodotti, grazie all’efficace azione svolta dal Governo”.
Attualmente i dazi aggiuntivi USA, pari al 25% del valore, si applicano sulle importazioni dall’Italia di formaggi, salumi, agrumi e alcuni liquori per un controvalore di 500 milioni di euro.
“Il modo migliore per risolvere un contenzioso che si trascina da oltre un decennio, sarebbe quello di un negoziato tra la Commissione e le autorità statunitensi. Finora è stato impossibile avviare le trattative – sottolinea il presidente di Confagricoltura – per questo risulta essenziale l’iniziativa diretta del nostro governo per tutelare le esportazioni agroalimentari italiane sul mercato USA che superano i 4 miliardi di euro l’anno”.
“Gli eventuali dazi aggiuntivi sui nostri prodotti avrebbero un effetto particolarmente pesante – conclude Giansanti – sarebbero un ostacolo in più sulla strada del rilancio economico dopo l’emergenza sanitaria”.
Confagricoltura evidenzia che, sulla base dei dati diffusi dalla Commissione UE, per effetto dei dazi già in vigore, si è registrata una contrazione di 66 milioni di euro delle esportazioni agroalimentari dell’Unione sul mercato statunitense. La contrazione, più del 20%, ha riguardato soprattutto i vini francesi e spagnoli che, a differenza di quelli italiani, sono già sottoposti alle tariffe doganali USA.
Archivio per mese: Giugno, 2020
“Ci auguriamo che il decreto sulla semplificazione annunciato dal governo consenta di fare reali e sostanziali passi in avanti verso l’efficienza amministrativa a tutti i livelli. A riguardo, sosteniamo l’intervento odierno della Corte dei Conti che sollecita una riorganizzazione più efficiente della macchina amministrativa e dei servizi fondamentali da garantire alla cittadinanza”.
Il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti, commenta così il passaggio della relazione della Corte dei Conti inerente la necessità di un drastico taglio alla burocrazia.
“La semplificazione è una delle priorità improcrastinabili per il nostro Paese, ancora di più oggi. Come Confagricoltura – continua Giansanti – abbiamo avanzato alcune proposte normative al ministro delle Politiche Agricole per alleggerire il peso burocratico nel settore primario”.
“In un Paese che vuole essere all’avanguardia, lo abbiamo anche ribadito al premier Conte agli Stati Generali dell’Economia, i ritardi bloccano l’erogazione di provvedimenti attesi da migliaia di cittadini e imprese in difficoltà e impediscono, di fatto, la ripresa”.
“Nelle prossime settimane – conclude Giansanti – Confagricoltura riprenderà il lavoro su questo argomento, avviato insieme alle istituzioni e agli stakeholders a Villa Blanc nel mese di gennaio, prima dell’emergenza coronavirus”.
“E’ un segnale positivo che il Governo stia valutando la nostra proposta di riduzione dell’Iva per rilanciare i consumi”, commenta il direttore di Confagricoltura Asti, Mariagrazia Baravalle. “L’agricoltura è stata riconosciuta come soggetto Golden Power, quindi strategico per la tenuta economica di una nazione. Pertanto, il rilancio dell’economia richiede interventi importanti, sia dal lato della domanda che dal lato dell’offerta”.
Dal lato della domanda, Confagricoltura è stata l’unica, alla convocazione del settore agroalimentare agli Stati Generali dell’Economia a Villa Pamphilj a Roma, a proporre un intervento per la riduzione delle aliquote IVA e anche del cuneo fiscale sul fattore lavoro. Per quanto riguarda l’IVA, Confagricoltura propone addirittura di stabilire, per un congruo periodo di tempo, l’aliquota IVA unica del 4%, al fine di incentivare la ripresa dei consumi.
Sono entrambe azioni di particolare importanza per il territorio astigiano, che da una parte necessita di un rilancio dei consumi del vino correlato al settore ho.re.ca. e dall’altra vede un peso importante del costo del lavoro sia in campo (potatura e vendemmia) che successivamente in cantina.
Riteniamo che anche il settore agrituristico possa ottenere benefici da queste eventuali manovre, abbinando quindi una convenienza economica per l’azienda all’incentivazione della vacanza rurale per le famiglie, particolarmente importante per il turismo “diffuso”, maggiormente sostenibile in questo momento e per il quale esistono già tante strutture di valore nelle nostre campagne astigiane.
“Allargando l’orizzonte temporale – aggiunge Baravalle – ribadiamo la necessità di attuare quanto prima un piano strategico di rilancio della filiera agroalimentare, che può dare un significativo contributo alla ripresa economica duratura e sostenibile sotto il profilo sociale, ambientale e dell’efficienza energetica”.
“Siamo pronti a scrivere insieme un Patto per il Sistema Italia – prosegue il commissario di Confagricoltura Asti, Luciano Nieto – le risorse messe a disposizione dall’Europa sono fondamentali per avviare un profondo cambiamento dell’economia in chiave di competitività, ma in questo momento servono anche interventi mirati”. “Per tornare a crescere, rilanciare la produttività che ristagna da oltre un decennio, occorre migliorare le infrastrutture, diffondere la digitalizzazione e le innovazioni tecnologiche, valorizzare la ricerca e la formazione come fattori chiave per lo sviluppo. La semplificazione burocratica merita una sottolineatura a parte. In un Paese che vuole essere all’avanguardia, i ritardi nella stesura di un decreto attuativo o di una circolare ministeriale bloccano l’erogazione di provvedimenti attesi da migliaia di cittadini e imprese in difficoltà. Ci auguriamo che il decreto sulla semplificazione annunciato dal Governo consenta di fare reali e sostanziali passi in avanti verso l’efficienza amministrativa a tutti i livelli”.
“Per quanto riguarda il settore agroalimentare – sottolinea ancora Nieto – l’emergenza sanitaria ha indicato che l’Italia e l’Europa devono accrescere la sovranità alimentare. Una svolta in chiave competitiva per il nostro settore, che necessita anche di accordi internazionali in grado di tutelare e valorizzare il Made in Italy”.
Via libera ad una proposta di regolamento che consente agli Stati membri di utilizzare, per la gestione dell’emergenza coronavirus, le risorse finanziarie non ancora impegnate nell’ambito del Fondo Europeo per lo Sviluppo Rurale.
“Prendiamo atto della decisione, ma la nostra posizione non cambia. La risposta della UE per limitare le conseguenze economiche della pandemia sul settore agricolo resta vistosamente inadeguata“, commenta il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti. “Ringraziamo il Parlamento Europeo per il lavoro svolto al fine di migliorare il progetto iniziale della Commissione, ma dobbiamo rilevare che le risorse finanziarie restano invariate. Non sono stati mobilitati fondi aggiuntivi. All’atto pratico, è stata data agli Stati membri la facoltà di modificare la destinazione di fondi già messi a disposizione dall’Unione”.
“Stando alle cifre diffuse dall’Europarlamento, in Italia potranno essere nel complesso riassegnati circa 420 milioni di euro. Una somma insufficiente, basti ricordare, ad esempio, che solo per gli aiuti al reddito degli agricoltori, gli Stati Uniti hanno disposto uno stanziamento straordinario di 16 miliardi di dollari”.
“C’è poi un altro aspetto da sottolineare: non potranno, di fatto, beneficiare del nuovo regolamento varato a Bruxelles le imprese agricole localizzate nelle regioni che hanno impegnato puntualmente i fondi per lo Sviluppo Rurale. E quindi non ci sono risorse finanziarie da rimodulare. E’ una situazione che lascia perplessi, perché sarebbe penalizzata l’efficienza amministrativa”.
“Da parte nostra, continueremo a premere sulle istituzioni dell’Unione per aumentare i fondi della UE per l’emergenza coronavirus che restano fermi a circa 80 milioni di euro”, conclude Giansanti. “Nonostante la fine del lockdown, la riapertura delle frontiere e del canale HoReCa, l’impatto economico della pandemia continuerà a farsi sentire almeno fino alla fine dell’anno. Ecco perché va rafforzata l’azione in chiave europea in termini di risorse e strumenti. Il ricorso agli aiuti pubblici differenziati a livello nazionale, se prolungato nel tempo, contrasta con i principi del mercato unico”.
Il MEF – Ministero Economia e Finanze ha annunciato la proroga dei termini dei versamenti in scadenza il 30 giugno prossimo al 20 luglio 2020, senza corresponsione di interessi, per i contribuenti ISA, al fine di tener conto dell’impatto dell’emergenza Covid-19 sull’operatività dei contribuenti di minori dimensioni e conseguentemente, sull’operatività dei loro intermediari.
La proroga riguarda il versamento del saldo 2019 e del primo acconto 2020 ai fini delle imposte sui redditi e dell’IVA per i contribuenti interessati dall’applicazione degli Indici Sintetici di Affidabilità (ISA), compresi quelli aderenti al regime forfetario.
Stando a quanto chiarito in occasione di analoga proroga concessa l’anno scorso per la stessa tipologia di contribuenti non rientrano tra i soggetti che possono invocare il differimento gli esercenti attività agricole titolari di reddito dominicale e/o reddito agrario, in quanto secondo l’Agenzia delle Entrate gli interessati alla proroga sono coloro che esercitano attività di impresa, arti o professioni, per i quali sono stati approvati gli indici sintetici di affidabilità fiscale (ISA), ex. art.9-bis del D.L. n. 50/2017, convertito in Legge n. 96/2017, e che per tali devono intendersi esclusivamente i soggetti che dichiarano redditi d’impresa di cui all’art. 55 del TUIR ovvero redditi derivanti dall’esercizio di arti o professioni di cui all’art. 53 del medesimo TUIR.
Pertanto, non possono beneficiare della proroga dei versamenti i soggetti che svolgono esclusivamente le attività agricole di cui agli art.32 del TUIR. Tuttavia, resta inteso che per gli imprenditori agricoli che svolgano anche attività agricole per le quali sono stati approvati gli ISA, soggette alla determinazione del reddito d’impresa, ancorché con criteri forfettari, la proroga dei versamenti torna comunque applicabile (es. agriturismi, esercenti attività agricole connesse non ricomprese nel D.M. 15/02/2015, etc. e società che abbiano optato per la determinazione del reddito agrario , ex art. 1, c. 1093, della L. n. 266/2006 , oltre che, ovviamente, per chi determina il reddito d’impresa in via ordinaria).
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